Anna Bolena, primo dei trionfi donizettiani

Terzo titolo e seconda opera donizettiana per il cartellone lirico bergamasco: Anna Bolena, che torna sul palcoscenico del Teatro Donizetti dopo le recite del 2006, interprete Dimitra Theodossiou, nell’ambito del primo Bergamo Musica Festival. Nel ruolo della protagonista figura ora Carmela Remigio, al debutto nel ruolo di Anna. La Remigio è un soprano di casa nei più prestigiosi teatri d’opera e vanta collaborazioni artistiche di primordine, da Abbado a Lorin Maazel, da Riccardo Chailly a Daniel Harding, per citarne solo alcuni. I ruoli mozartiani sono un po’ il suo marchio distintivo, ma il suo repertorio spazia da Puccini a Verdi, da Bizet a Handel. Di Gaetano Donizetti ha interpretato Maria Stuarda e Roberto Devereux: interessante sarà quindi ascoltarla nell’ultima delle interpretazioni che le manca delle cosiddette “tre regine”. Accanto a lei, nei panni di Enrico VIII, il bravo Alex Esposito, cantante che non ha certo bisogno di presentazione. Completano il cast, il tenore Maxim Mironov (Lord Riccardo Percy), Sofia Soloviy (Giovanna Seymour), Manuela Custer (Smeton), Gabriele Sagona (Lord Rochefort) e Alessandro Viola (Sir Hervey). L’opera donizettiana andrà in scena nell’edizione critica curata di Paolo Fabbri, direttore della Fondazione Donizetti ed edita da Ricordi, in collaborazione con l’Edizione Nazionale delle opere di Gaetano Donizetti. L’allestimento è quello della Welsh National Opera di Cardiff, regia di Alessandro Talevi, scene e costumi di Madeleine Boyd, luci di Matthew Haskins e coreografia di Maxime Braham. I Virtuosi Italiani saranno diretti dal Maestro Corrado Rovaris.
Composta di getto fra novembre e dicembre del 1830 e subito rappresentata al Teatro Carcano di Milano, Anna Bolena fu accolta con un successo trionfale che dischiuse a Gaetano Donizetti le porte dei grandi teatri italiani e stranieri, consacrandone così la fama europea. E’ lo stesso compositore a descrivere, in una lettera alla moglie, il clima d’entusiasmo che si registrò in sala al termine della rappresentazione: “Successo, trionfo, delirio; sembra che il pubblico sia quasi impazzito. Nessuno degli spettatori ricorda di essere mai stato partecipe di un trionfo simile!”. Il tutto era nato dalla decisione di un gruppo di nobili e di ricchi mercanti milanesi che, in contrapposizione alla più rinomata stagione d’opera del Teatro alla Scala, aveva deciso di presentarne una di particolare interesse e ricchezza al teatro Carcano, una sala che ospitava spettacoli d’opera di secondaria importanza. Senza badare a spese, scritturarono il più gran tenore del momento, Giambattista Rubini, e un soprano di stellare levatura come Giuditta Pasta, senza dimenticare il fenomenale basso Filippo Galli. Nuovi dovevano essere i melodrammi, commissionati ai giovani operisti emergenti: Donizetti e Bellini. La prima rappresentazione d’Anna Bolena coincise con l’apertura della stagione scaligera (fino all’inizio del novecento cadeva la sera post natalizia, S. Stefano), che quell’anno si apriva con I Capuleti e I Montecchi di Bellini. In ogni teatro in cui si rappresentasse, Anna Bolena registrava un puntuale trionfo; nel 1831, Rubini e Giuditta Pasta, la portarono a Londra e Parigi, primo titolo donizettiano che si metteva in scena in quei teatri. L’opera rimase in repertorio per quasi cinquant’anni, stabilendo solide basi per la reputazione internazionale di Donizetti. La partitura costituì l’affermazione di uno stile musicale rinnovato, affrancato da residue influenze rossiniane, ancora presenti nelle sue produzioni precedenti. Nella musica d’Anna Bolena si sente l’impegno di competere con l’amico e rivale Vincenzo Bellini: ma come sempre Donizetti vi affermò il suo personalissimo genio, definito in quegl’anni da Giuseppe Mazzini come “progressivo”. Curioso ricordare come il patriota, ammiratore del bergamasco ma in special modo della Bolena, si trovò assieme al celebre basso Luigi Lablache, nel momento in cui questi visitava la Torre di Londra, per cogliere lo spirito per meglio impersonare Enrico VIII. Il libretto di Felice Romani, la cui derivazione non è ancora certa, forse una pièce teatrale francese dei primi dell’ottocento, porta in scena l’infelice figura della moglie di re Enrico VIII d’Inghilterra, il quale – essendosi invaghito di Giovanna Seymour – tende una trappola ad Anna richiamando in patria Lord Percy, (l’amore di un tempo della regina), e la calunnia, accusandola d’adulterio. Condannata a morte, Anna respinge fieramente ogni compromesso: non le resta che subire la prigionia e salire più tardi al patibolo.
Donizetti musica una partitura in cui la vicenda umana dell’eroina balza in primo piano, lasciando sullo sfondo la trama storica della vicenda. La “Donizetti Renaissance” partì proprio da Anna Bolena, riesumata al Teatro Donizetti nel 1956, dando l’inizio al fortunatissimo recupero delle opere del bergamasco che prese poi slancio dalle leggendarie recite scaligere: protagonista Maria Callas accanto a Giulietta Simionato, Gianandrea Gavazzeni sul podio (senza di lui sarebbe stato impensabile attingere le vette di teatralità musicale), la mitizzata regia di Visconti e le scene di Nicola Benois. In quell’edizione Leyla Gencer, debuttante alla Scala, era il “doppio” della Callas, ma senza diritto di recite. L’anno dopo, 1958, sarà però lei la protagonista dell’incisione radiofonica, accanto a Giulietta Simionato, sempre diretta da Gavazzeni. Nel frattempo Anna Bolena era stata data a New York, in forma di concerto, iniziando a farsi conoscere e amare in tutti i teatri del mondo. A Bergamo, Anna Bolena in versione originale, andrà in scena venerdì 27 e domenica 29 novembre.
GianFranco Previtali Rosti
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