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Home›Cronaca e Attualità›ESCLUSIVA/ Siamo entrati in una Rems, la nuova struttura che accoglie gli ex pazienti degli Ospedali psichiatrici giudiziari

ESCLUSIVA/ Siamo entrati in una Rems, la nuova struttura che accoglie gli ex pazienti degli Ospedali psichiatrici giudiziari

By Redazione
14 Maggio 2015
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Testo e foto di SANDRO CAPATTI (Parma Reporter/Reporter-network.it)

A più di un mese dall’entrata in vigore della Legge 81/2014 sulla chiusura degli Ospedale Psichiatrici Giudiziari (OPG) , tutti gli internati della vecchia struttura di Reggio Emilia, hanno trovato accoglienza nelle due residenze sostitutive della “Casa degli Svizzeri” a Bologna e la Residenza di Casale di Mezzani, nei pressi di Parma.

Sono queste infatti le Rems, acronimo di Residenza Esecuzione Misure di Sicurezza, le nuove strutture destinate a ricevere e prendersi cura, individuando specifici percorsi riabilitativi, le persone detenute affette da infermità psichica e detenuti minorati psichici già da ristretti nell’OPG di Reggio Emilia, oggi chiuso. Si tratta di strutture provvisorie individuate in attesa che venga realizzata quella definitiva che avrà luogo ancora a Reggio Emilia, la cui apertura è prevista per il 2017.

Per capirne di più su queste nuove realtà sanitarie, siamo stati nella struttura di Casale di Mezzani nei pressi Parma dove abbiamo visitato il Centro diretto dalla Dott.ssa Giuseppina Paulillo, la quale ci ha illustrato il funzionamento della nuova residenza sanitaria. E anche il Dott. Pietro Pellegrini, Capo Dipartimento del servizio di Psichiatria dell’Ausl di Parma, interpellato per la sua specifica competenza su questa nuova realtà nel nostro territorio, ci ha illustrato il suo punto di vista.

Dottor Pellegrini, con l’approvazione della legge 81/2014 che prevede il superamento degli OPG e in loro sostituzione delle nuove strutture di accoglienza, può rappresentarci, quali saranno i cambiamenti più rilevanti?
La Legge 81 del 30 maggio 2014 ha introdotto due norme molto importanti: “Il giudice dispone nei confronti dell’infermo di mente e del seminfermo di mente l’applicazione di una misura di sicurezza, anche in via provvisoria, diversa dal ricovero in un ospedale psichiatrico giudiziario o in una casa di cura e custodia” il che significa che in primis deve valutare la possibilità di utilizzare la rete ordinaria dei servizi di salute mentale che pertanto devono predisporre un piano specifico”.
E’ questa la novità più rilevante. Se la persona prosciolta ancora non può usufruire di questo percorso perchè ha una misura di sicurezza di tipo “detentivo” non viene più ricoverata in OPG ma in nuove strutture Le Residenze per l’Esecuzione delle misure di sicurezza (REMS)

L’altra?

E’ quella che pone un preciso limite di tempo alle misure di sicurezza provvisorie o definitive, fissandolo nella pena edittale massima per il reato commesso, escludendo l’ergastolo.
La conseguenza è che il soggetto, terminata il tempo della misura di sicurezza, rientra in un regime di piena libertà. Quindi non si avranno più i c.d. “ergastoli bianchi” cioè lunghissime permanenze in OPG per mancanza di alternative nel territorio. La nuova legge sollecita i territori e le comunità locali a farsi carico ed aiutare le persone malate in una logica di inclusione sociale secondo i dettami della costituzione.

In luogo dell’OPG di Reggio Emilia, la Regione Emilia Romagna ha individuato due strutture alternative, tra queste, quella di Casale di Mezzani, quindi nell’area di sua competenza, può delinearci un’ipotesi di modello operativo?

La REMS non è il sostituto dell’OPG (come il SPDC non lo era dell’Ospedale Psichiatrico) ma è una struttura residenziale sanitaria specializzata per l’Esecuzione delle Misure di sicurezza, nell’ambito della rete delle strutture del Dipartimento di Salute Mentale-Dipendenze Patologiche. Quindi una struttura volta alla cura di persone con misure di sicurezza detentiva, nell’ambito di un percorso evolutivo di tipo comunitario-territoriale.
La REMS ha iniziato la sua attività da aprile 2015 e sta sviluppando un proprio modello operativo originale e specializzato.

Non può trattarsi di una replica dell’OPG non solo perché il legislatore ha disposto la sua chiusura ma anche perché è una struttura senza polizia penitenziaria, senza celle, senza tutto un apparato di controllo di tipo carcerario. Quindi non può assumere come modello quello dell’OPG né tanto meno quello della sanità negli Istituiti di pena perché in questi ambiti vi è una precisa responsabilità dell’amministrazione penitenziaria nel governo della quotidianità e dei percorsi di persone che devono scontare una pena mentre gli ospiti della REMS sono prosciolti (e quindi non hanno alcuna condanna).

La REMS non è nemmeno una comune Residenza psichiatrica in quanto è deputata alla cura di persone con misure di sicurezza detentiva e quindi con la libertà limitata.
Per i sanitari della REMS il compito è sempre la cura in una prospettiva di libertà, anche quando questa sia temporaneamente limitata per disposizione della magistratura (libertà vigilata e libertà limitata, termine preferibile a misure detentive).

Presso la REMS si opera individuando programmi terapeutici e riabilitativi individualizzati, con l’obiettivo di curare e sostenere gli ospiti tenendo conto della loro condizione clinica, attraverso la promozione delle capacità e delle potenzialità, nell’ottica di una deistituzionalizzazione graduale e della responsabilizzazione della persona e di un suo reinserimento sociale.

Per ogni ospite esiste un Progetto Terapeutico Riabilitativo Personalizzato, di cui è responsabile il CSM di competenza territoriale, e un Piano Terapeutico e riabilitativo Residenziale, di cui è responsabile la Residenza. Quest’ultimo, sviluppato in collaborazione con il servizio inviante e condiviso con l’ospite e, se possibile, con la famiglia, definisce gli specifici interventi diagnostici terapeutici e riabilitativi erogati dalla Residenza stessa, le responsabilità, le modalità di monitoraggio e verifica.

La REMS opera quindi in totale sinergia con i CSM/Ser.T di competenza territoriale i quali sono garanti della continuità assistenziale e delle relazioni con i Medici di Medicina Generale e i Servizi Sociali del territorio di riferimento, le cooperative sociali e l’associazionismo.

Per realizzare il cambiamento si deve pensare ai pazienti come persone in cura presso i dipartimenti di salute mentale dipendenze patologiche che hanno “anche” una misura di sicurezza e lavorare terapeuticamente con loro al fine di realizzare un lavoro per la costruzione del consenso, la responsabilizzazione nel percorso di cura e di vita, l’affermazione di diritti e l’assolvimento di doveri. Questo approccio vede nella “recovery” un metodo fondamentale affinchè la persona diventi protagonista, e la sua vita si inscriva in una storia e in orizzonti di senso, la sua pericolosità si riduca e la persona diventi una risorsa per la comunità. La REMS non è un luogo di punizione ma deve essere una nuova occasione, un punto dal quale ripartire, un insieme di opportunità di cambiamento per sperimentare nuovi ruoli. Le attività proposte, oltre al loro significato specifico, hanno tutte questo orientamento di fondo.

Nelle REMS possono essere erogati i seguenti interventi e prodotti:
Valutazioni multiprofessionali, secondo precise procedure e strumenti definiti per ciascun ambito
Approfondimenti e completamenti diagnostici
Valutazioni e trattamenti psichiatrico/psicologico-clinico
Valutazioni e prevenzione di comportamenti a rischio Trattamenti farmacologici Interventi psico – educativi all’ospite e di gruppo, Colloqui / Visite individuali, con la famiglia, Progetti Terapeutici Riabilitativi e attività riabilitative (teatro, pittura, musica, massaggi shatzu, corsi di formazione, gruppo di auto mutuo aiuto, attività lavorative ecc.)
Percorsi integrati con i servizi territoriali per interventi socio-sanitari per favorire il reinserimento sociale lavorativo e/o l’avviamento professionale
Sostegno ai gruppi famigliari in rapporto al percorso di cura del congiunto
Programmi con Budget di Salute
Il Gruppo di lavoro si riunisce una volta alla settimana per programmazione, monitoraggio e valutazione delle attività interne ed esterne alla struttura. Tutte le mattine viene svolta un briefing relativo all’andamento clinico dei pazienti e programmatorio quotidiano. Sarà prevista in un prossimo futuro una supervisione mensile dell’equipe curante.
Con cadenza regolare avverrà l’incontro con tra l’equipe della REMS e quella del CSM di riferimento per valutare l’andamento del progetto e la verifica del raggiungimento degli obiettivi.

Uno degli aspetti più discussi che ha reso molto travagliata l’entrata in vigore della legge, soggetta a diverse proroghe, è stato individuato nella difficoltà nel conciliare la tutela della salute e di recupero dei degenti, con le esigenze di sicurezza, dovute al fatto nelle Rems sono destinate ad accogliere persone affette da infermità psichiche ma che hanno commesso dei reati, come ritiene si possa affrontare questa difficoltà?

La struttura risponde a tutti i requisiti di sicurezza previsti dalla normativa. La vigilanza esterna è affidata alla Prefettura e alle Forze dell’ordine con le quali è stato stipulato uno specifico protocollo che prevede anche possibili interventi all’ interno della REMS qualora se ne ravvisi la necessità. E’ operativo un servizio di vigilanza interna che si avvale di un sistema di telecamere e di collegamenti con le Forze dell’Ordine. Tutta l’attività della REMS è seguita dalla Magistratura in stretto rapporto con il personale sanitario che, come abbiamo visto cerca di realizzare i migliori programmi nell’ambito del mandato di cura.

Le prospettive future?

La Rems resterà a Mezzani per alcuni anni, quasi sicuramente sino al 2018, dopo di che nel corso del prossimo triennio, quando entrerà in funzione la REMS di Reggio Emilia, saranno meglio definitivi i progetti che riguardano questa struttura che sicuramente resterà attiva e potrebbe occuparsi della popolazione femminile autrice di reato.
Dopo una dettagliata e particolareggiata descrizione delle nuove strutture sanitari chiamate Rems che ospitano pazienti affetti da patologie di natura psichiatrica o soggetti che hanno commesso reati contro la società, la Dottoressa Giuseppina Paulillo ci illustra come funziona appunto la macchina Rems.

Dottoressa Paulillo, invece come nasce una Rems?

La Rems nasce come struttura sanitaria alternativa alle strutture psichiatriche giudiziale esistenti da tempo, attraverso un accordo tra lo Stato e la Regione così come previsto dalla Legge 81 del 30 Maggio 2014, entrata in vigore il 31 Marzo 2015, con la chiusura definitive degli OPG. A quel punto le aziende sanitarie della Regione e la stessa Regione individuavano delle sedi già esistenti o nuove che potessero avere le caratteristiche di trasformazione in cosi dette Rems che sul nostro territorio regionale sono 2 una a Bologna, e una qui a Parma. Dal 27 Aprile dopo una seri di lavori di ristrutturazione e ammodernamento la sede di Casale di Mezzani dove ci troviamo ha iniziato la sua attività.

Perché Parma è stata scelta come luogo dove collocare una Rems, e perché proprio questa sede?

Prima di tutto è stata scelta Parma perché fa parte di quell’area chiamata Area Vasta che va da Modena a Piacenza, la scelta di questa struttura è stata dettata dal fatto che questa era già esistente come struttura sanitaria di natura socio/riabilitativa e con pazienti comunque con patologie psichiatriche. Il numero totale di posti letto complessivo è di 10 unità ed accoglie pazienti solo di sesso maschile, attualmente siamo a 8 con un ‘età media che va dai 40 ai 55 anni, invece quella di Bologna 14 posti letto totali ma con 3 posti femminili, voglio precisare che questa struttura è provvisoria, perché negli accordi Regione e Sanità la Rems definitiva sarà quella di Reggio Emilia che verrà ultimata solamente nel 2017, e prevede un’accoglienza per 30 posti letto misti, maschi e femmine, quella dove siamo ora forse sarà solo femminile.

Quali funzioni ha una Rems come questa e che tipo di personale vi lavora?

Per quanto riguarda il personale abbiamo un equipe formata da 22 operatori, 4 tecnici di riabilitazione, 2 psichiatrici di cui uno è il responsabile, una assistente sociale, uno psicologo, infermieri e OSS. Il personale arriva già da esperienze di lavoro dove il paziente aveva già una patologia psichiatrica, ma abbiamo anche alcuni che hanno deciso di iniziare il loro lavoro come prima esperienza in una Rems, infine io come responsabile e dirigente della struttura, voglio anche precisare che tutto il personale è altamente qualificato con una serie di corsi di formazione e aggiornamenti così come previsti dalla legge.

Le funzioni della Rems sono di adottare una terapia e una riabilitazione nei confronti del paziente strettamente personale, tenendo conto del grado della misura di sicurezza giudiziaria e alla pericolosità personale e sociale o al reato commesso, all’interno vengono effettuate valutazioni Psicodiagnostiche mediante colloqui e batteria di test standardizzati, abbiamo anche una diagnostica interna, una vigilanza interna per l’incolumità dei pazienti e degli operatori che ci lavorano, altra cosa importante e fondamentale esiste una perfetta sinergia tra la struttura, l’Azienda Sanitaria e la Prefettura. Per quanto riguarda la responsabilità dei pazienti all’interno della struttura è totalmente nostra, se per caso si verificasse un ‘evasione la competenza passa in automatico alle forze dell’ordine.

Concludendo, le Rems sono una innovazione?

Di certo possiamo dire che per la psichiatria in generale sicuramente è un passaggio epocale e culturale.

 

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