Quando darsi fuoco è di moda

Negli ultimi anni qualsiasi cosa succeda è colpa di Berlusconi e così per non sbagliare il trentenne sardo ha deciso di darsi fuoco di fronte alla sua villa.
Non è chiara la scelta del posto, ma non vi è nessun contatto fra il gesto dell’impreditore e il Silvio nazionale; appare quindi evidente che quest’uomo fosse alla ricerca di notorietà, essendo oggi il darsi fuoco, il suicidarsi per problemi economici, un gesto di moda.
Per sua fortuna i carabinieri che presidiano la magione, con prontezza sono riusciti a spegnere le fiamme e a soccorrerlo immediatamente; interrogato sull’accaduto ha riferito che la sua azienda che funziona molto bene ed è in espansione, si è trovata all’improvviso con le linee di credito bloccate, cosa che avrebbe causato la chiusura dell’impresa e questo era motivo sufficiente per suicidarsi.
Sono anni che mi interrogo su queste persone e sulla volontà di suicidarsi per problemi legati all’attività lavorativa e non riesco a comprendere come uno possa perdere la cosa più preziosa che ha per problemi di lavoro; difficile capire cosa passa nella testa di una persona disperata ma il togliersi la vita è un gesto talmente estremo che non dovrebbe essere contemplato, MAI.
Chi si suicida il più delle volte lo fa per fare sentire in colpa coloro che lo hanno spinto a farlo, così i fidanzati che vengono lasciati, i ragazzi con i propri genitori, gli imprenditori con lo stato o le banche; nella loro follia c’è il pensiero di tormentare l’animo di chi rimane con il rimorso.
Se questo può essere vero per quello che riguarda famigliari o compagni di vita, non ha invece nessun valore per quello che riguarda lo stato o le banche che oramai a queste cose ci hanno fatto il callo e non considerano proprio cosa succede, trattandosi per loro non di esseri umani ma di numeri o file, senza contare che non esiste un interlocutore unico ma un “sistema” dove nessuno può ritenersi responsabile del singolo. Chi si suicida lo fa per dare un chiaro messaggio, per comunicare la propria disapprovazione, la propria disperazione, per fare sapere al mondo che loro non ci stanno; come se dopo il gesto potessero tornare indietro e trovare qualcuno gli dica: “abbiamo capito che ti abbiamo fatto un torto, non ti preoccupare ora sistemiamo le cose”, ed invece il loro gesto viene accolto in svariati modi, ma in ogni caso senza soluzione. Lasciano figli e famiglie disperate (peggiorando la situazione), dipendenti orfani del datore di lavoro, problemi irrisolti che cadranno sulle persone a loro vicine e nessun risultato di quelli pensati o effetti positivi per il problema iniziale.
I suicidi scelgono modi eclatanti, sarebbe facile farsi un bel cocktail di farmaci comodamente sdraiati nel letto ed invece lo fanno da esibizionisti: si lanciano sotto un treno, sotto la metropolitana, da un palazzo, da un ponte, si impiccano in azienda o si danno fuoco, insomma una gara a chi inscena la propria morte nel modo più splatter. Sanno che i pendolari delle 7 del mattino che si troveranno senza treno per colpa loro gli lanceranno tutti gli accidenti del mondo ma è un modo per diventare protagonista, per attirare l’attenzione, per avere un ultimo momento di gloria anche se non potranno goderselo.
Poi mi viene da pensare e mi chiedo se non avrebbe più senso invece che uccidersi, di andare a prendere chi è stato la causa del problema, rovinati per rovinati almeno la pagano coloro che hanno sbagliato (se hanno sbagliato); un esempio a proposito lo abbiamo avuto qualche mese fa nella sparatoria all’interno del tribunale di Milano, un imprenditore rovinato che ha deciso di farla pagare all’avvocato, al giudice e a qualche innocente che passava di la per caso. Ovviamente non è questa la soluzione, la violenza NON è mai giustificata né su gli altri ma nemmeno su se stessi e i problemi non si risolvono non affrontandoli o chiudendo gli occhi; i problemi si affrontano, c’è sempre una soluzione, c’è sempre un modo per risolvere le cose e di certo la morte non è la migliore.
Quando le cose vanno a rotoli sembra una corsa nel dirupo senza fine: l’azienda fallisce, la famiglia non ti vuole più gli amici ti abbandonano, equitalia ti insegue, il frigorifero e metà dei tuoi elettrodomestici si rompe… certo perché nel momento del bisogno non c’è più nessuno e allora il pensiero deve essere uno solo: chiudo il capitolo e riparto da zero, la mia vendetta su tutti quelli che mi hanno portato in questa situazione sarà proprio la mia nuova crescita, la mia nuova azienda che andrà a gonfie vele, il mio aver “fregato” tutto e tutti coloro che pensavano mi sarei “suicidato”, il mio sorriso sulle labbra nonostante il mondo mi sia crollato addosso.
No non ho compassione per chi si suicida, ma ho una profonda ammirazione per chi nonostante tutte le avversità della vita riesce sempre a sfoderare il suo sorriso migliore convinto che domani sarà un giorno migliore e per fare questo si impegna quotidianamente.
Latest posts by Massimiliano Russo (see all)
- Renzi, Ferrari, Borsa di Milano: cerca l’intruso - 5 Gennaio 2016
- Portate a casa vostra i rifugiati: paga il Comune di Milano - 5 Gennaio 2016
- Chi bestemmia a Capodanno, bestemmia tutto l’anno - 5 Gennaio 2016
Irene Antonucci, il nuovo sorriso della tv italiana
Sylvie Lubamba, solidarietà a Salvini
Risotto al burro e timo con tartufo bianco
Cambiare la nostra idea di cambiamento