Il 18 aprile a mezzogiorno «Abbraccia un malato» in Piazza Duomo

L’obiettivo è quello di riuscire a fermare Milano per accogliere con un abbraccio il malato. Un gesto semplice ma ricco che inizia e finisce ascoltando e trasferendo “cuore”. Senza parole. Solo un fascio di emozioni che avvolgono corpo e mente. Perché a volte le parole non bastano, altre non servono.
A fare la differenza è sempre il “fare” e, soprattutto dove poco o nulla resta da “fare”, un abbraccio è sicuramente il modo migliore per essere al fianco di chi non è mai troppo distante da noi.
In occasione della nona edizione della Giornata Europea dei Diritti del Malato, sabato 18 aprile alle 12, la Milano che corre, quella sloow, quella in bicicletta, della borsa e dello shopping, della cultura e degli eventi, del design e del fuori salone, è invitata a fermarsi in Piazza Duomo per partecipare ad “Abbraccia un malato“, il primo flash mob promosso da Vidas, Associazione no profit che offre assistenza socio-sanitaria completa e gratuita ai malati terminali a domicilio, in collaborazione con Cittadinanzattiva Onlus.
Ad animare l’evento con musica e coreografia la squadra di football americano dei Seamen Milano, partner Vidas, con le Sirene (squadra femminile) e le loro travolgenti cheerleader.
«Vogliamo travolgere piazza Duomo scatenando un’onda rossa, infuocata di solidarietà. Per questo è importante che ti procuri un capo di abbigliamento rosso (t-shirt, cappello, sciarpa, guanto) da indossare allo scoccare delle 12» si legge sulla pagina Facebook dell’evento promosso da Vidas che continua:«fai sapere a più persone possibile che vi aspettiamo tutti per rilanciare l’abbraccio di Vidas, che significa fiducia e condivisione, ed è il gesto più schietto per accogliere l’altro!»
Un abbraccio, infatti, non è mai solo un abbraccio. Cingere qualcuno a noi è molto di più. Con la sua semplicità aiuta a trovare sollievo, dona benessere, ossigena il sangue aumentando la produzione di emoglobina che trasporta ossigeno ai tessuti, trasmette energia, fiducia, trasporto, unione. Migliora l’autostima, cura l’ansia, lo stress. Un abbraccio allevia la fatica, cura le preoccupazioni e aiuta a guarire stimolando l’autoriparazione di cellule e tessuti. La psicoterapeuta statunitense Virginia Satir diceva: “Ci servono 4 abbracci al giorno per sopravvivere. Ci servono 8 abbracci al giorno per mantenerci in salute. Ci servono 12 abbracci al giorno per crescere”. Iniziamo da Piazza Duomo il prossimo 18 aprile. Trasferiamo dignità al malato.
Chi è Vidas: Associazione non profit, apartitica e aconfessionale, fondata a Milano nel 1982 da Giovanna Cavazzoni, offre assistenza socio-sanitaria completa e gratuita ai malati terminali a domicilio e nell’hospice Casa Vidas: degenza e day hospice.
30.000 sono i pazienti assistiti in quasi 33 anni (fino a 170 ogni giorno) a Milano e in 104 Comuni della Provincia con équipe di medici, infermieri, operatori per l’igiene personale, assistenti sociali, psicologi, fisioterapisti, esperti in Terapia del Dolore e Cure Palliative e tutti retribuiti dall’Associazione, affiancati da generosi volontari rigorosamente selezionati e formati. 1600 pazienti curati ogni anno costituiscono oggi la più ampia capacità assistenziale in Europa fra similari servizi.
L’hospice “Casa Vidas”, aperto nel 2006, garantisce, sempre gratuitamente, un ricovero protetto a quel 10-12% di assistiti che vivono soli o in condizioni socio-ambientali critiche e spesso drammatiche, tali da rendere la casa un luogo inadeguato alla cura. Al primo piano della struttura un ampio Servizio di day hospice, rivolto a pazienti ancora autosufficienti, con ambulatori, studi medici, sala di fisioterapia, oltre a spazi per la consulenza psicologica/sociale e attività diversionali (arteterapia, musicoterapia, pet therapy).
Un’intensa attività culturale, promossa dalla Fondazione Vidas (seminari, tavole rotonde, convegni e pubblicazioni), affianca da sempre quella assistenziale, accompagnandola come un “leitmotiv”, per sensibilizzare un pubblico sempre più vasto alla filosofia ispiratrice di Vidas: restituire diritti e dignità alla persona malata fino alla fine.
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