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Home›Slider›Alì Babà, il congedo di Cherubini dal teatro è una favola

Alì Babà, il congedo di Cherubini dal teatro è una favola

By GianFranco Previtali Rosti
26 Agosto 2018
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Ali Babà, l’ultima opera dell’autore di Medea, è in scena dal 1° settembre con i giovani dell’Accademia

Dopo la pausa estiva il Teatro alla Scala riapre il 1° settembre con Alì Babà di Luigi Cherubini con la direzione di Paolo Carignani, la regia di Liliana Cavani, le scene di Leila Fteita, i costumi di Irene Monti e la coreografia di Emanuela Tagliavia. Lo spettacolo impegna l’orchestra e i solisti dell’Accademia Teatro alla Scala, insieme ai giovani allievi della Scuola di Ballo. Dopo i primi due titoli in lingua tedesca, Die Zauberflöte e Hänsel und Gretel, il progetto  si concentra sugli autori italiani. Gli spettacoli verranno affidati ogni stagione ai giovani dell’Accademia che lavoreranno per un anno con un regista e un direttore di rango. A settembre verrà riproposta l’ultima opera di Luigi Cherubini, che manca dal Piermarini dal 1963.

Il progetto di Ali Babà che coinvolge i giovani allievi

I giovani allievi hanno avuto la possibilità di lavorare per un anno con Liliana Cavani, che torna alla Scala dove ha firmato indimenticate regie. Da Manon Lescaut, Un ballo in maschera e naturalmente La traviata ma anche del capolavoro di Spontini La vestale. Ad affiancarla Paolo Carignani, direttore che ben conosce i segreti del repertorio italiano. Il risultato di questo periodo di preparazione sarà anche quest’anno uno spettacolo dello stesso livello artistico e impegno produttivo degli altri titoli della Stagione. La strettissima collaborazione fra il Teatro alla Scala e la sua Accademia costituisce un unicum a livello mondiale garantendo agli allievi una continuità tra percorso formativo ed esperienza artistica impossibile altrove.

Ali Babà, la nascita della fiaba

Dopo le crisi creative che lo prostrarono alla fine del primo decennio dell’Ottocento, l’ormai naturalizzato francese Cherubini scriveva solo quartetti e pezzi religiosi. Si dice che sia tornato all’opera nel 1833 con Ali Baba ou Les quarante voleurs, a distanza di vent’anni dall’ultima, per riciclare un vecchio titolo abbandonato. Non è vero: sono ben pochi i pezzi ripresi. Scelse una fiaba alla ricerca di una semplicità perduta. Ali Babà nasce sulla scia di un temperamento che tendeva a tenere sotto controllo la propria passionalità, in un disincantato distacco emotivo dal mondo. Scritta dopo il Guillaume Tell di Rossini, denigrata da Berlioz, criticata da Mendelssohn, Alì Babà non giungeva tardi nel clima romantico. Lo avversava in modo polemico, alla ricerca di un perduto equilibrio classico, in seno a un ambiente che andava altrove.

Le prime reazioni

Il settantatreenne Cherubini non presenziò alla prima assoluta a Parigi. L’opera non piacque in Francia, né in Italia, ma ebbe ottima diffusione in Germania, dove è molto apprezzata la dottrina compositiva. In effetti siamo di fronte a una partitura di enorme impegno, costruita ed elaborata, massiccia e raffinata insieme, per un soggetto invece disimpegnato, o quanto meno rilassante.  Riletta oggi, Alì Babà colpisce per la centralità del tema del denaro. “Il messaggio – spiega Liliana Cavani – è che il denaro non porta la felicità. Alì Babà alla fine non combina niente: rimane con quello che aveva prima. Il tesoro della grotta non viene praticamente toccato. Mi colpisce anche che si parli di un matrimonio combinato tra Delia, la figlia di Alì Babà, e Aboul-Hassan, il responsabile della dogana: pensate a quanto è attuale”.

 

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