Il teatro al tempo del Covid, ancora troppa indifferenza

Mentre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, fa bella mostra di sé in una passerella non molto casuale al cinema America di Roma, tra fotografi e cameramen, lontano dalle luci della ribalta il mondo del palcoscenico si dibatte nei postumi di un post-coronavirus i cui effetti sono ancora molto presenti non tanto per quanto riguardi l’aspetto virale, ma per i drammatici effetti economici e organizzativi che hanno minato l’attività di tutte le compagnie teatrali del Paese.
Ne abbiamo parlato con Antonio Ricchiuti, attore milanese che dal 1999 guida una importante compagnia, l’Associazione Culturale “Tutti all’… Opera”, composta da oltre 200 persone e che, oltre a realizzare spettacoli teatrali di prim’ordine, gestisce un locale a Opera (il Cinema Teatro Eduardo), dopo una importante esperienza a Peschiera Borromeo, allestendo regolarmente una serie di campus estivi con corsi di recitazione a Mediglia, sempre alle porte di Milano.
“Noi abbiamo chiuso il 23 febbraio 2020 e abbiamo riaperto il 15 giugno, sia come cinema, in cui proiettiamo anche film di ‘prima visione’, sia come campus estivo”, racconta Ricchiuti, esternando la propria preoccupazione per il presente ma, soprattutto, anche per il futuro. “La difficoltà è stata quella di avere chiuso una struttura del genere dopo averla presa in gestione quattro mesi fa e avere apportato delle migliorie con una stagione teatrale di alta qualità interrotta e rinviata alla prossima stagione, con nomi in cartellone del calibro di Barbara De Rossi e importanti piece teatrali. Soprattutto perché, quando si inziava a intravedere il sole, arrivavano sempre nuvole nere. Noi, gente del mondo del teatro, siamo stati considerati come gli ‘untori’ perché nessuno sapeva niente su cinema e teatri e nessuno sa ancora niente”.
Ricchiuti si lamenta della mancanza di chiarezza nelle direttive: “Lo stato non ha ancora definito dei parametri per riprendere la nostra attività. Si parla di distanziamento e mascherine, del metro di sicurezza, eppure vediamo la ‘movida’ rinascere indisturbata. Se c’è ‘movida’ c’è anche la socialità e il teatro vive di socialità, ma anche di cultura. Forse perché non apportiamo abbastanza entrate allo Stato, eppure copriamo una grande fetta del nostro territorio”.
L’attore milanese poi traccia una radiografia del movimento lombardo. “Sono tante le compagnie che lavorano in Lombardia. Checché se ne dica, anche se Roma è la capitale dello spettacolo e Milano del commercio, qui c’è il fulcro di tutto. Di compagnie ce ne sono tantissime, bisogna capire come definirle, se amatoriali o professionali. Tornando indietro nel tempo, i milanesi nel Dopoguerra per prima cosa, dopo gli ospedali, ricostruirono il Teatro alla Scala. Non capisco questo governo come possa mettere il teatro in secondo piano e non ci calcoli minimamente. Ho scritto privatamente via pec al presidente Conte, difendendo la mia categoria. In questi mesi ho anche fatto dei video e girato una serie di spot, ma non è servito”.
Infine Ricchiuti sottolinea l’importante funzione sociale del teatro e della sua compagnia in particolare. “Ho 130 bambini a settimana sulle spalle, in più gli educatori. L’arte è espressività, emozione ed empatia, tutto ciò che non c’è nella vita normale. Aprire i cinema e i teatri il 15 giugno, con la stagione ormai volta al termine, è stata una presa in giro. Noi gestiamo l’unico cinema teatro della zona Sud di Milano che sia aperto, e ci siamo presi volutamente questa responsabilità. Non possiamo vivere di soli spettacoli teatrali, che nemmeno sappiamo quando potremo mandare in scena. Il lavoro va inventato giorno per giorno. Io a febbraio ero già online nelle case dei miei allievi”.
Il futuro del teatro, e del mondo dell’arte in generale, diventa così pietra angolare della rinascita post-Covid. La compagnia di Ricchiuti guarda con fiducia al futuro, e al proprio debutto sul palcoscenico del Teatro Repower di Assago, previsto per il 28 novembre 2020 con “E meno male che c’è Maria” di Garinei e Giovannini. Ma da parte del Governo servirà qualcosa di più che non le semplici parole sentite finora.
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