Festival di Cannes 2017. Il gran finale

Il Festival di Cannes 2017 giunge al suo weekend di chiusura. La settantesima edizione di uno degli appuntamenti preferiti del mondo del cinema ci ha regalato tanti bei film, la consueta passerella di star ed anche qualche polemica piuttosto pungente.
Due giorni soli e poi calerà il sipario sul Festival di Cannes 2017. Un’edizione, la settantesima, che era iniziata sotto il segno della polemica, con Pedro Almodovar, quest’anno presidente della giuria che assegna l’ambita palma d’oro, che ha pesantemente criticato la presenza di due film prodotti e trasmessi in esclusiva da Netflix. Pellicole digitali che non raggiungeranno mai una sala cinematografica ma verranno diffusi solo via streaming. Cosa che ha fatto imbestialire il regista spagnolo che ha dichiarato che “un film dovrebbe essere di dimensione più grande della poltrona da cui lo si guarda”. Polemica che è continuata anche durante la proiezione di Okja, uno dei due film incriminati, che è stata accolta da degli odiosi “Buu”.
Ora, che Almodovar difenda con le unghie e con i denti il cinema d’autore realizzato e diffuso secondo i canali classici è piuttosto comprensibile. La componente logistica (la sala del cinema, l’audio, la dimensione dello schermo) è una componente importantissima dell’apprezzamento i una pellicola. Questo però non credo giustifichi minimamente la mancanza di rispetto per un prodotto come Okya, realizzato con impegno e bravura (tanto che si parla perfino di possibile palma d’oro) dal regista Koreano Bong Joon Ho. Senza contare che, con buona pace di Almodovar, l’evoluzione tecnologica, tanto quanto il cambio delle abitudini degli spettatori, sono processi che hanno già cambiato e continueranno a cambiare l’industria cinematografica. E, come insegna la storia, chi non si sa adattare al cambiamento muore. Per il momento pare che la direzione del Festival penda più dalla parte del suo presidente di giuria, visto che ha reso noto che dal prossimo anno non saranno ammessi film che non siano passati o non passeranno da una sala cinematografica.
Ma lasciamo da parte le polemiche e parliamo finalmente di cinema, perchè – oltre ad Okja – sono molti i titoli meritevoli di essere citati. Tra i possibili vincitori troviamo Happy End, di Michael Haneke (già vincitore di due palme d’oro in passato), che vede nel suo cast quella Isabelle Huppert che era andata vicinissima all’Oscar, a febbraio, grazie alla sua interpretazione in Elle. Ha suscitato molto rumore (positivo) Beats Per Minute di Robin Campillo. Un film che tratta di un tema sempre delicato come quello dell’AIDS. Forse non brillerà per originalità, ma è stato capace di solleticare le emozioni della critica e, ad oggi, pare essere il favorito.
Altra pellicola che potrebbe aggiudicarsi il concorso è Loveless del regista russo Andrey Zvyagintsev che, per dovere di cronaca, vinse già una palma d’oro nel 2014 per la sceneggiatura di Leviathan. Il film è piuttosto duro, ma nasconde un messaggio d’amore tutt’altro che velato che sarà certamente capace di emozionare pubblico e critica.
Il film che però vorrei veder trionfare al Festival di Cannes 2017 è The Beguiled, di una rediviva Sofia Coppola (autrice e regista). Si tratta dell’interpretazione cinematografica del romanzo omonimo di Thomas Cullinan, ambientato negli anni della guerra civile americana. Un film in cui traspare tutta l’eleganza di Sofia Coppola, capace di ricamare attorno ad una fotografia molto ben studiata, un racconto coinvolgente ed appassionante. Molto più della version del 1971 interpretata da Clint Eastwood (che non ce ne vorrà). Da sottolineare anche le superbe interpretazioni di Kirsten Dunst, Nicole Kidman e Colin Farrell. Assolutamente all’altezza delle aspettative.
Spero non me ne vorrete, ma concludiamo nel segno della frivolezza. In fondo Cannes è anche questo.
Il red carpet di quest’anno ci ha regalato davvero parecchie soddisfazioni, ma alcune delle star che abbiamo visto posare davanti ai fotografi meritano davvero di essere citate. Come Susan Sarandon, che a settant’anni ne dimostra forse cinquanta, con quel décolleté mozzafiato che sfoggia candidamente. O la nostra Monica Bellucci, che ha avuto l’onere e l’onore del discorso d’apertura (in francese) illuminando la sala con la sua consueta classe. Monica che, per altro, non è l’unica rappresentante del nostro paese ad avere un ruolo importante al Festival di Cannes 2017. Paolo Sorrentino fa parte della giuria (permettetemi di bacchettarlo virtualmente per il discorso in inglese maccheronico di qualche giorno fa), mentre il poster ufficiale della manifestazione è dedicato alla nostra bellissima Claudia Cardinale. Ma permettetemi di assegnare la mia personale palma d’oro ad un’altra Stella (la esse maiuscola è voluta) che è stata capace di illuminare il tappeto rosso più di ogni altra: Robin Wright. La Claire Underwood di House of Cards, da sempre è sinonimo di stile ed eleganza e, quest’anno più che mai, ne ha dato prova. Una Wright che sta anche dando prova di avere un carattere davvero tosto visto che sta mettendo in gioco il destino della famosa serie di Netflix in quanto non ritiene giusto che Kevin Spacey guadagni più di lei. Chapeau.
Per quanto riguarda i maschietti facciamo il gioco del semaforo. Rosso per Almodovar. Oltre alla polemica con Netflix, il regista spagnolo è parso invecchiato e poco adatto al ruolo di presidente di giuria. Giallo a Clint Eastwood che, nei panni del professore in una master class infrasettimanale, ha dichiarato di non vedere film da un pezzo. Non esattamente uno spot perfetto per il Festival di Cannes 2017. Infine, semaforo verde per Will Smith. L’attore americano, quest’anno membro della giuria, ha gettato acqua sul fuoco della polemica con Netflix facendo intendere che cinema e streaming possono tranquillamente coesistere. Saggio, educato e con un fascino ed un talento che proprio non vogliono saperne di invecchiare.
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