Le parole creano e distruggono. Ma ce lo deve insegnare Mika?

Un paio di giorni fa Mika, noto cantante, ha subito quello che è stato definito un attacco omofobo: su due manifesti che pubblicizzavano la tappa del suo concerto a Firenze un minus habens ha scritto ‘FROCIO’. Sarebbe passato inosservato se l’artista non avesse avuto un guizzo geniale di cui i suoi PR dovranno essergli grati per un po’: ha risposto con signorile maestria con un tweet in cui diceva – sostanzialmente – che lui avrebbe preferito ignorare il fatto ma i suoi fan gli hanno suggerito di ribellarsi, lanciando l’hastag #rompiamoilsilenzio che in poche ore è diventato virale. Mi sono chiesta dal primo momento come avrebbe reagito se i suoi fan gli avessero chiesto di pubblicare delle foto in cui compare o se gli avessero suggerito di fare una qualsiasi altra cosa che, benché gradita ai più e utile alla comunità, non fosse stata di suo interesse; ma non credo avrò mai una risposta e non è questo il tema.
Il tema è che di lì a breve la rete è impazzita per la nuova crociata e #rompiamoilsilenzio è diventato il tema “hot” della giornata.
Ho chiesto ad amici e conoscenti cosa ne pensassero in un mini sondaggio on line, ottenendo risposte sostanzialmente uguali, con due eccezioni. La prima, quella di Eva: “Non dovrebbe nemmeno giustificarsi, in fondo questi maleducati e ignoranti sono gli stessi che nella loro vita offendono altre, chiamiamole categorie, dimenticate come i da sempre bersagliati: grassi, bassi, anziani, donne, disabili. Parliamo di rispetto per tutti e non solo di una scelta personale come quella di decidere chi si vuole amare. Perché il problema è solo una mancanza di educazione al rispetto verso il prossimo. Per una volta tanto generalizziamo il problema, che ė comune a molti e non solo ai gay.. mi piacerebbe sentir parlare un gay di questo e non sempre e solo delle loro scelte personali, spostiamo di poco l’argomento non si sa mai che si sistemi qualcosa.”
Eviterei di aprire in questa sede il discorso delle discriminazioni varie, del bullismo, de “i da sempre bersagliati”, benché estremamente importante e d’attualità, focalizzandomi solo sulla mancanza di educazione o di senso civico. L’abbiamo detto più volte, non siamo in grado di rispettare l’altro e le sue scelte.
L’intolleranza parte dalla famiglia, dagli insegnanti, dagli amici, da ognuno di noi. Ma una persona come Mika, mi sono chiesta, non farebbe meglio a ignorare questi sotto attacchi? Una scritta su due manifesti non può essere considerata “attacco omofobo”; cosa dovrebbero dire altrimenti modelle, soubrettes, presentatrici e donne di spettacolo che si trovano costrette a leggere ogni forma di insulto in ogni sede? La risposta è arrivata velocemente da un amico che ha partecipato al mio mini sondaggio: Stefano Guerrini, docente di comunicazione allo IED di Milano e persona straordinariamente equilibrata e discreta. “Allucinante pensare che nel nostro tempo si pensi di poter offendere qualcuno con queste frasi e che ci si prenda pure del tempo per scrivere parole così sui cartelloni per strada. Di cosa ha paura chi pensa cose come questa? Quali sono i mostri che si porta dentro? Non voglio essere banale nel dire che di solito chi non accoglie la diversità non è solo perché la teme, ma perché la sente in prima persona, per cui, ‘la prima gallina che canta ha fatto l’uovo’ se dai del ‘frocio ‘ a qualcuno è perché hai paura di essere ‘frocio’ tu. Non voglio pensare che sia ‘as simple as that’, mi viene più da credere che chi fa queste apparenti bravate sia una persona che ha veramente una vita triste e gretta, che parla per invidia e pochezza intellettuale. Ma non mi interessa certo sottolineare troppo il suo squallore, dispiacermi per la povertà culturale e di valori. Non mi fa pena, per nulla. Perché penso che se un grande come Mika ha tutti gli strumenti per superare questo momento, un ragazzino che viene bullizzato in una scuola di provincia non li ha e non ha nessuno che lo tuteli, un ragazzo in autobus e in una grande città, picchiato solo per uno sguardo, non ha nessuno che non dico lo aiuti, ma almeno cacci un urlo. E questo mi fa davvero tanta paura.”
A questo punto il quadro è diventato chiaro: Mika avrebbe potuto – probabilmente – ignorare la cosa. Forse è stata una mossa di marketing, forse no; di fatto una sua presa di posizione può far capire alle persone che anche una parola può essere considerata violenza, quella che noi consideriamo una battuta può diventare una ferita grave.
Solo che la domanda successiva è più sconfortante della prima: ma davvero le persone hanno bisogno di Mika per capire che con le parole e la mancanza di rispetto si uccidono le persone?
Che fine hanno fatto i genitori e le buone maniere? Farei un passo indietro, davvero. Prima di preoccuparci dei diritti, preoccupiamoci dei doveri. Siamo sicuri di aver fatto del nostro meglio – tutti – per evitare situazioni di questo tipo? Credo che la risposta sarà “sì” solo quando non avremo più bisogno che l’educazione di base ce la insegni un cantante, seppur apprezzato e apprezzabile. E speriamo che sia il più presto possibile.
Sabrina Antenucci
Twitter: @SabrinaAnte – Facebook: Sabrina Antenucci
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