Inter-Hapoel 0-2, la partita è peggio della maglia

Se questa è l’Europa League dell’Inter, forse era meglio restare ancorati alla mediocrità dell’Italia. La squadra nerazzurra ‘stecca’ clamorosamente all’esordio nel trofeo continentale minore e perde malamente in casa per 2-0 contro i non irresistibili israeliani dell’Hapoel Beer Sheva (un nome che unisce reminiscenze alcoliche a quelle del grande bomber milanista), che in uno stadio semideserto (secondo anello chiuso a parte la Curva Nord) starreggia e detta calcio soprattutto nella ripresa, quando realizza i due gol e ne sfiora altrettanti.
In attesa della Juventus, domenica in campionato, il tecnico olandese Frank De Boer inserisce le cosiddette ‘seconde linee’, che però emulano i compagni più prestigiosi, finora in stagione sempre sotto per primi nelle partite ufficiali.
Sia l’allenatore che la squadra non hanno dimostrato di saperci fare in questi primi giorni ufficiali di stagione, privi di lampi e idee, mascherati nel primo tempo da un palo a botta sicura di Eder.
Nella ripresa esce Marcelo Brozovic ed entra Ever Banega, che però non entra mai in partita. Dopo un tentativo di Eder, arriva al 54′ la rete di Miguel Vitor su cross di Maranhao, con Murillo a bordo campo dopo uno scontro e un paio di scontri ruvidi al limite dell’area con gli interisti ad avere la peggio. Entra anche Candreva, ma la musica non cambia, ed è anzi l’Hapoel a raddoppiare direttamente su punizione pennellata di Buzaglo e Samir Handanovic fermo: è il 69′ e la partita finisce, senza più acuti da parte dei nerazzurri (in una inqualificabile terza maglia gialloverdeblù elettrici), che riescono solamente a collezionare una lunga serie finale di corner senza esito, su cui Mauro Icardi (entrato a un quarto d’ora dalla fine al posto del fischiatissimo Felipe Melo) nulla può. E’ anzi l’Hapoel a sfiorare un tris (traversa di Bitton su calibratissimo pallonetto) che non sarebbe stato del tutto demeritato. Ora contro la Juventus diventa obbligatoria una reazione pronta e immediata, pena l’improvvisa messa in discussione di De Boer, l’uomo che avrebbe dovuto fare dimenticare Roberto Mancini.
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