Contagi in aumento, Milano è l’epicentro

E’ una situazione pesante quella descritta dal dottor Pietro Olivieri, direttore medico del Presidio Ospedaliero Sacco, in collegamento con la trasmissione “Tagadà” de La7. “Non siamo un ospedale Covid, pur essendo caratterizzati dalla cura delle malattie infettive“, ci tiene a sottolineare. “I numeri ci hanno sopraffatto all’improvviso, con un aumento tumultuoso dei contagi che ci ha costretto a riconvertire diversi reparti, negli ultimi dieci giorni, in cui siamo andati a saturare 75 posti di malattie infettive e poi gli altri reparti. Questo spiega perché abbiamo chiesto al 118 di non portare al Sacco pazienti di area medica, mentre i nostri pazienti, a nostra volta, li stiamo mandando al Fatebenefratelli che, finché i numeri ce lo consentiranno, cercheremo di mantenere come presidio ‘pulito'”.
L’epicentro del contagio ora è Milano
Olivieri punta il dito su quello che ritiene essere il vero problema, il numero dei contagi e la loro localizzazione: “Quello che mi preoccupa è che stavolta sia colpita Milano. Nella prima ondata non dimentichiamoci che Milano è stata colpita solo di striscio. In questo momento è Milano, insieme a Monza e a Varese, a essere diventata l’epicentro, un bacino d’utenza di un milione e mezzo di abitanti. Ci stiamo avvicinando al livello di guardia. In questo momento siamo intorno ai 110 posti occupati, presumo che la Regione stessa si occuperà di aprirne altri”.
Fra medici e infermieri c’è molto scoramento
Infine il medico milanese sottolinea il momento sempre drammatico vissuto dalla sua categoria: “Al momento ho dentro al Sacco già 200 pazienti positivi. Con i colleghi medici e infermieri mi sto interfacciando continuamente, c’è molto scoramento, tanta gente pensa di non farcela. L’aggravante è che nella prima fase noi si accoglieva chi veniva da fuori, mentre Milano era abbastanza tranquilla, con pochi positivi relativi al personale stesso, ora molti collaboratori si stanno contagiando fuori, non in ospedale, quindi il fatto che più colleghi comincino a mancare e stiano a casa perché positivi, non fa che peggiorare la situazione psicologica di tutti”.
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