Milano, strage in tribunale: chi sono le vittime

Sono quattro le vittime della strage compiuta all’interno del Palazzo di Giustizia milanese da Claudio Giardiello: il giudice della seconda sezione civile Fernando Ciampi, l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani, il coimputato nel processo che vedeva coinvolto anche Giardello Giorgio Erba e una quarta vittima non ancora identificata.
Fernando Ciampi
Fernando Ciampi, il giudice ucciso oggi nella sparatoria al Tribunale di Milano, ha svolto la sua carriera di magistrato sempre nel palazzo di giustizia Milanese. Nato a Fontana Rosa, in provincia di Avellino il 18 giugno del 1943, era prossimo alla pensione. Già a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 era giudice delegato alla sezione fallimentare. In quel periodo, tra l’altro, fu tra i fondatori della rivista ‘Il fallimentò. Poi, per lunghi anni è stato all’ottava sezione civile del Tribunale, quella che si occupa di diritto societario, prima come giudice e poi come presidente. Dal 19 giugno al 30 settembre 2009 ha guidato ad interim la sezione fallimentare del Tribunale di Milano che stava attraversando un periodo delicato: era nel pieno dello scandalo che aveva coinvolto il giudice fallimentare Maria Rosaria Grossi, finita sotto accusa dalla procura di Brescia per testata concussione e abuso d’ufficio.
Ciampi aveva sostituito lo storico presidente Bartolomeo Quatraro, con il quale, si racconta, non correva buon sangue, e aveva retto l’ufficio fino alla nomina di Filippo Lamanna. Autore di numerosi testi sul diritto societario e fallimentare, da un paio di anni era passato alla sezione specializzata in materia di impresa per occuparsi di marchi, brevetti, concorrenza sleale e diritto d’autore. Conosciuto da tutti per il suo rigore, la sua integrità e la sua notevole competenza, era noto anche per la durezza con cui gestiva le udienze al punto essere stato a volte criticato dai professionisti con cui ha avuto a che fare. Professionisti che comunque hanno sempre riconosciuto la sua grande professionalità.
Qualcuno, oggi, l’ha definito un ‘giudice anglosassone’ ricordando il modo con cui scriveva i suoi provvedimenti: concentrava la sua decisione in poche pagine o addirittura righe in stile asciutto ma sempre «pregnante» in quanto aveva la capacità di andare al cuore della questione. Definito una persona «eclettica», Ciampi, oltre al lavoro che faceva con scrupolo, aveva anche altre due passioni: amava coltivare il suo orto e leggere libri di letteratura straniera, in tedesco e in inglese, lingue che conosceva alla perfezione. Per essersi occupato di una causa legata al fallimento della Immobiliare Magenta, questa, mattina è stato ucciso con due colpi di pistola da Claudio Giardiello. Questa mattina 9 aprile 2015, era presente al processo che vede imputato Claudio Giardiello come testimone, citato come teste perché aveva emesso una sentenza per il fallimento di una società collegata alla bancarotta dell’Immobiliare Magenta.
Lorenzo Alberto Claris Appiani
Avvocato, colpito in aula durante l’udienza, è arrivato al pronto soccorso del Fatebenefratelli di Milano già morto. Era stato il difensore di Claudio Giardiello e oggi era in aula come testimone nella causa per bancarotta contro l’uomo che lo ha ucciso. Lorenzo Alberto Claris Appiani, 37 anni, viene da una famiglia di legge: sua madre, oggi in pensione, è un avvocato e la sorella è un magistrato.
Giorgio Erba
Giorgio Erba, una delle tre persone che oggi Claudio Giardiello ha ucciso per «vendetta», era coimputato nel processo per la bancarotta della Immobiliare Magenta, società di cui il pluriomicida è stato amministratore con la quota di maggioranza fino al 2008, quando si è verificato il crac. Nato il 4 agosto del 1955 a Cologno Monzese (Milano), Erba viveva in Brianza con la sua famiglia ed era rimasto coinvolto nel procedimento per bancarotta assieme a Giardiello e ad altri quattro imputati, tra cui anche Davide Limongelli, nipote del killer e ferito nella sparatoria dentro il Tribunale di Milano, e Massimo D’Anzuoni. Quest’ultimo sarebbe stato l’obiettivo finale dell’autore delle strage, se i carabinieri non l’avessero bloccato a Vimercate (Monza).
Erba, assieme a Silvio Tonani, era consigliere della Miani, una società edile nella quale Giardiello, attraverso la Magenta e in condivisione con un’altra azienda, la Cisep, deteneva quote di partecipazione. E i dissapori tra l’immobiliarista-omicida e Erba sarebbero nati proprio nell’ambito di un contenzioso legato ad una presunta contabilità occulta e ad un giro di affari in nero all’interno di un’operazione immobiliare in via Biella, a Milano.
Quando è arrivato in ospedale, al Policlinico, Erba era praticamente già morto, tanto che i medici non sono nemmeno riusciti ad operarlo. «Da cittadino e da avvocato dico che è vergognoso che un uomo armato sia potuto entrare nel tribunale di Milano», ha spiegato l’avvocato Luca Secco, legale di Erba e che stamani era presente in aula quando Giardiello ha esploso più di dieci colpi. «È stata un’azione molto violenta e determinata che ci ha lasciati sbigottiti», ha aggiunto il legale, che poi è stato vicino ai familiari della vittima, distrutti dal dolore.
Quarta vittima ancora da identificare
La quarta vittima è stata trovata morta all’interno del Palazzo di giustizia milanese senza evidenti segni di traumi.
L’uomo che avrebbe dovuto essere l’ultima vittima di Claudio Giardiello potrebbe essere Massimo D’Anzuoni, un altro socio del killer. È quanto affermano fonti investigative, precisando che sarebbe proprio lui l’uomo che Giardiello, ai militari che lo hanno arrestato, ha detto di voler uccidere ritenendolo corresponsabile del suo tracollo.
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