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Home›Spettacoli›Appuntamenti›“Cenerentola” ha perso la scarpetta al Piccolo Teatro Strehler

“Cenerentola” ha perso la scarpetta al Piccolo Teatro Strehler

By Lucrezia Lessio
29 Aprile 2015
1697
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“Cenerentola” perderà la sua scarpetta al Piccolo Teatro Stehler (Largo Paolo Grassi, 2). Coreografia Frédéric Olivieri, musiche Sergej Prokof’ev e scene Angelo Sala.

Il Balletto sarà interpretato dalla scuola di ballo “Accademia Teatro alla Scala”

Le date dello spettacolo saranno: 

  • 29   aprile 2015 – ore 20.30
  • 30   aprile 2015 – ore 19.30
  • 2   maggio 2015 – ore 19.30
  • 3   maggio 2015 – ore 16.00

 

I costi: Platea, Intero 25 euro – Ridotto card gio/anz 20 euro; Balconata, Intero 22 euro – Ridotto card gio/anz 17 euro.

 

“La presenza al Teatro Strehler di questa nuova produzione del balletto Cenerentola, realizzata da Fondazione Bracco con Accademia Teatro alla Scala nel periodo di Expo aspira proprio a esaltare il meglio del nostro Paese: tradizione e innovazione, creatività, eccellenza, orgoglio” dice Diana Bracco, Presidente dell’omonima Fondazione, “Dai giovani truccatori ai macchinisti, dai ballerini agli scenografi, insieme all’Accademia vogliamo accendere i riflettori sulla grande tradizione italiana della musica, dell’arte e dell’alto artigianato, vere eccellenze del saper fare italiano”.

Sono diverse le partiture musicali su cui sono state create sin dall’Ottocento innumerevoli versioni di questo titolo, ispirato alla fiaba di Perrault. Frédéric Olivieri ha scelto la partitura di Prokof’ev e il libretto di Nicolai Volkov, datati 1941-’44. Rispetto alla prima versione del balletto, firmata da Rostislav Zakharov per il Bolshoi di Mosca nel 1945, la Cenerentola in scena allo Strehler differirà per alcune parti: sarà in due anziché in tre atti (sette scene e un prologo per il primo atto, undici scene e un prologo per il secondo atto), il Principe comparirà in due scene già nel primo atto e le danze di carattere durante il suo viaggio alla ricerca di Cenerentola si limiteranno a quella spagnola e a quella araba. La partitura risponde alla tradizione coreutica dell’epoca, che vuole una varietà di danze classiche e popolari, passi a due, variazioni, valzer, mazurche. Il carattere di ciascun personaggio è tratteggiato attraverso temi musicali che seguono le vicende narrate nella storia: così Cenerentola è caratterizzata da tre diversi temi, il primo che sottolinea il senso di oppressione e solitudine, il secondo la speranza in un futuro più roseo e il terzo l’innamoramento e la gioia della serenità raggiunta. Nel balletto spiccano nel primo atto la danza delle fate delle quattro stagioni, chiamate dalla Fata Madrina per trasformare il sogno di Cenerentola in realtà e condurla al ballo, e nel secondo atto, in cui ben sei scene oltre al prologo sono dedicate al ballo a corte, la danza delle tre arance, dono del Principe che le sorellastre si contendono e le variazioni e il passo a due di Cenerentola e del Principe.

Olivieri ha voluto mantenere uno stile fiabesco e romantico che ben si addice alla giovane età degli interpreti, regalando una versione del balletto che va ad aggiungersi ai molti allestimenti andati in scena nel Novecento sulla stessa partitura di Prokof’ev: basti citare la storica versione del 1948 en travestì di Frederick Ashton per il Sadlers Wells Ballet, quella di Alfred Rodrigues del 1955 in cui Violette Verdy nel ruolo di Cenerentola venne sostituita in diverse recite da una giovanissima Carla Fracci appena diplomata, quella di Paolo Bortoluzzi del 1977 in cui i personaggi uscivano da un gigantesco libro di fiabe, con Luciana Savignano nel ruolo di Cenerentola e lo stesso Bortoluzzi in quello del Principe, o ancora quella di Maguy Marin per l’Opera di Lyon in cui i personaggi, indossando costumi in gommapiuma e maschere di plastica, si muovevano come bambole, o quella di Nureyev del 1986 ambientata nella Hollywood degli anni ’30 con Sylvie Guillem e Charles Jude, fino a quelle di John Neumeier del 1992 con il titolo Cinderella Story per l’Hamburg Ballet arricchita da altre musiche di Prokof’ev e quella di Matthew Bourne del 1997 per Adventures in Motion Pictures.

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