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Home›Cronaca e Attualità›A Milano impera la ‘russofobia’ della peggior specie

A Milano impera la ‘russofobia’ della peggior specie

By Massimiliano Bordignon
12 Marzo 2022
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Minacce, offese, russofobia e ‘cancel culture’ della più pura ideologia ‘woke’. Tutto questo nella Milano ‘aperta’ e moderna di cui sempre è stato fatto gran vanto.

Tollerate le gang di ‘trapper’, non un direttore d’orchestra
Eppure è proprio dalla città governata dal sindaco Beppe Sala, la stessa città ostaggio di orde sempre più aggressive di bande violente di narcotrafficanti travestiti da musicisti ‘trapper’ di origine nordafricana, che è partita una vera e propria ‘russofobia’ della peggior specie.
Dopo la vicenda che ha visto lo stesso sindaco Sala pretendere dal direttore d’orchestra Valerij Gergiev una netta presa di posizione nei confronti di Vladimir Putin e della guerra in Ucraina, con il successivo addio di Anna Netrebko alla Scala, un fatto ancora più grave ha scosso il mondo della cultura milanese, anche perché ha coinvolto non una persona in carne e ossa ma un grandissimo artista patrimonio dell’umanità, Fëdor Dostoevskij.
La cancellazione di un corso universitario sul grande scrittore moscovita, che doveva tenersi all’Università Milano Bicocca per opera di Paolo Nori, ha suscitato sconcerto e perplessità.

Dopo il caso Gergiev la vicenda Dostoevskij
La reazione è stata di sdegno immediato: “Se confermata sarebbe una decisione non solo sbagliata ma pericolosa: in un momento come questo occorre dare al contrario la massima visibilità a tutte le forme intellettuali che contestano le radici della guerra. E i grandi scrittori russi hanno scritto su questo pagine illuminanti”, parole di Danilo De Biasio.
Durissima anche la reazione dello scrittore italo-russo, Nicolai Lilin: “Siamo di fronte a un dilagare di russofobia veramente pericoloso”, ha detto durante uno dei suoi collegamenti videotrasmessi sul proprio profilo Facebook.
Inevitabile, ma piuttosto tardivo e balbettante, il dietrofront dell’università, attraverso le parole dello stesso rettore Giovanna Iannantuoni: “Nessuna censura, il corso si terrà come previsto. Ho invitato Nori per un caffè in rettorato e lui ha accettato. C’è stato un malinteso in un momento di grande tensione. Dall’idea di questa università non c’è niente di più lontano della censura”. Poi la nota ufficiale: “Il nostro ateneo è aperto al dialogo e all’ascolto anche in questo periodo molto difficile che ci vede sgomenti di fronte all’escalation del conflitto”. Il corso si terrà negli orari stabiliti in precedenza e tratterà “i contenuti già concordati con lo scrittore. Inoltre, la rettrice incontrerà Paolo Nori la prossima settimana per un momento di riflessione”.

Dietrofront della Bicocca, ma ormai Nori non ci sta più
Sembrerebbe finita qui, ma non è così. In realtà non se ne farà nulla, parola dello stesso Nori: “Il prorettore di Bicocca Casiraghi racconta i motivi per cui hanno sospeso il mio corso. Per «ristrutturare il corso e ampliare il messaggio per aprire la mente degli studenti. Aggiungendo a Dostoevskij alcuni autori ucraini». Non condivido questa idea che se parli di un autore russo devi parlare anche di un autore ucraino, ma ognuno ha le proprie idee. Se la pensano così, fanno bene. Io purtroppo non conosco autori ucraini, per cui li libero dall’impegno che hanno preso e il corso che avrei dovuto fare in Bicocca lo farò altrove (ringrazio tutti quelli che si sono offerti, rispondo nel giro di pochi giorni)”.
In questo clima di ‘russofobia’, fra coloro che hanno espresso la propria solidarietà a Nori anche Giulio Cavalli: “La pericolosa abitudine di confondere i popoli con i loro governi è utile per infiammare il tifo ma diseduca alla complessità. Lo scrittore Paolo Nori racconta del suo corso su Dostoevskij cancellato dall’Universita Bicocca per “evitare polemiche”. Eppure sarebbe proprio compito dell’Università affrontare le polemiche e scioglierle con lo studio e il sapere. Solidarietà a Paolo Nori (e a Dostoevskij)”.

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