Addio a Gianni Mura, ‘il’ giornalista

Uomo di idee forti e penna diritta, Gianni Mura se ne è andato con garbo e un filo di voce, quello con cui ha chiamato il giornale poco prima di spegnersi, scusandosi per non poter consegnare l’ultimo pezzo concordato, in quanto ricoverato, lui, nell’ospedale di Senigallia che ne ha salutato l’ultimo respiro a causa di un attacco cardiaco.
Un ‘cittadino del mondo’ scomodo per molti
Se ne va così un ‘grande’ milanese, anche se Mura può essere considerato a ragione, usando una frase classica ma sempre valida, ‘cittadino del mondo’. Avvinto dalla passione per il giornalismo, dopo essersi diplomato al liceo Manzoni, entrava alla “Gazzetta dello Sport”, cominciando così una carriera coronata da un successo ottenuto grazie al sudore e alle notti passate gettando idee sulla carta. Pensieri spesso scorzuti e sferzanti, che ne hanno esaltato il mito di giornalista ‘scomodo’, lontano dai riflettori e limitato nelle apparizioni televisive.
Polivalente, spaziava dallo sport alla gastronomia
Dal 1976 era diventato una delle storiche firme de “La Repubblica”, ma non di solo calcio scriveva Mura, anzi. Come ogni ‘vero’ giornalista, il suo era uno spirito polivalente, in grado di raccontare qualsiasi cosa, sia in campo sportivo, ma anche trasferendo le proprie competenze in altri ambiti amatissimi, come la gastronomia e la musica.
Pochi quanto lui hanno goduto del rispetto pure di chi la pensava in maniera differente, in pochissimi hanno meritato l’ambito appellativo di essere i degni epigoni di un altro grande lombardo e maestro di giornalismo, Gianni Brera, da cui imparò l’arte e con cui condivise alcuni mirabili anni di lavoro nello stesso quotidiano. Una ‘onorificenza’ che Mura seppe rielaborare, consapevole di essere latore di uno stile tutto suo, unico, come la figura che rappresenta e rappresenterà per tutti coloro che portano il vero giornalismo nel cuore.
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