Alcolismo e dipendenze tra i giovani, un problema da non sottovalutare

L’alcolismo tra i giovani, anche giovanissimi, è sempre più diffuso e i fatti di cronaca degli ultimi giorni ci portano a riflettere su questo fenomeno, che ha causato il ricovero e anche la morte di alcuni adolescenti. Per capire meglio l’alcolismo dilagante tra i giovani, le conseguenze e i primi campanelli d’allarme, incontriamo il dr. Pietro Pellegrini, Direttore del Dipartimento di Salute Mentale – Dipendenze Patologiche – e il Dr Giuseppe Fertonani Affini, psichiatra Dirigente medico di Farmacotossicodipendenze Ser.T. dell’Ausl di Parma.
Quanto è esteso l’alcolismo nelle diverse fasce di età?
“L’alcol sta assumendo sempre più un ruolo trasversale rispetto ad altri comportamenti a rischio, grazie alla sua versatilità d’uso e alla caratteristica culturale neutra o addirittura positiva che lo caratterizza. La specificità del bere giovanile è connotata da alcuni aspetti salienti: la non regolarità dell’assunzione di bevande alcoliche, con preferenza per il fine settimana (binge drinking), la prevalenza del consumo di birra e superalcolici, la propensione per le pratiche alcoliche legate alla socialità vissuta nel gruppo dei pari. L’età nella quale avviene il primo contatto con l’assunzione di alcol si colloca tra i 16 e 22 anni, ma oramai molti autori indicano un abbassamento verso i 13/14 anni. Con l’affrancamento della popolazione giovanile femminile si è evidenziato anche un incremento dell’uso di bevande alcoliche.”
Volendo dare qualche consiglio ai genitori di adolescenti, per non sottovalutare certe situazioni e per intervenire tempestivamente, quali sono i primi segnali a cui prestare attenzione?
“I primi segnali di un contatto continuativo con l’alcol nell’adolescente sono di tipo comportamentale e cognitivo. L’impulsività, l’intolleranza alla noia, l’incapacità di gestire le frustrazioni, la propensione alla trasgressione ed aggregazione a gruppi di pari deviati associati ad un deficit di percezione della gratificazione. Questi aspetti determinano una compromissione delle funzioni progettuali e motivazionali”.
A quali strutture o specialisti ci si può rivolgere per un problema di dipendenza dall’alcol?
“I servizi territoriali che si occupano della cura e riabilitazione del paziente alcolista sono all’interno delle Dipendenze Patologiche (Ser.T.). In questi Servizi opera un’equipe multiprofessionale integrata composta da medici, psicologi, educatori, infermieri e assistenti sociali che formulano e gestiscono percorsi riabilitativi personalizzati”.
Quali sono i percorsi di disintossicazione?
“I percorsi di disintossicazione per le forme di dipendenza, intossicazione e astinenza lievi-moderate vengono gestiti nei servizi territoriali delle Dipendenze Patologiche con la prescrizione di terapie psico-farmacologiche specifiche; nelle intossicazioni di grado severo si provvede ad un ricovero presso strutture ospedaliere accreditate per un monitoraggio dei parametri vitali e gestione della sintomatologia astinenziale”.
Quanto alcolismo e disagio psichico sono correlati?
“Esiste un’importante correlazione tra alcolismo e disturbi mentali, quando le due patologie sono insieme si parla di comorbilità. Si stima una comorbilità compresa in un range dal 10% al 50%. Le associazioni più frequenti sono fra alcolismo e disturbi d’ansia, disturbi dell’umore, schizofrenia, disturbi della personalità, deficit intellettivo”.
Dai dati in suo possesso, il grado di scolarizzazione e alcolismo sono inversamente proporzionali? Oppure non esiste nesso?
“Sì, esiste una correlazione inversamente proporzionale fra scolarizzazione e alcolismo in particolar modo nelle forme ad insorgenza giovanile. Ricordiamoci che l’alcol è estremamente tossico per il sistema nervoso centrale. L’abuso cronico provoca gravi deficit cognitivi”.
Quanto le dinamiche di gruppo e la “compagnia” incidono sui comportamenti dei giovani?
“Nell’adolescente è facile e rischioso il condizionamento del gruppo dei pari, sia nell’orientamento dei consumi che nell’apprendimento delle modalità di abuso e nella gestione degli effetti alcolici”.
In base alla sua esperienza tra i giovani o giovanissimi può manifestarsi prima una dipendenza dall’alcol o da sostanze stupefacenti?
“Il poliabuso è una condizione molto frequente nei giovani. Più del 20% dei soggetti con dipendenza alcolica corrente o pregressa risulta positivo per il poliabuso. Il modello più frequente è quello del consumo concomitante, intermittente o sequenziale. Di fatto l’uso di alcol è il fattore predisponente più importante per il poliabuso e si associa molto spesso con disturbi mentali che hanno il loro esordio in età adolescenziale. L’utilizzo dell’alcol nel poliabuso può avvenire come sostanza trasversale, come sostanza d’inizio o di fine, o come sostanza sostitutiva. Le associazioni più frequenti sono con eroina, cocaina, ecstasy e l’ultima moda con gli “Energy Drink”.
E quanto incide l’emulazione di certi status symbol sociali?
“L’uomo di successo da sempre è stato associato all’uso di sostanze (alcol, nicotina, ecc), ma oggi solo il mercato si interessa ai giovani per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove ciò che si consuma non sono tanto gli oggetti che di anno in anno passano di moda, ma la loro stessa vita, che non riesce più a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa. Il presente diventa un assoluto da vivere con la massima intensità, non perché procura gioia, ma perché promette di annullare l’angoscia di un’esistenza senza aperture di senso. E questo perché se l’uomo, come dice Goethe, è un essere volto alla costruzione di senso, nel deserto dell’atmosfera nichilista del nostro tempo, il disagio non è più psicologico ma culturale. Allora è sulla cultura collettiva che bisogna agire e non sulla sofferenza individuale, questa sofferenza non è la causa ma la conseguenza di un’implosione culturale di cui i giovani parcheggiati nelle scuole, università, nel precariato sono le prime vittime. Il disagio dei giovani non è esistenziale, ma culturale”.
Quali sono le conseguenze fisiche, i deficit mentali e le malattie epato biliari ad esempio che provoca l’alcolismo? Lascia conseguenze indelebili?
“Le conseguenze fisiche e psichiche dell’abuso di alcol sono molteplici, potremmo qui stilare un trattato di patologia medica, ma ci limitiamo ad annotare due sue azioni: la capacità di indurre tumori e la tossicità sul sistema nervoso centrale. L’abuso cronico di alcol lascia conseguenze irreversibili su ogni tessuto e organo del corpo umano”.
Da certe dipendenze si esce o si rimane sempre un ex alcolista o un ex drogato?
“Dalle dipendenze si esce se si è in grado di cambiare paradigma di pensiero attraverso un percorso riabilitativo sulle proprie vulnerabilità e sulla capacità di costruire una identità forte e stabile”.
Francesca Caggiati
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