Milano, strage in tribunale: il giorno di ordinaria follia di Claudio Giardiello

Claudio Giardiello, l’uomo che stamattina ha ucciso tre persone con una calibro 7.65 all’interno del Tribunale di Milano, provocando la morte di una quarta per infarto, era imputato alla seconda sezione penale del Tribunale di Milano per bancarotta fraudolenta nel processo che riguarda la Immobiliare Magenta srl.
Nato a Benevento nel 1958, Giardiello risulta ancora residente a Brugherio, anche se da tempo vive a Garbagnate Milanese in una villetta a due piani con una compagna filippina.
Imprenditore nel settore dell’edilizia, avrebbe diverse società tra le quali la Immobiliare Magenta srl ma la crisi del settore l’avrebbe messo in gravi difficoltà finanziarie, sfociate in diverse cause.
Il procedimento nel quale era imputato stamattina riguardava proprio la società immobiliare.
A scatenare il suo giorno di “ordinaria follia” sarebbe stato la convinzione che i soci coimputati nel medesimo processo lo volessero truffare.
Così questa mattina ha fatto fuoco per 13 volte in Tribunale colpendo a morte il giudice fallimentare Fernando Ciampi, l’avvocato 37enne Lorenzo Alberto Claris Appiani e Giorgio Erba, 60 anni, coimputato.
Ferito e in prognosi riservata all’ospedale Niguarda dopo un intervento chirurgico, Davide Limoncelli di 40 anni, socio di Giardiello nella società ‘Immobiliare Magenta’. Colpito a una gamba, invece, il commerciale Stefano Verna, anche lui sarebbe legato alla vicenda fallimentare che risale al 2008. Una scia di sangue interrotta solo dai carabinieri che hanno fermato l’assassino a Vimercate, prima che per sua stessa ammissione puntasse nuovamente la pistola, legalmente detenuta, contro un altro dei presunti colpevoli di una vicenda giudiziaria di cui Giardiello – usando le parole del suo ex difensore Valerio Maraniello, «era convinto di essere vittima».
Un’azione messa a segno «con fredda premeditazione» e preparata nei minimi dettagli: aveva con sé due caricatori e non ha scelto un ingresso a caso. L’imputato è entrato da via Manara, l’unico varco del Palazzo di giustizia non dotato di metal detector ma dove è sufficiente mostrare un documento per gli ‘addettì al lavori: legali, magistrati e personale. E l’ipotesi che abbia mostrato un tesserino da avvocato è ritenuta «la più probabile» dal procuratore capo Edmondo Bruti Liberati
Semplice, ma sanguinario, il piano studiato nei dettagli. Pochi minuti dopo le 11, Giardiello ha raggiunto l’aula della seconda sezione penale del Tribunale di Milano e dopo una discussione con il suo avvocato che aveva rimesso il mandato, ha estratto l’arma e ha sparato prima contro i due coimputati, poi contro il suo ex legale Claris Appiani, presente in veste di testimone nel processo per bancarotta.
I giudici, il pm Luigi Orsi e gli altri avvocati presenti si sono rifugiati nella camera di consiglio, prima di soccorrere i feriti. L’assassino non si è arreso: ha colpito lungo le scale il commercialista Verna, quindi si è diretto – senza alcuna incertezza, come chi ha analizzato bene l’ambiente in cui si muove – verso l’ufficio del giudice Ciampi e lo ha freddato con due colpi di pistola: uno all’altezza della scapola, l’altro dell’inguine.
La fuga in moto è durata oltre venti chilometri – «circa 20-30 minuti» come testimonia il procuratore capo Bruti Liberati -: la targa del suo scooter è stata ripresa dalle telecamere e le forze dell’ordine hanno bloccato l’imputato prima che potesse, per sua stessa ammissione, uccidere ancora. E il plauso per polizia e carabinieri è unanime dai parte dei ministri Orlando e Alfano.
Una volta in manette Giardiello si è sentito male ed è stato trasportato in ospedale dove, durante l’interrogatorio di garanzia, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Gli inquirenti «faranno piena luce» su quanto accaduto a Milano, «spetterà poi ai vertici degli uffici giudiziari di Milano e al ministro della Giustizia prendere i dovuti provvedimenti perché simili fatti non si ripetano» ha commentato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
«Questo è il momento del cordoglio, ma bisognerà fare chiarezza su come si sia potuto introdurre un’arma all’interno di un tribunale», le parole del premier Matteo Renzi. E «incredulità» viene espressa anche dal sindaco Giuliano Pisapia e dal presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni.
«È una tragedia che colpisce tutti noi e che pone un problema di sicurezza» per Salvatore Scuto, presidente della Camera penale di Milano, mentre l’esponente dell’Anm, Ciro Cascone si chiede «quanto quello che è accaduto oggi non risenta in lontana maniera del clima mediatico che non è dei più simpatici». Domani una delegazione del Csm parteciperà all’assemblea dell’Anm a Milano ed è stata decisa la sospensione per un minuto delle attività di udienza nelle aule di tutti gli uffici giudiziari per commemorare le vittime.
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