Idomeneo fa nuovamente rotta sulla Scala

Per essere un titolo operistico approdato sul palcoscenico del Piermarini solo nel 1968, il mozartiano Idomeneo ha recuperato velocemente in presenza nei cartelloni scaligeri, cogliendo negli ultimi decenni un favore di pubblico inaspettato.
Si ricordano le edizioni del 1984, direttore Gavazzeni, ben due inaugurazioni del 7 dicembre con Riccardo Muti nel 1990 e Daniel Harding2005, per finire con Myung-Whun Chung 2009.
Idomeneo, Re di Creta, dramma per musica in tre atti, libretto di Varesco su musica di Wolfgang Amadeus Mozart, andò in scena per la prima volta il 29 gennaio 1781 all’Hoftheater di Monaco con il celebre tenore Anton Raaff nella parte del protagonista. Alterne le fortune di quest’opera mozartiana, che conoscerà nel 1786 a Vienna nuove rappresentazioni in una revisione e ricomparendo in tempi moderni solo nel 1879.
L’Italia dovrà attendere il 1947 per vederla rappresentata al Teatro la Fenice. Idomeneo doveva fondere gli ideali di canto e musica perseguiti dall’opera italiana con la tradizione francese della tragedie lirique, che dava risalto ai cori e per la passione per i balli inseriti nell’opera oltre alla spettacolarità scenica. Nella composizione della partitura, Mozart si tenne prudentemente alla consuetudine dello schema tradizionale di arie, recitativi e cori, con un’influenza gluckiana nell’orchestrazione e nell’uso di recitativi accompagnati nei momenti drammatici della vicenda.
Questa nuova produzione del Teatro alla Scala, affidata al regista Matthias Hartmann, vedeva sul podio Diego Fasolis, che opera un recupero quasi totale della partitura, reintroducendo due arie di Arbace e ripristinando per intero la gran scena finale di Elettra. E, se pur parzialmente, anche le Danze finali K527 che suggellano il lieto fine; una pagina sinfonica all’altezza della fama di serenate e sinfonie mozartiane.
La cifra stilistica del Maestro Fasolis, pur operando su strumenti moderni, è impressa fin dalle note d’apertura con l’idea rivolta a una prassi esecutiva filologica, dispiegando un Mozart dalle tinte neoclassiche, di un respiro più lirico che drammatico, ammorbidendo gli accenti drammaturgicamente più pregnanti: partitura resa senza enfasi e senza affondi perentori. Una partecipazione, nei momenti lirici, operata con sereno distacco che non si fa rimpianto o struggimento.
Il mondo delle emozioni è suggerito, controllato con serenità e non si abbandona a eccessi. Funzionale la compagnia di canto: Bernard Richter era un generoso Idomeneo, musicalmente presente, discreto fraseggio, smorza e un po’ sbianca, vocalmente messo a prova dall’impegnativa aria “Fuor del mare”, dove tende a spingere la voce con sgranatura delle colorature.
Julia Kleiter delinea un’Ilia icasticamente tenera, buon timbro, omogeneo, smorza, fila i suoni e varia i da capo. Federica Lombardi, un’Elettra dal bel personale, offre un fascinoso timbro ai fiammeggianti impeti del personaggio profondendovi intensità di passione, soprattutto nell’impervia aria D’Oreste, d’Aiace.
Suo l’applauso a scena aperta più caloroso della serata. L’Idamante sbarazzino di Michèle Losier ha timbro non fascinoso, brunito ma a volte un po’ stridulo, diventando più caldo quando la voce si dispiega. Si segnala per un’interpretazione fervorosa e impulsiva, in cui la giovanile baldanza si mescola alla commossa dedizione filiale.
Il suo agire scenico resta però troppo “femminile” e scarsamente eroico. Completavano il cast Giorgio Misseri, un Arbace dal timbro contraltino, non molto efficace nei recitativi ma convincente nelle due arie reintrodotte del suo personaggio, soprattutto la prima, di cui fa risaltare l’acuta tessitura. E il Sacerdote di Nettuno di Krešimir Špicer, dal timbro robusto e sonoro ma non ieratico, e senza finezza di canto.
Coro possente ma non utilizzato nelle sue potenzialità, vedi il fascinoso Placido è Il mar, mancante di struggente lirismo e poesia, per averlo reso a piena voce. Messinscena monumentale di Volker Hintermeier, regia di Matthias Hartmannpiù prodiga di movimenti che effettivamente curata, costumi di Malte Lübben. Applausi cortesi lungo lo spettacolo e più convinti alla chiamata in proscenio.
Recita del 23 maggio.
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