La vendetta di Harvey Specter

Non svegliare il can che dorme. I detti popolari sono sempre fonte di saggezza ed avrei dovuto ricordarmelo quando, un paio di settimane fa, mi sono permesso di andare contro corrente e dire che Suits – la celebre serie TV americana che vede per protagonisti Harvey Specter (Gabriel Macht) e Mike Ross (Patrick Adams), due brillanti avvocati di New York – necessitava di un po’ di movimento, un cambio di stile. Coloro che hanno avuto il piacere di vedere la puntata numero quindici di questa quinta stagione avranno certamente notato che il cambiamento c’è stato eccome. Credo di avere tenuto le mani davanti alla bocca (come la scimmietta zitta dell’emoticon del telefonino) per tutta la puntata! Prima Mike che decide di difendere se stesso, poi Donna che fa da confidente ad Harvey che sta pensando di prendersi tutta la colpa (ma quando si mettono insieme questi due!?), poi Louis che registra di nascosto Harvey con l’idea di incriminarlo e salvare almeno se stesso, ed infine la Gibbs (la bravissima Leslie Hope) che offre un accordo a Mike Ross che prevede “soli” due anni di prigione in cambio di nessuna azione contro i suoi amici. E, stando agli ultimi dieci secondi della puntata, il ragazzo pare intenzionato ad accettare.
E questi sono solo alcuni dei momenti toccanti che abbiamo avuto il piacere di vedere. Praticamente ogni personaggio ha contribuito al successo dell’episodio, chi uscendo dalla classica “comfort zone”, chi accentuando ancora di più il proprio carattere (nel bene o nel male). E, come ci era accaduto per The Walking Dead, non sappiamo davvero come faremo ad aspettare fino al 3 di marzo per vedere come va a finire questa faccenda.
Nella speranza che la lamentela abbia lo stesso effetto magico che ha avuto su Suits, spostiamo il nostro malumore su The Blacklist. Ora, capiamo che Liz (Megan Boone) è incinta e che quindi non può saltare su e giù dai tetti, capiamo che suo marito Tom (Ryan Eggold) si trovi in una fase mistica in perfetto stile “cammino di Santiago”, e capiamo perfino che Reddington (l’incredibile James Spader) debba rimanere il personaggio perfetto che è sempre stato sin dalla prima puntata. Quello che chiediamo, però, è che la trama abbia un capo e una coda, che mostri una direzione e che non assomigli ad un collage di episodi che sembrano fatti per riempire il tempo previsto dal contratto di produzione. Perché le ultime due puntate di questa serie TV, ci hanno dato esattamente questa sensazione. Quindi che Red e Harvey Specter si facciano una telefonata quanto prima.
Chiudiamo l’appuntamento odierno parlando di qualcosa di molto più leggero ma non per questo meno piacevole.
È cosa nota che Tim Robbins e Jack Black siano due bravissimi attori. Che messi a recitare insieme in una sit-com da puntate di venti minuti diventassero meravigliosamente letali, però, lo abbiamo imparato solo recentemente e grazie a The Brink. Uscita nell’estate del 2015 dalle celebri fucine HBO ed incredibilmente (almeno per me) chiusa senza nemmeno una seconda stagione, la serie ha riscosso un successo contenuto ma comunque non banale. Probabilmente se non stessimo parlando di HBO (da cui ormai tutti si aspettano solo capolavori) la serie sarebbe stata rinnovata per altre tre stagioni, pazienza. Il Setup è quello di una crisi geopolitica con i fiocchi che nasce, cresce e si consuma tra la casa bianca e Islamabad (Pakistan). Il segretario di Stato Walter Larson (Tim Robbins), con una certa passione per whiskey e prostitute, è alle prese con un Presidente di poco polso e dei colleghi di poltrona molto più propensi all’uso delle armi che alla diplomazia. Nell’ambasciata americana in Pakistan, intanto, Alex Talbot (Jack Black) passa le giornate armeggiando con le proprie scartoffie e spacciando marijuana agli altri corpi diplomatici nel tempo libero. Tutto sembra scorrere piuttosto tranquillamente fino a quando un colpo di stato in Pakistan costringe Alex a rifugiarsi a casa del suo autista pakistano di nome Rafiq (Aasif Mandvi) dove verrà però catturato dalle milizie locali, dando origine ad una serie di guai diplomatici sempre più complessi, che vedranno toccare il proprio apice quando Pakistan ed Israele si lanceranno addosso un paio di testate nucleari.
La serie vive certamente di stereotipi e di fraintendimenti diplomatici degni di Franco e Ciccio (per chi ricorda i due geni comici di casa nostra) ma sono proprio i due protagonisti principali che, insieme ad un cast di tutto rispetto in pieno stile HBO, rendono questa serie davvero speciale.
Due momenti da ricordare. Primo: il Segretario Larson che, in video conferenza mondiale, nel tentativo di fermare quella che sembra essere la terza guerra mondiale, zittisce a battute Francia, Israele, Cina, India, Russia e Giordania che litigano tra loro come bimbi dell’asilo! Da morire dal ridere. Secondo: Alex che cerca di fermare l’attacco nucleare su Israele dal crudele militante pakistano Zaman utilizzando la psicologia, ovviamente senza successo.
Dieci puntate da una ventina di minuti l’una si guardano in un week end. Se il tempo è brutto e non avete troppo da fare, The Brink vi terrà un’ottima compagnia (piacerebbe perfino ad Harvey Specter).
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