Frankenstein torna in vita al Teatro Delfino con la paura del diverso

Teatro Delfino in collaborazione con la compagnia Il Mecenate presentano Frankenstein di Mary Shelley, regia di Federico M. Zanandrea con Lorenzo Scattorin, Maruzio Scattorin, Deborah Morese, Cristina Sarti, Niccolò Sergi, Olga Re, Simone Belli, Natalia Cogliati, Federico M. Zanandrea e Laura Locatelli, produttore esecutivo Vittorio P. Apicella e scene di Pierluigi Pantanida.
L’appuntamento perciò è dal 16 al 26 aprile al Teatro Delfino (Piazza Piero Carnelli).
In una società come la nostra in cui la paura del diverso, di ciò che non si conosce, appare sempre più diffusa, generando talvolta conseguenze anche drammatiche, risulta più che mai attuale e moderno lo spettacolo presentato. La rappresentazione, un vero e proprio “kolossal” con 10 attori, 8 tecnici e 3 truccatori, è il risultato di un’unione di genere tra teatro classico e opera. A quasi due secoli dalla sua uscita, il capolavoro della Shelley Frankenstein, in particolar modo in questa versione teatrale, analizzando temi decisamente contemporanei quali la solitudine, l’esclusione sociale, l’emarginazione dei soggetti più deboli e di come questi possano generare avvenimenti tragici, “costringe” il pubblico a un momento di riflessione sulla realtà che stiamo vivendo.
“Il nostro Frankenstein nasce dal romanzo di Mary Shelley, opera che, ripresa in mano oggi, ha suscitato in me un enorme interesse perché ho trovato, nelle parole di questa superba scrittrice, una straordinaria modernità, molte delle tematiche sono infatti attuali e attualizzabili: dai dilemmi etici nel campo della ricerca scientifica al problema dell’emarginazione e della diversità, fino alla problematiche della solitudine e della ricerca dell’amore. Queste sono state le materie prime sulle quali abbiamo costruito lo spettacolo”. Spiega Federico Zanandrea, regista e interprete nel ruolo della Creatura nell’opera teatrale.
La storia, rappresentata più volte anche cinematograficamente, è nota. Frankenstein, giovane scienziato, come un moderno Prometeo riesce a dar vita a un nuovo orribile essere, creato con pezzi di cadavere.
Il mostro, anche se brutto di aspetto, è profondamente buono, non conosce la violenza, ha un cuore generoso. Ad un certo punto però si rende conto che, malgrado la sua bontà, tutti lo respingono e lo allontanano a causa del suo aspetto mostruoso. Questa delusione fa nascere in lui una forza distruttiva che lo porta a commettere i più efferati delitti, anche a danno del suo suo stesso creatore che dopo avergli donato la vita, intimorito, l’aveva abbandonato al suo triste destino. Senza trascurare, nel sottotesto, le tematiche relative alla tendenza dell’uomo di emulare Dio non ponendo limiti al proprio desiderio di andare oltre se stesso, questa versione teatrale dell’opera della Shelley, in cui la violenza assume una connotazione particolarmente contemporanea, diventa attualità.
La produzione di mostri, che ci rende a nostra volta mostri, altro non è che un’arma utilizzata dalla società per preservarsi dalla contaminazione del diverso.
“La creatura non è altro che un essere diverso, ghettizzata perchè differente da un mondo che non sa accettare la diversità. È in cerca di un padre, di un amico, di una donna, cerca la serenità e la felicità ma si vede negare tutto questo con violenza da una società opprimente. Reagirà con l’unico linguaggio che conosce quello della violenza. Tra le migliaia di tematiche che il testo ci offre c’è anche questa, quella continua ricerca della serenità e di una famiglia che accompagna i desideri non solo della creatura ma di tutti noi. L’anno scorso Frankenstein era una grande scommessa. Noi ci abbiamo sempre creduto, nonostante le problematiche di una produzione mastodontica per il nostro teatro, che rimane una realtà senza fondi né statali né privati, consapevoli della bontà del nostro operato. La scommessa è stata vinta perché il pubblico ha risposto in maniera entusiasta e abbiamo ricevuto una quantità incredibile di complimenti e commenti positivi. Questo ci ha spinto a non fermarci e a continuare il nostro percorso per rendere lo spettacolo sempre più avvincente e coinvolgente. Abbiamo in serbo un paio di modifiche, un paio di chicche del tutto nuove che siamo certi lasceranno il pubblico ancor più senza fiato”.
Federico M. Zanandrea
Dove? Teatro Delfino (Piazza Piero Carnelli).
Quando? Dal 16 al 26 aprile 2015 (riposo 20 e 21 aprile) ore 21.00 – Domenica ore 16.
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