Mattarella al Piccolo Teatro di Milano

Prima all’Altare della Patria di Roma accompagnato dalla figlia Laura, dove una corona d’alloro per il 70° anniversario della Liberazione poi, il Presidente Sergio Mattarella a Milano, dove puntuale, poco prima di mezzogiorno, al Piccolo Teatro di via Rovello, è stato accolto da una folta platea di politi e non.
Ad attenderlo il sindaco di Milano Giuliano Pisapia: “Milano é onorata della sua presenza”, ha ringraziato accogliendolo.
«Com’ è bella Milano, imbandierata a festa, che si unisce di nuovi per i settant’anni della Liberazione». Queste le parole utilizzate dal Presidente Mattarella per aprire il suo intervento al Piccolo Teatro Grassi di via Rovello, già sede della caserma fascista Ettore Muti in tempo di guerra, ha voluto salutare la città medaglia d’oro della Resistenza e i milanesi che hanno ricambiato intonando “Bella ciao”.
Mattarella, per questo “fuori programma” ha battuto le mani segnando e scandendo il tempo a quella canzone. Il Capo dello Stato ha poi continuato: «Milano città guida della Resistenza, il cui ritorno alla libertà civile segnò, con l’insurrezione del 25 aprile 1945, annunciata da Sandro Pertini da radio Milano Libera, a Morivione, la fine della guerra, il recupero dell’unità nazionale e l’avvio di un nuovo percorso democratico per l’intero popolo italiano. Milano -ha ricordato Mattarella- città dei sindaci Antonio Greppi e Aldo Aniasi, entrambi comandanti partigiani».
«Oggi la nostra Repubblica celebra un sentimento di libertà, pietra angolare della nostra storia. – ha detto Sergio Mattarella – La rivolta morale del nostro popolo contro gli errori della guerra e le violenze del nazifascismo non è un esercizio da affidare saltuariamente alla memoria. Stiamo parlando del fondamento etico della nostra nazione», ha detto il presidente della Repubblica che ha continuato «La democrazia non è conquistata una volta per tutte, ci è stata trasmessa e dobbiamo saperla trasmettere alle altre generazioni future».
Nelle celebrazioni del 25 aprile «non c’è nulla di retorico», si tratta «della festa della libertà di tutti, una festa di speranza. Battersi per un mondo migliore e’ possibile e giusto», dice il Capo dello Stato, che si e’ detto convinto che «nel Paese si sia formata una memoria condivisa».
La Costituzione, ha detto ancora il Presidente, «non è solo un insieme di norme»,è «il cuore e il cervello» del nostro Paese. «La Costituzione è una forza dinamica che ci sospinge”, è «la strada maestra sulla quale camminare», ha detto il Capo dello Stato che ha trovato tempo e spazio per parlare di lavoro in questi termini:
«Il diritto al lavoro è la priorità delle priorità». «Questo è un impegno che deve unire l’Italia, mi auguro – ha detto – che nel confronto politico si possano trovare convergenze» su questo obiettivo e che nel periodo della crisi economica si possano «ricomporre le fratture sociali».
La Festa della Liberazione «è un incitamento a tenere la schiena dritta». «Il Mediterraneo e’ diventato il sacrario delle vite e delle speranze stroncate di centinaia di donne, uomini, bambini, in fuga dalla guerra, dalla persecuzione, dalla fame», ha detto ancora Mattarella.
«La nostra Europa si gioca la sua credibilità: senza solidarietà non è Europa», ha aggiunto. «Non c’è equivalenza possibile tra la parte che allora sosteneva gli occupanti nazisti e la parte invece che ha lottato per la pace, la libertà e l’indipendenza».
Dopo gli interventi, verso le 13, Mattarella ha lasciato il Piccolo Teatro Grassi di Milano, diretto verso la Stazione Centrale, dove era atteso per partecipare al viaggio inaugurale del nuovo treno Freccia Rossa 1000.
A chi gli chiedeva se preferisse il nuovo Frecciarossa 1000 o il treno del presidente del 1928, presente in banchina a fianco del nuovo treno ad alta velocità, dono di Benito Mussolini a Vittorio Emanuele III, che poi fu usato dai presidenti della Repubblica, l’ultima volta da Carlo Azeglio Ciampi 20 anni fa Mattarella, in stazione Centrale a Milano, ha risposto: «A parte il discorso della bellezza, preferisco il treno nuovo, perchè il vecchio era per una sola persona, il nuovo è per tutti».
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