Animalier: il fascino senza tempo del maculato

Classica ma irriverente, negli anni ’50 e ’60 l’animalier era un must nel guardaroba delle donne. Il primo a portarlo sulle passerelle fu Christian Dior. Dal maculato si è passati poi alla tigre e alla zebra. La stampa maculata è un evergreen che si ripete di decennio in decennio, adattandosi, trasformandosi e rinnovandosi allo stile di ogni epoca Immancabilmente è tornato di prepotenza tra le tendenze delle ultime stagioni declinandosi su abiti, blazer, cappotti, pantaloni, costumi e accessori. Il maculato, a tutti gli effetti, gode di un fascino senza tempo e può essere indossato come un total look oppure diventare un elemento di rottura su un qualsiasi outfit.
L’animalier, nell’antica Grecia, era conosciuto come zoote. Oggi è più conosciuto come leopardato, zebrato, tigrato, pitonato o sintetizzato dai termini maculato e animalier. La decorazione tessile che ricorda il manto delle fiere nell’epoca greco-romana si riconduceva al culto dionisiaco, associato all’ebrietà e alla lussuria, che, nella con figurazione biblica (la lonza dal “pel macolato”), impedisce a Dante Alighieri il cammino verso la salvezza. Andando avanti nei secoli, nell’iconografia quattrocentesca di Maria Maddalena è spesso presente la pelliccia maculata, riferimento ai trascorsi lascivi della santa, tuttavia l’animalier è associato all’esoterico e al satanico, specie durante il Rinascimento, quando si iniziò a studiare il paganesimo antico e la civiltà egizia, nella quale il leopardo rappresentava un vincolo con l’adilà, o anche, come descritto nel volume Iconologia di Cesare Ripa del 1593, la figurazione della Libidine, con indosso una “pelle di pardo”, perché si mescolava con altri felini e le cui macchie sono paragonate ai pensieri impuri dell’uomo libidinoso. Nel 1756 un innamoratissimo Nattier ritraeva la sua Madame de Maison-Rouge in veste di Diana dal manto maculato, mentre risale al 1787 la Zebra suitper l’uomo à la page, raffigurata in stampa presso la Galerie des Modes et Costumes Français. Tra il 1880 e il 1900 il movimento britannico Aesthetic Movement, usò i motivi maculati per capi dalle linee fluide, che liberano il corpo, diretti a una donna intellettuale ed emancipata, La perfetta crasi tra donne e animali in arte si ha con Ertè, mago miracoloso che rivestì con pelli piume e macchie i corpi femminili, inscrivendoli in uno spazio segnico rigido, domando il loro effetto di senso e trasformandoli in feticcio glamour. La vera donna animalier è Josephine Baker, stella del Folies Bergère con la Revue nègre: siamo nel 1930, la Baker è di colore, esotica, selvaggia e osa costumi succinti da donna-pavone. Indimenticabile poi è l’immagine del 1952 di Ava Gardner in perle e guêpière leopardata adagiata su un manto en pendant, o Audrey Hepburn con un cappello leopardato nel film Sciarada del 1963. L’animalier sfila in passerella per la prima volta in occasione della collezione P/E 1947 di Christian Dior che decise di avvolgere le sue modelle in nuvole nuvole di chiffon leopardato.
L’animalier dunque, è tornato sulle passerelle per la primavera estate 2018. Le fantasie maculate saranno la tendenza piu’ sexy e cool della prossima stagione oramai alle porte. Via dunque understatement e minimalismo. A dettare il trend è stata Donatella Versace che con la sua collezione di tributo al fratello Gianni e agli anni ’90 ha fatto delle stampe animalier uno must per questa stagione. Le ripropone uguali alle originali, nate dalla mente creativa di Gianni Versace e subito diventate icone di un’epoca. E, oggi come allora, quegli outfit evocano un’attitudine emancipata e fiera.
Per questa primavera alle porte il maculato va dunque ostentato un po’ in tutti i modi: dal total look al solo dettaglio che però vuol farsi notare. Le fantasie leopardate si mescolano anche con le righe nere e rosse da Dior o sono evocate da lavorazioni ton sur ton di tessuti quasi impalpabili da Stella McCartney. Sono perfette per capispalla come li abbiamo visti da Prada o per le bluse in chiffon di Saint Laurent. Insomma, ce n’è per tutti i gusti basta solo scatenare la fantasia.
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