In scena al Teatro Filodrammatici “La nave fantasma”

Dal 1 al 6 marzo 2016 al Teatro Filodrammatici “La nave fantasma”, di Giovanni Maria Bellu, Renato Sarti e Bebo Storti. Regia Renato Sarti. Produzione Teatro della Cooperativa. Premio Gassman/Città di Lanciano 2005 – Miglior Testo Italiano
Il 25 dicembre del 1996, quasi venti anni fa, al largo delle coste siciliane, affondò un piccolo battello carico di migranti provenienti dall’India, dal Pakistan e dallo Sri Lanka. Le vittime furono duecentottantatre: si trattava della più grande tragedia navale avvenuta nel Mediterraneo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Un record che è stato tragicamente superato in questi ultimi anni.
Nonostante le precise testimonianze dei superstiti, autorità italiane e mass media, eccetto rare eccezioni (Livio Quagliata de Il Manifesto, Dino Frisullo di Senza Confine), non se ne occuparono: la tragedia del Natale 1996 divenne il naufragio fantasma. Gli stessi pescatori della zona, che recuperarono decine di cadaveri nelle reti, temendo conseguenze per la loro attività li ributtarono in mare. Solo cinque anni dopo, con un reportage reso possibile dalla testimonianza del pescatore di Portopalo Salvatore Lupo, il quotidiano La Repubblica, attraverso un’inchiesta del giornalista Giovanni Maria Bellu, riuscì a individuare e filmare il relitto. Nel giugno del 2001 le immagini della “nave fantasma” fecero il giro del mondo ma, nonostante l’appello di quattro premi Nobel italiani (Renato Dulbecco, Dario Fo, Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia) e alcune interpellanze parlamentari, non era stato fatto nulla per recuperare il relitto e riconsegnare questo episodio alla Storia senza menzogne ed omertà.
“La nave fantasma” è una sintesi drammatica della vasta tematica, diventata sempre più urgente, connessa al tema dell’immigrazione: la disperazione dei migranti, il silenzio delle autorità e dei mass media, la ferocia dei trafficanti di esseri umani, la terribile indifferenza e l’invincibile paura della nostra società, le reazioni di carattere xenofobo e razzista.
Benché basato su una rigorosa cronaca degli eventi – tradotta sulla scena attraverso i racconti dei protagonisti, con l’ausilio di materiale video e la proiezioni di disegni realizzati appositamente da Emanuele Luzzati – l’intento registico è quello di fare ricorso a tutti gli elementi tipici del teatro comico e del cabaret, quali l’improvvisazione e il rapporto continuo e diretto con il pubblico.
In scena gli stessi Bebo Storti e Renato Sarti che, in una sorta di cabaret tragico, estremo e scioccante, coinvolgeranno gli spettatori nella rievocazione di quella dolorosa vicenda e nella riflessione su uno degli argomenti più scottanti dei giorni nostri.
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