La verità illumina la giustizia a Bologna

“La verità illumina la giustizia” è lo slogan scelto per il XX° anniversario della Giornata delle memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Cifra che tristemente si avvicina a mille nomi delle vittime – magistrati, giornalisti, semplici cittadini, uomini appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e amministratori locali – innocenti che hanno perso la vita a causa del rigore e della coerenza con cui hanno svolto il loro mestiere, troppo scomodo per le organizzazioni mafiose. Ma questi uomini e queste donne coraggiose non devono essere dimenticati: alla testa del corteo che ha attraversato la città di Bologna un megafono ha scandito i loro nomi, uno per uno.
Tra le vittime innocenti quest’anno sono state ricordate anche quelle della strage del 2 agosto 1980 della Stazione di Bologna e le vittime della strage di Ustica – in concomitanza con il trentacinquesimo anniversario dell’accaduto -; si sono ricordate inoltre le vittime del genocidio di Srebrenica – al ventesimo anniversario.
A Bologna, il 21 marzo, quest’anno erano 200mila a formare un corteo lungo 3 chilometri. Gruppi e singoli da tutta Italia, soprattutto dal sud per chiedere, come recita lo slogan, “verità e giustizia”.
Don Ciotti come tutti gli anni ha toccato punti salienti, punti dolorosi di uno stato dilaniato e tenuto allo scuro dai reali movimenti delle mafie – “Ancora troppe ombre, zone oscure, trattative inconfessabili, ma la democrazia è incompatibile con il potere imposto, ma anche con il potere segreto. La democrazia è incompatibile!” -, incidendo molto sul fatto che queste possono essere studiate, analizzate, raccontate, ma non capite. Le mafie non possono essere capite se non attraverso le sue vittime, senza averle conosciute, ascoltate.
Queste vittime lasciano un’eredità senza eguali: le vittime delle stragi lasciano a chi resta il coraggio della verità e il dovere di questa.
Molte le associazioni che hanno aderito alla manifestazione, portando le proprie bandiere e le bandiere di Libera. Perché – citando Don Ciotti – “Libera è libera e corre con chi la sostiene”.
Tra le bandiere anche quelle riportanti una frase che tocca tutta Italia e in particolare una città che vede uniti tutti i suoi cittadini; una parola che lascia morti sulla sua strada e che, a differenza delle mafie, non può essere fermata, l’unica cosa che rimane è la memoria delle vittime e la speranza in una giustizia ‘giusta’. Dai presenti di Casale Monferrato si alzava un unico coro silenzioso:
“Eternit Giustizia”.
Perché purtroppo il dolore per le persone che restano è lo stesso, ovunque e tutte le vittime vanno ricordate.
Ma questi nomi devono scavare qualcosa dentro, non basta una targa, o intitolare una piazza o una manifestazione, i nome devono restare impressi o si scade in una più semplice retorica della memoria.
Per Casale Monferrato questa giornata non ha significato solamente una lotta alle mafie o alla criminalità.
È stato un momento di denuncia a quelle persone che della legalità e della sicurezza sul posto di lavoro se ne disinteressano, verso chi non dà importanza e dignità al valore della vita degli operai e perciò fanno business sui singoli, pensando unicamente al proprio tornaconto. Ecco ciò che, secondo questi cittadini, accomuna le mafie e i fautori del disastro ambientale causato all’Eternit: Schmidheiny e De Cartier.
I ragazzi di Casale Monferrato sono motivati; Cristina (20 anni) dice: “Ogni volta che partecipo alla marcia del 21 marzo mi emoziono: sarà per la tanta gente che partecipa, sarà perché siamo per la maggior parte ragazzi con tanti colori e personalità diverse, sarà perché mi sento parte di qualcosa di grande. Penso che questa giornata sia importante per il nostro Paese perché dobbiamo far sapere che la maggior parte di noi non vuole essere indifferente riguardo a tutti gli “scandali” in politica, nei grandi appalti e nella pubblica amministrazione. Dobbiamo smuovere chi ancora crede che la mafia sia qualcosa che ormai appartiene a noi e che non si riuscirà mai a debellare. E’ importante per i famigliari delle vittime di stragi e di mafia, ed è significativo per noi non farli sentire soli. E’ importante perché Libera è un’associazione in cui i giovani riescono a far sentire la propria voce, in cui possiamo mettere in gioco le nostre capacità e far crescere l’Italia meglio. Ma in questa giornata non si parla solo di mafie, ma di tutte le ingiustizie e i soprusi cui gli abitanti sono inflitti (non a caso è anche giornata contro il razzismo). A noi di Casale Monferrato sta a molto a cuore la questione Eternit. Il primo processo instituito contro una azienda che ha danneggiato una città intera. La prescrizione è stato un duro colpo, io personalmente speravo fino all’ultimo che si riconoscessero le colpe a questi imprenditori, ma non solo in quanto casalese ma anche come cittadina italiana che crede nelle istituzioni. Ecco, il 21 marzo è importante per questo: essere consapevoli delle cose che non vanno, di prendersi la responsabilità e cercare di migliorare e correggere gli sbagli.”
Duecento mila. Duecentomila uomini, donne, ragazzi, bambini che hanno preferito impegnare un loro sabato per una speranza. Hanno preferito partire per ritrovarsi, tutti, in una città, come ogni anno, in una data particolare. Perché qualcuno ci crede ancora, qualcuno non ha perso le speranze e crede che uniti si può cambiare quello che non va nella nostra società.
“Rischiamo di morire di prudenza in un mondo che non può attendere”.
Lucrezia Lessio
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