La Casa di Carta, ecco l’attesissima terza stagione

La nuova stagione de La Casa di Carta, serie di matrice spagnola distribuita in tutto il mondo da Netflix, è finalmente disponibile. Un ritorno in grande stile che, per altro, spalanca le porte ad un altro sequel.
Le aspettative erano davvero alte. La rapina impossibile alla zecca di stato spagnola, raccontata nelle prime due stagioni de La Casa di Carta aveva letteralmente stregato il pubblico di mezzo mondo e, dopo che i ladri gentiluomini capitanati dal Professore (Álvaro Morte) erano riusciti a darsi alla fuga con il bottino, tutti si chiedevano cosa si sarebbero inventati gli sceneggiatori per dare un senso ad un proseguo della storia.
E la vicenda è forse la parte migliore di questa terza stagione. Sia per l’evento scatenante, ovvero la cattura di Rio (Miguel Herrán) da parte della polizia internazionale e il successivo ricongiungimento della banda per liberarlo, sia per il continuo utilizzo di flashback che ha permesso di ritrovare Berlino (Pedro Alonso), uno dei personaggi migliori della serie che era morto proprio nell’ultimo episodio della seconda stagione. Pur di salvare Rio, Tokio (Úrsula Corberó) fa in modo di ricomporre la banda e convince tutti che aiutarlo è la cosa giusta da fare, ma è solo grazie al Professore e alla sua compagna Raquel (Itziar Ituño), ex-ispettrice, oggi Lisbona, che il gruppo riuscirà a mettere insieme il piano per liberare il ragazzo.
Naturalmente c’è di mezzo un’altra rapina, e ovviamente è ancora più grande della precedente. Più rischiosa, più disperata. La giusta escalation di eccessi e di pericolo. Si muoverà mezza Spagna per fermarli, dalla polizia all’esercito, pure le forze speciali. Un nuovo ispettore coordinerà le operazioni, Alicia Sierra (Najwa Nimri), una “cattiva” che nel caso siate appassionati di televisione spagnola riconoscerete immediatamente visto che partecipa praticamente ad ogni nuova produzione recitando sempre nello stesso modo (e in questo caso non è un complimento).
Nuove facce pure tra i malviventi, con l’argentino Rodrigo De la Serna, detto Palermo, che prende il comando delle operazioni al posto di Berlino, scimmiottandone l’arguzia e aggiungendo un tocco sudamericano a cui, alla lunga, ci si abitua volentieri. Con lui anche Bogotá (Hovik Keuchkerian), attore spagnolo di origine libanese piuttosto quotato in patria che qui non sfigura. I veterani, poi, ci sono ancora tutti, con i loro pregi ed i loro difetti. Morte e Alonso si confermano attori di spessore, Alba Flores – o per meglio dire Nairobi – mostra tutta l’esuberanza del suo sangue gitano e risulta essere il personaggio più divertente della stagione.
Solo otto puntate questa volta, con un finale rocambolesco ed emozionante che offre al pubblico un taglio diverso, nuovo. Una violenza che, in fondo, non era tipica de La Casa di Carta, ma che fa ben sperare per la prossima stagione che, evidentemente, non potrà essere un’altra fotocopia delle prime due. Un peccato rivedere alcuni errori di sequenza e di montaggio tipici della prima parte della storia, come l’uso – anzi l’abuso – del modello videoclip (sequenze più o meno lunghe accompagnate da canzoni più o meno azzeccate), oltre a circostanze davvero poco credibili che finiscono per screditare la parte buona della serie. Il finale vi lascerà forse l’amaro in bocca, visto che non fa finire proprio nulla. Avrete la sensazione tipica da inizio dell’ultima sequenza pubblicitaria prima del finale del film in prima serata. Solo che qui la pubblicità durerà qualche mese visto che non si sa ancora quando uscirà la quarta stagione.
Una serie che, in ogni caso, merita di essere vista. Se non altro per quanto l’abbiamo aspettata e specialmente se vi sono piaciute le prime due stagioni.
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Una curiosità: l’edificio che viene presentato come “Banco de España”, oggetto della nuova rapina, in realtà non lo è. Si tratta di “Nuevos Ministerios”, sede – per l’appunto – di alcuni ministeri. Si trova nel centro di Madrid, più a Nord rispetto alla vera sede della banca nazionale, sulla Gran Via.