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Home›Cronaca e Attualità›Strage in tribunale, l’omicida è entrato con falso tesserino: “Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato”

Strage in tribunale, l’omicida è entrato con falso tesserino: “Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato”

By Redazione
9 Aprile 2015
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“Volevo vendicarmi di chi mi ha rovinato”: sono state queste, le prime parole dette da Claudio Giardiello, l’autore della strage in Tribunale di questa mattina (quattro morti) subito dopo essere stato catturato da due carabinieri a Vimercate e che per questo, secondo alcune indiscrezioni,  potrebbero presto essere premiati con un encomio.

Si tratterebbe di un brigadiere capopattuglia e un appuntato, entrambi 50enni, in quota alla radiomobile di Vimercate, che avrebbero agito in una situazione di forte criticità, trovandosi nei pressi di un centro commerciale particolarmente frequentato e in corrispondenza con la pausa pranzo, intorno alle 12.15, quando l’afflusso si incrementa ulteriormente.

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Giardiello non avrebbe opposto resistenza e avrebbe consegnato subito la pistola, che custodiva nel portaoggetti del suo scooter. Ai due avrebbe quindi spiegato di essere diretto verso un paese della bergamasca, per raggiungere e uccidere un’altra persona. Subito sottoposto a interrogatorio di garanzia, avrebbe però poco dopo accusato un malore allo sterno e sarebbe stato trasportato all’ospedale cittadino dove risulta ancora ricoverato.

A porgere i complimenti ai due militari sarebbe stato anche Tullio Del Sette, comandante generale dell’Arma, che sarebbe giunto in elicottero nella caserma brianzola intorno alle 14.30.

Giardiello Dopo essere stato portato in caserma per l’interrogatorio, un’ambulanza l’ha trasportato in ospedale a Vimercate per un calo di pressione. L’udienza di convalida dell’arresto si terrà a Monza mentre l’inchiesta passerà per competenza alla procura di Brescia.

Il procuratore di Brescia Tommaso Bonanno ha fatto sapere che “Giardello ha esploso 13 colpi di arma da fuoco, era dotato di due caricatori di proiettili calibro 7.65 e ha agito con fredda premeditazione”.

Il comandante provinciale dei Carabinieri Maurizio Stefanizzi ha detto che “la pistola usata era regolarmente detenuta”.  Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha sostenuto che il killer “era pronto ad uccidere altre persone a Vimercate”.

“Mai avrei pensato che fosse così disperato, sono scioccata, non immaginavo che potesse fare una cosa simile”. Ha detto, invece, l’ex moglie di Claudio Giardiello. “Ora devo pensare soprattutto ai miei figli – ha aggiunto la donna – sono loro che devo proteggere dalle conseguenze più drammatiche”.

Mattinata di sangue e terrore – Claudio Giardiello era imputato per bancarotta fraudolenta nel processo per il fallimento della società Magenta Immobiliare. Secondo il racconto degli avvocati presenti in aula, l’uomo avrebbe esploso i colpi dopo che il suo difensore ha rinunciato al mandato. Si sarebbe rivolto prima contro il suo legale, l’avvocato Lorenzo Alberto Claris Appiani uccidendolo sul colpo, contro Giorgio Erba, suo coimputato (che morirà poco dopo al Policlinico), e contro il pm Luigi Orsi, senza però colpirlo.

Poi o è sceso al secondo piano, alla sezione fallimentare ed è entrato nell’ufficio del giudice Fernando Ciampi che era stato citato come testimone al processo perché aveva emesso una sentenza per il fallimento di una società collegata alla bancarotta dell’immobiliare Magenta. Secondo quanto riferito dal procuratore di Milano Edmondo Bruti Liberati, Ciampi è stato colpito da due proiettili nel tentativo di proteggere anche una sua collaboratrice prima di essere ucciso nella sua stanza.

La fuga – Compiuta la strage, Giardiello, vestito con giacca e cravatta, si è nascosto per una quarantina di minuti all’interno delle aule del Tribunale. Per riuscire ad identificarlo, le forze dell’ordine, hanno fatto uscire solo le donne. Poi, man a mano anche gli uomini. Non si sa ancora come, Giardiello è riuscito a fuggire e a lasciare il Palazzo di giustizia.

Da quanto riferito dal procuratore Edmondo Bruti Liberati, l’uomo sarebbe entrato da un ingresso laterale del Palazzo e dalla porta senza metal detector riservata all’accesso di magistrati, avvocati e cronisti esibendo un tesserino di riconoscimento falso e da lì, in via Marsala, sia anche uscito.

La cattura – Giardiello è stato  bloccato in sella a una motocicletta nel parcheggio di un grande centro commerciale a Vimercate (27 chilometri da Milano), in Brianza da due carabinieri. A riferire del suo arresto è stato il ministro dell’Interno Angelino Alfano, oggi a Milano per partecipare ad una riunione del Comitato per la Sicurezza. La riunione del Comitato è stata immediatamente sospesa.

Paranoico e aggressivo – Claudio Giardiello, 57 anni, immobiliarista, originario di Benevento, è  stato portato in caserma e subito interrogato dal  pm del capoluogo lombardo Angelo Renna e dal procuratore aggiunto Alberto Nobili. L’udienza di convalida dell’arresto si terrà poi a Monza mentre l’inchiesta passerà  successivamente per competenza alla procura di Brescia. Giardiello, residente a Brugherio, viveva da qualche tempo a Garbagnate Milanese.  Una persona inquietante, paranoica e aggressiva.

Polemiche sulla sicurezza – Seri interrogativi sulla sicurezza: impossibile entrare in Tribunale armati perché i controlli sono serratissimi, eppure l’uomo era in possesso di una pistola. L’ipotesi che qualcuno possa entrare nel Tribunale di Milano armato di pistola “dovrebbe essere difficile, impossibile, ma non sono in grado di giudicare perche’ non conosco i fatti”. Lo ha detto il presidente dell’Autorita’ nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone.

Il cordoglio di Palazzo Marino – “Cordoglio mio e di tutta la città per le vittime della tragedia che si è consumata all’interno del Palazzo di Giustizia di Milano. Una notizia che ha sconvolto tutti noi. Ringrazio tutte le forze dell’ordine intervenute sul posto e i carabinieri che hanno arrestato il responsabile del folle gesto”, ha detto il primo cittadino di Milano in una nota. “Sono vicino alle famiglie delle vittime, tra cui il giudice Fernando Ciampi che conoscevo personalmente e che ho sempre apprezzato per la sua professionalità  e umanità – ha proseguito Pisapia – . La mia vicinanza a tutta la magistratura, all’avvocatura e ai lavoratori di Palazzo di Giustizia”.

Il presidente Maroni: “Per Expo sono tranquillo” –  – “È sconvolgente che una persona qualunque possa entrare armata a Palazzo di Giustizia”, sono invece state le parole a caldo del presidente Maroni, presente anche lui in prefettura. Ma in vista dell’ apertura di Expo, sul fronte della sicurezza, “l’impegno c’è e io sono tranquillo”: ha detto il governatore lombardo. Il presidente della Regione ha sottolineato che quanto avvenuto stamani al Palazzo di Giustizia “non è collegato ad Expo ma a una lacuna nel sistema di sicurezza e controllo del tribunale che va subito colmata”. Per quanto riguarda la manifestazione universale, per cui non ha nascosto che “c’è preoccupazione”, Maroni ha spiegato di aver “parlato con i vari responsabili dei servizi segreti e delle forze dell’ordine che mi hanno garantito il massimo impegno. E se loro sono tranquilli, io sono tranquillo”.

Incontro Alfano-Orlando – II ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e della Giustizia, Andrea Orlando,  si sono recati a Palazzo di Giustizia per un incontro con i vertici della milanese. I due ministri si sono incontrati nell’anticamera della Corte d’appello con il presidente della Corte d’Appello, Giovanni Canzio, e il procuratore Edmondo Bruti Liberati, e si sono recati insieme per un sopralluogo nell’aula in cui è avvenuto il delitto. “Voglio ringraziare le nostre donne e uomini in divisa e specificamente i carabinieri – ha detto Alfano – per un’azione veramente straordinaria che sono riusciti a fare”.

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