Fondazione Prada apre il nuovo spazio espositivo a Milano

A Milano la Signora Prada è un’autorità, come può esserlo il Sindaco, il Presidente della Regione, o dell’intera Repubblica. E forse è anche per questo che la Signora ha deciso di regalare ai milanesi, e a tutti i cittadini del mondo, uno spazio chiamato “Osservatorio”.
Mi spiego meglio: apre domani al pubblico (dalle 14 alle 20 dal lunedì al venerdì, e dalle 10 alle 20 nel week end) in Galleria “Osservatorio”, il nuovo spazio culturale di Prada, sopra il negozio uomo (il biglietto costa 10€, gratuito per gli under 18 e ridotto per gli under 26, permette di visitare anche le altre mostre della Fondazione). Dopo la sede di largo Isarco, ora Prada si rivolge alla città con uno nuovo spazio pubblico, dedicato alla fotografia e al linguaggio visivo e rivolto, in particolar modo ai giovani. Gli 800mq di superficie espositiva si sviluppano al quinto e al sesto piano, mentre al primo resta lo spazio dedicato al food, affidato alla storica pasticceria Marchesi, come previsto dal bando del Comune vinto nel novembre 2011.
La maison ha ristrutturato gli interni dell’edificio ricostruito dopo i bombardamenti del 1943, aprendo delle grandi finestre sul tetto dell’Ottagono costruito tra il 1865 e il 1867 da Mengoni. “Di questo spazio si volevano impossessare tutti, inglesi, francesi. Così noi abbiamo detto: dobbiamo tenerlo” ha dichiarato Miuccia Prada spiegando il motivo per cui ha deciso di partecipare al bando.
“Non volevo una dependance della Fondazione ma qualcosa di educativo per i giovani“. Il nome ‘Osservatorio’ non è casuale perché dalle vetrate è possibile ammirare dall’esterno la cupola in vetro che sormonta l’Ottagono, cuore della Galleria. Per l’inaugurazione, Francesco Zanot ha curato la mostra “Give Me Yesterday”, che si concentra sull’evoluzione della fotografia contemporanea usata come diario personale.”È una sorta di esplorazione del nuovo diario – ha spiegato Zanot – e di questi autori che nella maggior parte dei casi mixano, e questa è una delle tipicità del nuovo diario, la realtà con la sua ricostruzione o quantomeno con una fortissima progettualità: gli eventi non vengono semplicemente attesi, ma vengono stimolati, accomodati, se non addirittura ricostruiti, ma non tutti lo fanno“. La mostra, costruita come se fosse un unico grande murales, presenta i lavori di 14 artisti italiani e internazionali (tutti giovanissimi, il più piccolo è del ’94), partendo dalle superbe messe in scena di Ryan McGinley, che esemplificano come anche l’apparente intimità diaristica possa essere frutto di una costruzione, oppure il resoconto di due viaggi in bicicletta intorno al perimetro dell’Italia di Antonio Rovaldi, opera di grande forza visiva, che ricorda, nell’installazione, atmosfere alla Olafur Eliasson.
Con le polaroid e gli studi sulla prossemica, la scienza delle distanze nello spazio comunicativo, ha invece lavorato Irene Fenara. “Sulla base di queste distanze – ha spiegato – ho iniziato a fotografare amici, parenti, conoscenti e successivamente a misurare la distanza a cui si trovavano da me, per verificare questi studi sulla mia esperienza personale”. Esperienza che, nelle fotografie della sudafricana Lebohang Kganye, diventa qualcosa di ancora più intimo e personale, al tempo stesso, struggente e rasserenante, sulle tracce del fantasma di una madre. “Ho cominciato a guardare gli album fotografici di famiglia – ha raccontato l’artista – e ho trovato queste foto e nella maggior parte di esse potevo riconoscere le location e anche gli abiti di mia madre. E così sono andata alla ricerca dei luoghi, mi sono messa i suoi vestiti e ho impersonato mia madre, cercando di ricordare i suoi gesti, per rimettere in scena quei momenti”.
Fondazione Prada, attraverso Osservatorio, vuole guardare alle implicazioni culturali e sociali della produzione fotografica, ampliando la propria indagine sul contemporaneo. Oltre che valorizzare un luogo storico di Milano come la Galleria, fulcro e cuore di Prada dal 1913, anno in cui Mario Prada, nonno di Miuccia, aprì il primo negozio, facendo diventare la galleria centro nevralgico per la borghesia milanese.
Giuseppe di Rosalia
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