Attanasio, l’ambasciatore ucciso era nato a Saronno

Luca Attanasio, ambasciatore italiano 43enne nella Repubblica Democratica del Congo, è stato assassinato assieme al carabiniere Vittorio Iacovacci (30 anni) e all’autista del mezzo sul quale viaggiavano, in un attacco sferrato a un convoglio delle Nazioni Unite nel parco dei Virunga, nella parte orientale del Paese africano.
Convoglio senza scorta in zona a rischio
Pare che l’attacco sia stato un tentativo di sequestro proprio nei confronti del diplomatico italiano che viaggiava a bordo di un convoglio del World Food Programme. L’imboscata è avvenuta con armi leggere nei pressi di Goma (Nord-Kivu) nel territorio di Nyiragongo. Il World Food Programme, di cui il convoglio era espressione ha sottolineato come il convoglio fosse autorizzato “a viaggiare senza scorta”. Situazione tragicamente paradossale, visto che la zona era considerata ad alto rischio.
A sferrare l’attacco sarebbero stati i ribelli hutu delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda, principale gruppo di ribelli locali aderenti alla dottrina dell’‘Hutu Power’ (si tratta di una ideologia razzista e di supremazia etnica proposta dalla frangia estremista degli hutu in Ruanda e in Burundi. Ha portato al genocidio del Ruanda del 1994 contro i tutsi e gli hutu moderati).
Limbiate piange un cittadino modello
Attanasio era nato a Saronno (Varese) nel 1967 e si era laureato all’Università Bocconi in economia aziendale, entrando in diplomazia nel 2004. Dopo alcune esperienze a Berna, al consolato generale di Casablanca e poi di Abuja, in Nigeria, era diventato ambasciatore in Congo, a Kinshasa dal settembre 2017. In Italia viveva a Limbiate, dove tornava spesso, assieme alla moglie e ai tre figli.
Da un articolo de “La Stampa” si può notare il carattere e la tempra di Attanasio: “Quella dell’ambasciatore è una missione, a volte anche pericolosa, ma abbiamo il dovere di dare l’esempio”. Lo aveva detto a Camerota (Salerno) il 12 ottobre scorso, in occasione del ricevimento del premio internazionale “Nassiriya per la pace”, consegnato dalla locale associazione culturale “Elaia”. “In Congo – aveva concluso – parole come pace, salute, istruzione, sono un privilegio per pochissimi, e oggi la Repubblica Democratica del Congo è assetata di pace, dopo tre guerre durate un ventennio”.
Latest posts by Massimiliano Bordignon (see all)
- Ibrahimovic vince il Festival di Sanremo - 3 Marzo 2021
- Darsena e Sanctuary, due casi che fanno discutere - 1 Marzo 2021
- Via Ascanio Sforza, flashmob contro il ritardo della pedonalizzazione - 27 Febbraio 2021
Irene Antonucci, il nuovo sorriso della tv italiana
Sylvie Lubamba, solidarietà a Salvini
Risotto al burro e timo con tartufo bianco
Cambiare la nostra idea di cambiamento