Il Paese Ritrovato, un luogo di speranza per le demenze

Il Paese Ritrovato è un bellissimo spazio di speranza per tutti i malati di malattie neurodegenerative e di demenza, scoprirlo è valso passare un giorno di luce nell’ambito di un approfondimento che getta però ancora tante ombre sulla drammatica situazione in cui vivono questo genere di pazienti, con una crescita dei decessi che, negli ultimi trent’anni, è stata del 39%.
Un progetto pensato per il paziente
Il Paese Ritrovato è un progetto rivoluzionario alle porte di Monza che accoglie persone con Alzheimer e dà loro la possibilità di sentirsi nuovamente parte di una comunità, all’interno di una cittadina in miniatura con piazze, vie, cinema, teatro, bar, parrucchiere, negozi, laboratori, orto e giardini.
“Coniugare l’aspetto medico scientifico della cura alla relazione umana e culturale è un aspetto fondamentale affinché si possa sempre più migliorare la qualità della vita delle persone malate e di chi lavora con loro – ha commentato Roberto Mauri, presidente della Cooperativa La Meridiana – La nostra Cooperativa è da anni impegnata nel contribuire a rinnovare la cultura della cura. Le strutture di lungodegenza che accolgono le persone con demenza o con patologie neurovegetative complesse, oltre che offrire un’adeguata assistenza medica, secondo la nostra visione sono chiamate a mettere in campo un ampio e qualificato ventaglio di cure non farmacologiche, iniziative culturali, ludiche, espressive, e a promuovere alleanze a 360 gradi”.
I numeri peggiorano di anno in anno
Drammatiche le previsioni sulla malattia di Alzheimer, che oggi colpisce 600 mila persone e la cui incidenza passerà dai 200 mila nuovi casi all’anno del 2020 ai quasi 290
mila del 2040. A fare il punto è Lorenzo Mantovani, direttore del Centro dipartimentale di studio sulla sanità pubblica dell’Università Bicocca di Milano. “Incidenza e prevalenza di demenza sono crescenti all’avanzare dell’età e l’Italia è già oggi una delle nazioni con la struttura della popolazione più anziana, tanto che la Global Burden of Disease Collaboration identifica il nostro quale uno dei Paesi con il maggior impatto delle demenze. Le previsioni demografiche indicano che la nostra popolazione è destinata a invecchiare ulteriormente e questo è un successo del nostro sistema sanitario. Un successo che renderà però l’entità epidemiologica ancora maggiore”.
Un tema caro a Fondazione Roche
“Il tema della presa in cura delle fragilità mi sta molto a cuore perché interseca vari problemi che riguardano l’attuale situazione del nostro sistema sanitario nazionale – ha commentato Mariapia Garavaglia, presidente di Fondazione Roche – Le missioni 5 e 6 del PNRR avevano creato aspettative, che ora mi permetto di definire illusioni, perché i molti finanziamenti messi a disposizione sono destinati principalmente alle strutture e non all’organizzazione di servizi innovativi, fatta eccezione per la digitalizzazione. In particolare, emerge una totale assenza di servizi dedicati alle grandi disabilità dovute alla malattia di alzheimer e alle demenze. Le statistiche e la sociologia indicano con chiarezza come dovrà cambiare la presa in carico delle fragilità, intesa tanto come ‘cure’ quanto come ‘care’. E quindi non solo pura preparazione professionale, ma anche una proposta qualificata di atteggiamenti psicologici verso le persone fragili: dolcezza, attenzione, pazienza. Non solo virtù personali e volontaristiche, bensì scelte terapeutiche che possono restituire ai pazienti la pienezza della dignità che appartiene a ogni essere umano, anche nella sofferenza più profonda e imperscrutabile”.
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