Cosimo Buccolieri: fotografare la moda, con normalità

Diciamoci la verità: quando si sente parlare di ‘fotografo di moda’ si immagina un creativo un po’ burbero, altezzoso, al centro dell’attenzione di modelle e modelli, con un’allure da “bello e maledetto”, costantemente in compagnia di una macchina fotografica, che parla solo dei suoi viaggi tra Milano, Parigi e New York alla ricerca della location perfetta per il set del servizio di moda più cool del pianeta intero.
Poi conosci Cosimo Buccolieri.
Bello è bello, maledetto un po’ (tanto) meno. Quando lo incontri ti trovi a chiacchierare con una persona gentile nei modi e nello sguardo, modesto, un po’ schivo ma sempre sorridente e disponibile, senza macchina fotografica e senza un telefonino in mano come naturale estensione di un arto.
Quando l’ho conosciuto ignoravo chi fosse e ho iniziato a spiegargli come fare una buona foto con il suo smartphone, lui mi ha ascoltata, ha sorriso e ringraziato. Il giorno dopo mi hanno spiegato che Cosimo era – è – un affermato fotografo di moda; apprezzato da stylist, modelle, riviste e personaggi, con venti anni di esperienza nel settore e una cultura (e riconoscimenti) internazionali. Avrei dovuto sotterrarmi, gli ho chiesto un’intervista. Ed eccoci qua.
Come hai iniziato a fare il fotografo?
“Studiavo ingegneria in Puglia, erano i primi anni dei calendari di Max. Un giorno sono andato in edicola e ho visto un calendario di Alessia Marcuzzi, ho pensato che avrei potuto farne uno anche io. Solo che non avevo mai fatto una fotografia e non avevo una macchina fotografica. Ne ho comprata una, sono andato dal fotografo del paese (San Pancrazio Salentino, ndr) e mi sono fatto spiegare le basi. Poi ho coinvolto le mie amiche e sono andato alla ricerca di masserie pugliesi che sono diventate dei set improvvisati. Ho fatto il mio primo calendario più per divertimento che altro. Sono tornato agli studi, pensando che sarei diventato ingegnere. Ma il caso aveva in serbo altro. Un giorno ho acceso la televisione mentre parlavano di percorsi professionali alternativi e citavano una scuola di fotografia della Regione Lombardia. Ho inventato una scusa e sono andato a Parma a trovare un amico, da Parma a Milano in treno non ci voleva molto tempo e… sono andato a fare i colloqui di ammissione alla scuola. Mi hanno preso.
Quando sono tornato in Puglia ho trovato tutta la famiglia contraria a questo progetto, cercavano di convincermi che la cosa migliore sarebbe stata finire l’università e poi dedicarmi al mio hobby, ma non c’era modo di farmi cambiare idea. Sono partito per Milano con l’idea di fare un anno sabbatico. Non sono mai più ripartito. La mia famiglia oggi è felice della mia scelta e colleziona la riviste dove vengono pubblicati i miei lavori“
“Il caso aveva in serbo altro”: credi nel caso?
“Certamente, credo nel caso e nella fortuna. Ti cambiano la vita e rendono possibile un sogno, senza sarebbe più difficile.”
Quindi è stato il caso a farti diventare fotografo?
“Credo che la fortuna, o la casualità, servano a farti incontrare le persone giuste. Poi, naturalmente, è necessario avere talento, studiare, fare moltissima ricerca.”
Oggi però la fotografia ha perso la necessità di fare ricerca, ci sono fotografi giovanissimi che lavorano molto sui social network
“Non credo che si sia smesso di fare ricerca, sono solo cambiate le cose. Una volta andavamo in biblioteca, compravamo libri, sfogliavamo riviste. Oggi basta fare un giro in rete e si hanno a disposizione tutte le informazioni; è solo più facile.”
Come hai vissuto il passaggio al digitale?
“Ho risparmiato un sacco, le pellicole costavano molto. Inoltre ho dimezzato i tempi, oggi è possibile vedere una fotografia in tempo reale; anni fa bisognava scattare e sviluppare per vedere i risultati. Spesso era necessario cestinare tutte le foto e rifare il lavoro.”
Sembra che tu viva tutto con molta rilassatezza, normalmente. Come fa una persona “normale” a vivere nella moda?
“Io non volevo fare il fotografo, ma amavo la moda. Quando ho iniziato a fotografare ho capito che non avrei mai potuto rappresentare paesaggi o arredamento, fare reportage. Mi piacciono le persone, amo fotografare il bello che c’è in loro. Ho iniziato a lavorare con le pubblicità, nella moda ci sono arrivato quasi per caso. E’ successo tutto talmente naturalmente che non ho mai avuto bisogno di fare qualcosa di non-normale per seguire il mio sogno.”
Mi stai dicendo che il tuo sogno si è avverato da solo?
“Più o meno. Io ho continuato a sognare la moda pigramente, senza affannarmi per raggiungere il mio obiettivo. Ho cercato di dare il meglio in quello che facevo, evidentemente è emersa la propensione per la moda; sono arrivate le occasioni e le ho sapute cogliere. L’importante, per me, era coltivare la passione senza tralasciare la realtà; studiando e facendo il mio lavoro al meglio delle mie capacità. E poi lasciare fare al caso.”
Non hai nemmeno utilizzato i social network per cercare di raggiungere le persone che avrebbero potuto aiutarti a realizzare il tuo desiderio?
“Uso i social network come un normale utente. Oggi non ha senso ignorare la potenza comunicativa della rete, ma non avrei potuto forzare la mia natura. Ho trovato la mia nicchia e ho mantenuto il mio stile di comunicazione anche sui social.”
Mai nessuna caduta, nessun tentennamento, nessun ripensamento? Non hai mai pensato di diventare come gli altri e diventare un po’ più esibizionista per raggiungere il tuo obiettivo?
Sorride, si alza e mi prepara un caffè. Dolcemente inizia a raccontare. “Durante la scuola ho avuto la fortuna di lavorare con un grande fotografo, Mauro Balletti. Ho fatto uno stage di 3 mesi, poi mi ha chiesto di fermarmi a lavorare per lui come assistente. Mauro è il fotografo di Mina da 30 anni, e io l’ho conosciuta tramite lui. Quello che mi ha subito colpito è stata la semplicità della donna, della persona. Equilibrata, carismatica, gentile, educata ed estremamente coerente. Non ha mai abbandonato la strada scelta, non ha mai ceduto alle lusinghe di fama, denaro, popolarità. Ha seguito la sua strada abbandonando il palcoscenico, eppure non ha mai smesso di registrare dischi. Credo che sia una di quelle persone che ha qualcosa in più degli altri. Una persona molto semplice, che come tutti “i grandi” non ha bisogno di dimostrare niente a nessuno. Io credo che si abbia bisogno di dimostrare solo quando ci sono delle carenze. Quando si ha competenza ed equilibrio si può seguire la propria passione senza urlare, senza agitarsi, senza sgomitare. L’energia che emani diventa percepibile e ti porta dove vuoi andare.“
Non credo ci sia bisogno di molte altre parole. Un’ultima domanda: cosa farai tra 5 anni?
Il fotografo.
E se non avessi fatto il fotografo?
Sarei diventato ingegnere.
Latest posts by Sabrina Antenucci (see all)
- Il coronavirus è in salotto - 10 Aprile 2020
- Nasce Cultura Identità, mensile fuori dagli schemi - 2 Febbraio 2019
- A che servono questi quattrini?, all’EcoTeatro - 1 Febbraio 2019
Irene Antonucci, il nuovo sorriso della tv italiana
Sylvie Lubamba, solidarietà a Salvini
Risotto al burro e timo con tartufo bianco
Cambiare la nostra idea di cambiamento