Olimpia, botto di inizio anno al Forum

Iniziare il 2016 così era forse un sogno per tutti i tifosi biancorossi e per i giocatori stessi. La sfida con Sassari ormai non è più una semplice partita, ha quasi la valenza di un derby, di uno scontro di quelli che si sentono particolarmente. 37 punti di distacco, 87-50, forse non spiega tutto ciò che gli uomini di coach Repesa stasera han fatto.
Una prestazione perfetta, la migliore probabilmente di tutto l’anno, che ha visto protagonisti veramente tutti i giocatori meneghini. Sassari esce ridimensionata al massimo da questo incontro, perché ha proprio mostrato una pallacanestro brutta, frutto di zero idee e zero gioco di squadra (sicuri che il problema fosse Sacchetti?).
La partita di per se dura il primo quarto, dove comunque Milano da subito segnale di essere abbastanza in serata con Barac e Macvan; Sassari trova 3 triple con Logan e Stipcevic, ma appena entra McLean Milano scappa sul 16-10 con cui chiude il periodo grazie al suo pivot. Nel secondo periodo la partita muore definitivamente, l’Olimpia trova la prima tripla con Lafayette, McLean continua il suo dominio nel pitturato, Gentile e Cinciarini contribuiscono e a metà periodo Milano è avanti 35-15.
Per i sardi solo Varnado trova punti, con la Dinamo sotto di 27 all’intervallo (20-47). Nel secondo tempo non c’è più nulla da dire, Milano continua a giocare in maniera divina, annichilendo Sassari sotto tutti gli aspetti; il vantaggio non scende mai sotto i 20 punti, McLean e Macvan continuano la loro gara mostruosa, mentre nel finale c’è anche gloria per un Daniele Magro da 8 punti che permettono ai biancorossi di dilatare il vantaggio a 37 punti finali. Ora Milano attende il risultato di Reggio Emilia per sapere la posizione in classifica al termine del girone d’andata che determinerà l’accoppiamento per la Final Eight. Rimane comunque una prestazione sublime per gli uomini di Repesa.
OLIMPIA MILANO: McLean 19, Lafayette 8, Gentile 5, Amato, Macvan 14, Magro 8, Cinciarini 12, Jenkins 9, Barac 10, Simon 2
Photo courtesy: Claudio Degaspari
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