Acciaio Liquido, al Teatro Out Off

Dal 24 al 29 maggio, in Prima assoluta, lo Spazio Verticale in collaborazione con Teatro Out Off, presenta Acciaio Liquido di Marco di Stefano. Ideazione, adattamento e regia di Lara Franceschetti, con Federica Armillis, Angelo Colombo, Andrea Corsi, Paolo Garghentino, Giovanni Longhin, Francesco Meola, Claudio Migliavacca, Giuseppe Russo.
Parmenide di Elea espose la sua visione poetica dell’universo in un’opera di cui una parte è chiamata “la dottrina della verità” e l’altra “la dottrina dell’opinione”. Dualità che indica una qualche necessità della psiche umana di fornire due versioni sulla natura delle cose. I due modi di concepire l’universo sono il riflesso di due personalità all’interno dell’individuo. L’essere umano di fronte alla verità ha un dubbio.
I temi d’indagine sono molteplici: libertà, giustizia, futuro, identità, tutti imbastiti con un filo sottile poco resistente. Si cuce così il vestito della vita dell’uomo contemporaneo, fragile, impaurito che vive nonostante tutto, ma incastrato, immobilizzato dalla paura. Il “non rischio” e il “rischio” in tema di sicurezza con i suoi molteplici volti. La cecità volontaria che mette in secondo piano un bene così potente come la vita. Scegliere di vivere mettendo” Lei “al primo posto. Tutto questo senza avere paura, senza che nessuno possa decidere di metterla a repentaglio in nome di un sistema soffocante e al tempo stesso invisibile. Parlare, non accettare, poter scegliere di dire no. L’uomo contemporaneo non può, non riesce a dire No. Anche questo è un rischio, necessità, coraggio, forza, speranza e fiducia in ciò che si è. Ci si identifica in ciò che si fa e non in ciò che si è….per questo i manager-operai alla fine e solo alla fine di questa messinscena si toglieranno gli abiti da lavoro e rimarranno nudi, per non essere più. Un messaggio forte e sentito chiude questo spettacolo, perché il mondo veda. Per queste vite interrotte non c’è più tempo, per chi guarda sì.
Lo spettacolo ha come punto di partenza un fatto realmente accaduto: Nel dicembre del 2007 in un’acciaieria di Torino, si scatena un incendio in cui perdono la vita sette operai. Una tragedia che tocca nel profondo l’Italia intera, in cui le “Morti Bianche” hanno smesso da tempo di fare notizia. Una disgrazia figlia della ricerca e del profitto ad ogni costo, di una burocrazia ottusa e inutile, di leggi sulla sicurezza spesso ignorate. Sei dirigenti, con a capo l’amministratore delegato, vengono processati e condannati al massimo della pena. Il gruppo siderurgico offre una cifra da capogiro, mai vista in un processo penale del lavoro per evitare che le famiglie delle vittime si costituiscano parte civile e ottenere così, grazie all’accordo, uno sconto di pena. Ma il tentativo della multinazionale di uscire al riparo dall’opinione pubblica fallisce miseramente.
La messinscena costruita in cinque blocchi mostra le due facce di ogni soggetto preso in esame, quello ufficiale (l’abito) e quello umano, il tutto intervallato da frammenti di sentenza. Gli Operai, i Dirigenti, i Parenti delle vittime e la Giustizia, tutti su di una grande giostra in cui il moto continuo svela i diversi volti “Yin-Jang” di ognuno. Chi guarda può percepire che la verità non è un qualcosa di univoco, ma di inafferrabile.
La giustizia, accompagna i cinque blocchi drammaturgici, facendo un escursus della sentenza di primo, secondo grado e cassazione. Tutte le incoerenze di un organo fondato su parametri troppo fissi, troppo ampi. La giustizia non riesce ad essere giusta. Non può, non esistono parametri se non quello umano, per vivisezionare un materiale così ampio e delicato fondato sull’insicurezza e la paura degli uomini. Ma lei comunque deve dare il suo responso, che lascerà comunque interdetti e sospesi. Incapaci di dare giudizi o risposte. Non si può, non si riesce a trovare una risposta. E la verità si trasforma in dubbio.
“Quattordici vite spezzate. Sette morti, sette ancora vivi, ma segnati per sempre per non avere avuto il coraggio di dire No. Libertà, Giustizia, Futuro, Identità e Verità, tutti temi imbastiti con un filo sottile e poco resistente. Così si cuce il vestito dell’uomo contemporaneo, fragile, impaurito che vive nonostante tutto, ma incastrato, immobilizzato dalla Paura”.
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