La vendita del Milan sembra sempre più una certezza

Circa 500 milioni di euro per il 51% del Milan è stata l’offerta presentata da Bee Taechaubol a Silvio Berlusconi e sua figlia Barbara ad Arcore. Quattro ore di incontro. Finito proprio mentre si concludeva a San Siro l’ennesimo flop della squadra, che ha toccato il fondo creando i presupposti per un altro evento storico: ovvero il terzo esonero in poco più di un anno.
La possibilità di sostituire Inzaghi con Brocchi renderà ancora più delicata la notte di riflessione del presidente rossonero. Più complessa è però la decidere di continuare o meno la trattativa con il broker thailandese, il cui entourage fa filtrare che sono stati fatti passi avanti significativi. La scelta di Berlusconi potrebbe arrivare già nelle prossime 24 ore. L’altro gruppo interessato al Milan, composto da imprenditori cinesi e guidato da Richard Lee, aspetterà ma non più di un paio di giorni, perché è deciso a entrare nel mondo del calcio e ha già soluzioni alternative. Rispetto alla cordata guidata da Taechaubol, l’altra è pronta a investire direttamente circa 600 milioni per il 60%. Ma in entrambi i casi si parlerà sicuramente della possibilità di quotare il club su una Borsa asiatica.
Il momento della verità si avvicina per il Milan, ma non è l’unica azienda del Gruppo Berlusconi che potrebbe vivere una svolta storica. Lunedì si è parlato del mercato televisivo ad Arcore, quando l’ex premier ha ricevuto in segreto Rupert Murdoch, numero 1 di Sky.
L’incontro con Taechaubol è stato “documentato” durante l’intera giornata con diverse foto: una foto in mattinata ha annunciato di essere sulla via di ritorno da Ginevra, poco prima delle 18 ne ha pubblicata un’altra, in posa in abito scuro e cravatta blu, accanto alla moglie, in tubino nero. Un’ora più tardi hanno varcato il cancello di Villa San Martino assieme a Pablo Victor Dana, rappresentante di ADS-Securities, e James Davies-Yandle, co-fondatore della Global Legends Series, la società di cui Taechaubol è sponsor e che ha siglato un accordo per lo sviluppo di scuole calcio in Cina con il governo di Pechino. Poi, con l’arrivo di Barbara Berlusconi, è iniziato l’incontro, proseguito anche mentre sul televisore scorrevano le immagini di Milan-Genoa. In mattinata Berlusconi avrebbe avuto un confronto, in conference call, con i rappresentanti della cordata guidata da Richard Lee. Secondo alcune ricostruzioni la loro proposta (con investimenti diretti, un piano di valorizzazione del marchio sul mercato asiatico e una possibilità di uscita con tempistiche precise per il socio di minoranza) fornirebbe maggiori garanzie all’attuale proprietà del club. Nel caso in cui si realizzasse questo scenario, non è escluso un incontro a breve con uno dei membri, Zong Qinghou, presidente di un colosso delle bevande e uno degli uomini più ricchi della Cina. Ancora poche ore e sarà chiaro se sarà questa cordata o quella di Taechaubol a guidare la svolta storica per il Milan.
Mentre Mr. Bee vola ad Arcore, la possibilità della cessione del Milan è sicuramente il piatto forte della cena a Villa S.Martino.
Ma San Siro, invece, va in scena il dramma. La squadra rossonera perde 3-1 col Genoa, in un clima pesantissimo: pochi i tifosi sugli spalti e la Curva Sud che per 90′ contesta duramente squadra e società. Nessuno crede più in questo Milan, neppure Adriano Galliani che lascia San Siro prima della fine della partita, sconfortato dal risultato e amareggiato dai cori offensivi intonati dalla Sud. Anche gli ultras abbandonano il loro settore sul 2-1. Molte cose stanno per cambiare: Berlusconi potrebbe lasciare, ma prima di lui potrebbe essere Inzaghi a dire addio ai colori rossoneri. È un Milan demoralizzato, incapace di reagire, incapace di tessere le trame di gioco. Inzaghi, in panchina, è scuro in volto. Non smette di dare indicazioni ai giocatori, ma sembra ormai non avere più la squadra in mano. Doveva essere la partita del riscatto dopo la deludente prova di Udine e invece si è aggiunta una seconda prestazione da farsi perdonare. È chiaro che il ritiro voluto da Inzaghi, in accordo o meno con i rossoneri, non ha sortito gli effetti sperati. È il momento più nero della storia del Milan. Abbandonato dai suoi tifosi, a un passo da una svolta epocale, lontanissimo dall’Europa con soli 43 punti in classifica, attende soltanto la fine di un campionato amaro. Al 90′ a San Siro restano solo i tifosi del Genoa a festeggiare un’annata splendida e una vittoria che mancava dal 25 maggio del 1958. Il futuro rossonero è un rebus. Se dovesse cambiare la proprietà, sarebbero tutte da decifrare le intenzioni e i progetti di chi arriverà. Il Milan giovane e italiano chiesto da Berlusconi non sembra essere la ricetta più adatta alle aspirazione di uno dei club più titolati al mondo. Dalle ceneri di questa squadra deve nascere un altro Milan a condizione di nuovi e ingenti investimenti. L’ennesimo tonfo di questa sera fotografa perfettamente l’umore nero dell’ambiente. I giocatori scendono in campo senza grinta. Niente è cambiato rispetto a Udine, anzi forse qualcosa è addirittura peggiorato. In che direzione andrà la gara lo si capisce pochi secondi dopo il fischio d’inizio: è subito il Genoa a farsi pericoloso e a tenere il pallino del gioco. E anche Diego Lopez capisce che sarà una serata impegnativa. Bertolacci scalda i guantoni del portiere rossonero con un pericoloso mancino, al 3′ ci provano Bergdich e Niang ma Diego Lopez devia in angolo. Ancora l’ex milanista è pericoloso al 15′. Il Genoa ci crede e si proietta in avanti in un paio di occasioni con Bertolacci in evidenza sotto gli occhi del commissario tecnico Antonio Conte in tribuna. Il Milan è nervoso, tanto che Menez si fa ammonire al 30′ per proteste un giallo che gli costerà l’espulsione nel secondo tempo. L’unico squillo rossonero arriva al 34′ con un rasoterra di Cerci controllato da Perin. Due minuti dopo, però, Bertolacci sblocca la partita: azione personale palla al piede, supera la coppia Van Ginkel-Rami e sigla l’1-0. Fischi sonori accompagnano il Milan negli spogliatoi, in un clima di costante contestazione. Nella ripresa si consuma l’epilogo della disfatta. Inzaghi si gioca il tutto per tutto e chiama in campo Destro e Pazzini, sostituendo De Sciglio e un pessimo Honda che addirittura rivolge applausi ironici ad un pubblico in subbuglio. È il Genoa a trovare subito il raddoppio con Tino Costa. Iago Falque fa tutto bene sulla destra e serve l’assist vincente. Velleitario ogni tentativo del Milan che perde intensità e orgoglio. In campo non si vede gioco, il gol di Mexes – che arriva al 21′ – non riapre la partita perchè non cambia l’atteggiamento della squadra. Saltano i nervi e Menez si fa espellere per somma di ammonizioni. Il Milan resta in dieci e arriva il tris del Genoa su calcio di rigore per un fallo di Mexes su Kucka, trasforma dal discetto Iago Falque. Il triplice fischio dell’arbitro, come scrivono gli ultras della Sud, «mette fine allo scempio». Mesto rientro negli spogliatoi con un domani tutto da scrivere. Sarà una lunga notte. Forse l’ultima da rossonero per Pippo Inzaghi.
Per Inzaghi è la notte pima dell’addio: “Ho sempre dato tutto, a testa alta qualsiasi decisione arriverà” prosegue “ora la società rifletterà e prenderà la decisione migliore. Il Milan è nel mio cuore, qualsiasi sia la decisione. Posso andare in giro a testa alta, perché ho sempre dato tutto me stesso”. Le parole pronunciate da Pippo Inzaghi al termine della partita col Genoa, suonano come un messaggio d’addio. Più volte in stagione il tecnico rossonero si è ritrovato in bilico, ma ormai è chiaro che ha toccato il fondo. “Questo è il calcio – aggiunge l’allenatore – fa parte del gioco. Mi dispiace. La squadra era voluta restare in ritiro, per fare una buona partita. La squadra da tutto, ma in questo momento non basta, non è sufficiente”. Il ritiro è stato prolungato anche dopo la sconfitta di questa sera. I giocatori si sono già diretti a Milanello, mentre è stato già preallertato durante la partita il tecnico della Primavera Cristian Brocchi. Adriano Galliani contatterà il presidente Berlusconi e il patron dopo una notte di riflessione deciderà non solo su Inzaghi, ma su come proseguire la trattativa con Mr. Bee. “Bisogna ripartire, il Milan ha dato tanto in questi anni, dobbiamo guardare avanti, tenerci stretto questa società e questa maglia. Il Milan è sempre il Milan”, il commento dell’allenatore rossonero sull’eventuale cessione del club. Poi Inzaghi cerca di trovare giustificazioni per questa stagione: “Non si devono avere rimpianti, a gennaio-febbraio abbiamo perso molti giocatori, ci è mancata un po’ di organizzazione. Abbiamo perso l’identità e abbiamo cambiato qualcosina, l’errore forse è stato lì. Rimpianti però non si devono avere: tutte le situazioni ti insegnano qualcosa quando fai questo mestiere, ma penso che me lo insegneranno anche tra 20 anni. Uno non deve mai avere rimpianti, altrimenti che allenatore sarebbe?”.
Lucrezia Lessio
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