Beppe Sala, quel “Ne so quanto voi” sulle infiltrazioni della mala in EXPO

Beppe Sala, ovvero da ‘signor EXPO’ a ‘signor Non So’. I vari candidati che si sfideranno alle elezioni per diventare sindaco di Milano hanno, ovviamente, tutti tanti ‘pro’ e tanti ‘contro’, possono piacere o meno ma, fra i molti, è proprio Sala, l’uomo di Matteo Renzi, quello che appare fra i più improbabili. E non solo perché ostinatamente si ostini (scusate il gioco di parole) a non rivelare a quanto effettivamente ammontino guadagni o perdite di EXPO (ma se fossero davvero guadagni, come sostiene, perché non parlarne tranquillamente?). Non soltanto perché voglia, con un colpo di bacchetta magica mediatica, trasformare i punti di domanda relativi all’Esposizione Universale (clamoroso insuccesso iniziale, successivo caos organizzativo negli ultimi due mesi di file assurde, immortalate nel tentativo di portare gloria a un evento nato male e cresciuto peggio). E nemmeno perché tuttora, a un anno dall’inizio e a più di mezzo dalla fine, ancora nulla si sappia del suo futuro (in Kazakistan, dove l’EXPO si svolgerà nel 2017, tutto è già stato pianificato con precisione).
L’aspetto più improbabile di Beppe Sala sono le sue stesse risposte caracollanti, i suoi dubbi manifestati, alla meglio, per semplice mancanza di conoscenza, anche durante la realizzazione dell’esposizione.
Le ben note infiltrazioni della ‘ndrangheta in EXPO furono immortalate nella relazione che nel febbraio 2014 venne pubblicata dalla Direzione Nazionale Antimafia nella propria relazione annuale, secondo cui le aziende legate alla malavita organizzata avrebbero messo le mani su appalti per 100 milioni di euro. Nella relazione si parlava di “imprese risultate affidatarie di contratti e subcontratti riguardanti o connessi all’EXPO, per un valore complessivo di circa 100 milioni di euro”. Il tutto per 46 aziende colluse, di cui ben 20 con sede in Lombardia. Il tutto mentre Sala era ‘commissario unico’ (si chiama così) di EXPO, in quanto nominato dall’allora presidente del Consiglio, Enrico Letta, il 6 maggio 2013.
E’ probabilmente anche questo senso di impotenza che portò il magistrato Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità Anticorruzione, a venire nominato Commissario straordinario dell’Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici. Una elezione che laureò Cantone come il ‘salvatore della Patria’ o, come lo definirono i giornali allora, l’unico in grado di arginare il rischio di una nuova Tangentopoli.
Resta quindi misterioso il ruolo di Sala, uomo non in grado di gestire EXPO nel prima e nel durante e, evidentemente, anche nel dopo. Un uomo che una parte politica vorrebbe vedere alla guida di una città di cui EXPO, e il suo futuro, sarebbe solo una piccola parte.
Vale per tutte la (non) risposta che lo stesso Sala diede a una precisa domanda sulle infiltrazioni malavitose in EXPO durante una conferenza stampa tenutasi nel mese di agosto 2014, a pochi mesi dal via dell’esposizione. Una serie di ‘non so’ che la dicono lunga sulle proprietà del dirigente tanto sostenuto da Renzi. Se tanto ci dà tanto, la sensazione è che, dopo aver trovato un ‘badante’ per aiutarlo nella realizzazione di EXPO, sarà necessario trovarne un altro per aiutarlo a fare il sindaco. E questo Milano non se lo può proprio permettere.
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