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Home›Cronaca e Attualità›Il senatore PD Franco Mirabelli sbugiarda il leghista Alessandro Morelli sulle politiche dell’immigrazione

Il senatore PD Franco Mirabelli sbugiarda il leghista Alessandro Morelli sulle politiche dell’immigrazione

By Lucrezia Lessio
18 Giugno 2015
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Durante la trasmissione ‘Coffee Break’ in onda su La7, è avvenuta un’accesa discussione tra Franco Mirabelli (senatore PD) e Alessandro Morelli (Lega Nord) a riguardo delle politiche sull’immigrazione.

“Le leggi che ha contestato il leghista Morelli e che governano l’immigrazione oggi in Italia si chiamano Bossi-Fini e Direttive e accordo con le Regioni e l’ha firmata Maroni quando era Ministro dell’Interno. – ha ricordato il senatore Franco Mirabelli al collega della Lega Nord –  Tutta la politica di accoglienza e di governo dei profughi sui territori, compresi i 30 euro dati alle cooperative per ogni immigrato che dovevano gestire, è una politica scelta da Maroni quando era Ministro degli Interni. Trovo ridicolo che ora si dica che queste sono le politiche del Governo Renzi perché non è vero: queste sono le politiche dei Governi Berlusconi, a cui la Lega ha dato un contributo fondamentale. La legge che oggi norma l’immigrazione in Italia è ancora la legge Bossi-Fini“.

Per chi non fosse abbastanza informato o avesse alcuni dubbi la cosiddetta “Bossi-Fini” regola in Italia le politiche migratorie e occupazionali per gli stranieri, entrata in vigore il 10 settembre 2002.

Si tratta di una legge che ha più di dieci anni, approvata dal Parlamento italiano durante la XIV Legislatura – ovvero il secondo governo Berlusconi –, la legge n.189 del 30 luglio 2002 prende i nomi dai suoi primi firmatari: Gianfranco Fini (leader di Alleanza Nazionale, vicepresidente del Consiglio dei ministri) e Umberto Bossi (Lega Nord, Ministro per le Riforme istituzionali e la Devoluzione).

Questa legge modificava il “Testo Unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione e norme sulla condizione dello straniero” (decreto del luglio 1998) e integrava la modifica “Turco-Napolitano” (legge n.40 del 6 marzo 1998).

Le legge “Bossi-Fini” tocca alcuni temi precisi:

  1. Ingresso: può entrare in Italia solo chi è già in possesso di un contratto di lavoro che gli consenta il mantenimento economico. La presentazione di documentazione falsa comporta l’inammissibilità della domanda e una serie di responsabilità penali.
  2. Permesso di soggiorno: viene concesso solo a chi possiede un contratto di lavoro – dura due anni per i rapporti a tempo indeterminato e un anno negli altri casi-. Se nel frattempo la persona diventa disoccupata sarà costretto a rientrare in patria. La legge aveva inoltre aumentato da cinque a sei gli anni necessari di soggiorno in Italia per ottenere la carta di soggiorno e quindi la permanenza sul suolo italiano a tempo indeterminato: successivamente, a seguito del recepimento di una direttiva europea, sono stati riportati a cinque.
  3. Impronte digitali: per le persone che chiedono il permesso di soggiorno o che ne chiede il rinnovo, la legge ha introdotto l’obbligo di rilevamento e registrazione delle impronte digitali.
  4. Espulsioni di irregolari e clandestini: come la legge “Turco-Napolitano”, anche la “Bossi-Fini” prevede che le persone irregolari senza permesso di soggiorno ma con un documento di identità vengano espulse per via amministrativa, cioè dal prefetto della Provincia dove vengono rintracciate. L’espulsione deve essere eseguita immediatamente con “l’accompagnamento alla frontiera” da parte della forza pubblica. Se la persona è anche senza documenti di identità e conseguentemente clandestino, verrà portata in quelli che prima si chiamavano Centri di Permanenza Temporanea (CPT) poi definiti Centri di Identificazione ed Espulsione (CIE) per sessanta giorni (la “Turco-Napolitano” ne prevedeva trenta) durante i quali si svolgeranno le pratiche per l’identificazione. Nel caso non venga identificato al clandestino verrà ordinato di lasciare l’Italia entro tre giorni – lasso di tempo diminuito notevolmente in quanto prima erano quindici giorni -. Lo straniero espulso che rientra senza permesso commette un reato e viene detenuto in carcere.
  5. Ricongiungimenti familiari: il cittadino extracomunitario in regola con i permessi, può chiedere di essere raggiunto dal coniuge, dal figlio minore o dai figli maggiorenni purché a carico e a condizione che non possano provvedere al proprio sostentamento. Ricongiungimenti sono previsti anche per i genitori degli extracomunitari a condizione che abbiano compiuto i 65 anni e che nessun altro figlio possa provvedere al loro sostentamento.
  6. Falsi matrimoni: la legge prevede che il permesso di soggiorno venga revocato se ottenuto attraverso un matrimonio con un cittadino o una cittadina italiana o con uno straniero regolarizzato a cui non sia seguita un’effettiva convivenza. A questa norma c’è un’eccezione, se dal matrimonio sono comunque nati dei figli.
  7. Respingimenti: la legge ammette i respingimenti al paese di origine in acque extraterritoriali, in base ad accordi bilaterali fra l’Italia e altri paesi (ad esempio quello con la Libia di Gheddafi nel gennaio 2009), che impegnano le polizie a cooperare per prevenire l’immigrazione clandestina. L’obiettivo era quello di fare in modo che i barconi non potessero attraccare sul suolo italiano e che l’identificazione degli aventi diritto all’asilo politico o a prestazioni di cure mediche e assistenza avvenisse direttamente in mare. Sono a causa questo punto le stragi in mare dove spesso i migranti si buttano in acqua dai barconi provando ad arrivare a riva a nuoto.

Questa legge è stata molto discussa in ambito europeo in quanto viola l’art.18 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione europea che recepisce a sua volta il principio stabilito dalla Convenzione di Ginevra, perché fra i migranti arrivati a bordo delle barche intercettate e poi respinti senza un’attenta verifica, potrebbero esserci profughi in cerca di protezione internazionale.

Video del frammento della trasmissione: http://www.la7.it/coffee-break/video/mirabelli-pd-ricordo-che-oggi-la-legge-che-norma-limmigrazione-si-chiama-bossi-fini-16-06-2015-157341

 

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