Miss Mills – Al supermercato, anziani e giovani

Fare la spesa, in effetti, è una delle attività più interessanti del sabato.
La mamma mi lega vicino alle casse e va a comprare un sacco di cose che nella maggior parte dei casi assaggerò anche io, e io posso fare la scena della piccola fiammiferaia abbandonata al freddo sola e impaurita così si avvicinano tutti e mi fanno le coccole. A volte ci sono anche delle signore anziane che si siedono sulla panca e mi tengono compagnia fino a quando non torna la mamma a prendermi, poi la sgridano perché non si deve fidare a lasciarmi sola e con la scusa mi regalano anche un biscottino. Insomma, un paradiso.
Ieri eravamo al super e mentre aspettavo e intrattenevo quelli che passavano con lamenti e coccole varie, mi sono guardata un po’ intorno. Ad una cassa c’era una signora anziana (una vecchietta, per intenderci) con un bel cappottino color panna e la messa in piega fatta da poco che metteva le sue cose nel sacchetto e mi sorrideva. Sono passate due ragazze (la mamma le avrebbe chiamate sciampiste) e una di loro a voce altissima ha detto “non ho ancora capito perché questi ca@@o di vecchi vengono a fare la spesa il sabato. Non possono venire in settimana, che non hanno un ca@@o da fare invece di rompere i co@@@@i il sabato a noi che lavoriamo?” La Signora vecchietta ha sorriso e ha risposto, con voce calma ma sufficientemente alta da essere sentita “perché il sabato ci siete voi, cara, e noi vediamo un po’ di gente. Ci aiuta a sentirci meno soli”. Una persona normale avrebbe cercato un buco per nascondersi e vedendo che le fogne erano lontane avrebbe balbettato un “mi scusi”, loro no. Sciampista 2 si è girata e ha risposto “andate alla Baggina (noto ricovero per anziani milanese, ndr) così vi fate compagnia tra voi” e se n’è andata con la sua degna compagna. Ad un’altra cassa c’erano tre ragazzine in fila che chiacchieravano e ridacchiavano; dietro di loro una signora con l’aria spazientita che ad ogni risata le guardava con sguardo severo e sbuffava. Forse anche loro non erano gradite nel ‘club del sabato’, forse visto che erano giovani avrebbero potuto svegliarsi prima durante la settimana e non disturbare chi porta il mondo sulle spalle 5 giorni alla settimana e il sabato e la domenica acquisisce di fatto il diritto di occupare tutti gli spazi che lascia liberi in settimana, chissà.
A quel punto mi sono chiesta come mai gli esseri umani non parlano la nostra lingua, perché avrei chiesto loro qual è il problema. Cosa avrebbero fatto di così importante nei 3 minuti guadagnati alla cassa. Quante vite avrebbero salvato senza le persone davanti a loro. Ma soprattutto, come pensavano sarebbe stato il mondo se la vecchietta e le ragazzine non fossero mai esistite. La vecchietta probabilmente aveva contribuito a tutto quello che abbiamo e vediamo. Aveva lavorato, amato, cucinato, fatto le notti sveglia accanto al letto di qualcuno che non stava bene, o che piangeva perché stava mettendo i primi dentini. Aveva medicato ginocchia sbucciate, preparato pastasciutte, raccontato favole. Magari aveva fatto tutto questo proprio per il medico che aveva salvato la vita alla mamma di una delle sciampiste di turno; magari lo aveva fatto per l’operaio che aveva costruito la strada che permetteva alle sciampiste di andare a trovare il fidanzato, a ballare, a lavorare, a fare shopping.
Di fatto, aveva contribuito a creare il mondo che queste persone portavano sulle spalle, bello o brutto che fosse. Le ragazzine probabilmente erano la ragione di vita di almeno sei persone, i loro genitori. A occhio e croce anche di più: avranno avuto delle migliori amiche, dei fidanzati, dei compagni di scuola, dei cugini. Probabilmente erano state la ragione per svegliarsi la mattina, per sognare la notte, per scegliere un regalo, per scrivere un messaggio, per sorridere, piangere, sperare, sognare, raccontare. Stavano costruendo il mondo, e il fatto che lo facessero con risate e giochi faceva sperare in bene. Chissà perché per qualcuno non andavano bene. Di fatto, dal mio punto di vista queste persone si riconoscono subito e in maniera semplicissima: dal sorriso. Quelle che hanno un posto nel mondo e lo sanno, mi sorridono quando passano. Magari mi fanno una carezza, magari no. Ma uno sguardo e un sorriso e a me, ai bambini piccoli, a qualcosa di carino, lo dedicano sempre. Le persone arrabbiate, no. Sorridono solo a persone che secondo loro servono a qualcosa, hanno espressioni di plastica, il fondo degli occhi è sempre cattivo. Ripensandoci, devono vivere proprio male. E non perché hanno aspettato 3 minuti in più in fila. Forse solo perché quei 3 minuti li hanno dovuti passare con se stesse. Poverine, le capisco. Deve essere terribile.
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