Arresto Mantovani: era il momento giusto?

Sembra che quest’anno gli anni ’90 vadano per la maggiore. Moda, musica, persino le abitudini alimentari.
Passata l’ondata evolutiva degli anni 2000, sembra stiamo lentamente tornando alle origini. Il trend non deve essere sfuggito ai magistrati, che hanno ben pensato di riprendere le abitudini del periodo, con grande gioia di giornalisti, presentatori, alcuni politici.
Abbiamo aspettato un paio di giorni a commentare la notizia dell’arresto di Mario Mantovani perché abbiamo ritenuto più corretto attendere le sue comunicazioni ufficiali in merito alla vicenda e verificare le sue prime reazioni.
Il primo atto ufficiale comunicato al suo avvocato è stato autosospendersi dalla carica di Vice Presidente della Regione Lombardia. Il secondo è stato dare la sua versione dei fatti, in netta contrapposizione con i capi d’accusa.
Partendo dal presupposto che si è innocenti fino a prova contraria, Mario Mantovani al momento è innocente e per dichiarare qualcosa di diverso dovremo aspettare il corso della giustizia.
Non ci resta, quindi, che fare una riflessione sui tempi e i modi.
Il giorno dell’arresto il vice Presidente stava uscendo di casa per andare in Regione Lombardia dove, come sappiamo, era atteso all’apertura della “Giornata della Trasparenza” per sostenere la cultura della legalità. In effetti la Guardia di Finanza ha trovato un ottimo momento per arrestarlo, se volessimo essere maliziosi penseremmo che la tempistica fosse calcolata.
Se volessimo dar retta alle voci della rete aggiungeremmo un altro dato all’elaborazione di una teoria maliziosa: Mantovani viene arrestato in tempo per distogliere l’attenzione dai fatti di Roma.
E se volessimo essere ancor più maliziosi, dovremmo pensare che chi ha preso determinate decisioni potrebbe aver seguito un cliché che, tutto sommato, ha già portato i suoi frutti. L’arresto di Mantovani ricorda vagamente un altro episodio, ugualmente sgradevole: l’avviso di garanzia (poi rivelatosi un “semplice” invito a comparire) consegnato a Silvio Berlusconi nel 1994 mentre presiedeva un G8 sulla criminalità organizzata. Berlusconi anni dopo venne prosciolto, ma nel frattempo il suo governo cadde e il partito venne sottoposto a uno stress tanto notevole quanto inutile, visti i risultati dell’inchiesta.
Peccato che quell’episodio non ci abbia insegnato molto: anche quest’ultimo arresto ha attirato a sé media, opinione pubblica, rete; ha creato le solite fazioni di innocentisti e colpevolisti; ha distolto l’attenzione da una serie di problematiche che, onestamente, meriterebbero ben più tempo e focalizzazione. Sono già partiti i programmi TV che parlano di una nuova tangentopoli, è già partita la campagna di distrazione degli italiani.
Ci siamo caduti? Certamente, tutti.
Non mi sorprenderebbe scoprire, tra qualche anno, che Mario Mantovani era innocente; ma nel frattempo saranno state approvate nuove leggi, sarà passato il Giubileo, saranno passate le elezioni amministrative, saranno successe un sacco di cose. Se ci sarà un’assoluzione, passerà in secondo piano, e il dubbio sull’onestà della persona resterà sempre un retro pensiero da cui sarà difficile liberarsi.
Forse no, forse questa riflessione è davvero troppo maliziosa. Forse a pensar male si fa solo peccato. Forse i magistrati hanno agito solo per il bene della regione e la nazione tutta. Forse.
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