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Spoiler Alert
Home›Rubriche›Spoiler Alert›Ángel Sala e lo squalo che segnò la sua vita

Ángel Sala e lo squalo che segnò la sua vita

By Paolo Rizzardini
21 Ottobre 2016
1836
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Parliamo dello squalo della pellicola di Steven Spielberg del 1975. Ángel Sala lo vide al cinema quando aveva solamente 11 anni, e la sua vita cambiò per sempre.

Sono le nove di mattina, l’ultimo week end del festival di Sitges sta per cominciare ed io ho fatto le corse per arrivare puntuale da Barcellona e poter finalmente intervistare il suo direttore: il critico cinematografico Ángel Sala, una vera e propria istituzione del mondo del cinema iberico.

Posso solo immaginare quante cose abbia per la mente in una giornata come questa e cerco di sfruttare i miei venti minuti al meglio, andando subito al sodo mentre ci portano un paio di caffè.

Ángel, lo so che sono le nove di mattina e non è facile essere romantici a quest’ora, ma raccontaci di cosa accadde a quel bambino di 11 anni, quando uscì dal cinema dopo aver visto per la prima volta “Lo Squalo”.
Avevo 11 anni e a dire la verità andavo al cinema già da un po’ perché ho avuto la fortuna di venire da una famiglia cinefila. Mi ricordo che “Lo Squalo” arrivò in Spagna poco prima di Natale, era i 19 Dicembre. Decisamente la paura più grande che ho provato nella mia vita! Ricordo una sensazione di terrore assoluto che durò per alcuni giorni. Ebbi anche degli incubi, fu un film che mi causò un vero trauma ma che allo stesso tempo mi affascinò talmente tanto che dopo alcuni giorni tornai a vederlo. La mia famiglia pensava che fossi pazzo. Ancora oggi quando lo rivedo, nonostante lo abbia fatto per almeno quaranta volte, ancora mi impressiono e mi ricordo di quelle sensazioni.

Parliamo di Sitges, ora. Quando la gente arriva per il Festival trova tutto pronto e tutto sembra essere perfetto, però sicuramente tu hai modo di vedere le cose da un punto di vista differente. Raccontaci di come si vive il dietro le quinte.
Sitges assomiglia molto alle riprese di un film, c’è molto caos,  molta gente che lavora al limite del possibile e forse non è tutto così bello e glamour come sembra. E’ tutto in costante movimento, un festival complesso che è cresciuto molto e avrebbe bisogno di più persone e più strutture. E’ un lavoro che dura tutto l’anno, non si ferma mai.

Il bambino che vide lo squalo oggi è il direttore del Festival di Sitges. Qui in un'intervista con El Periodico.

Il bambino che vide lo squalo oggi è il direttore del Festival di Sitges. Qui in un’intervista con El Periodico.

In questi giorni così pieni, riesci a ritagliarti qualche momento per te? E se ci riesci, cosa ti piace fare in questi momenti? 
Io ho la grande fortuna di vivere a Sitges quindi me ne vado sempre a dormire a casa. Sto un poco con la mia ragazza, che riesco a vedere poco, e porto il cane a passeggio. Una cosa che in questi giorni non posso fare molo e che mi aiuta a rilassarmi e a pensare alle mie cose. Se ho cinque minuti in più leggo un libro. 

Tu hai la capacità di vedere prima degli altri se qualcosa o qualcuno sta per cambiare la storia del cinema. Come te ne accorgi?
E’ il risultato di molti anni passati a vedere cinema, sono una persona che ama vedere un sacco di film indipendentemente dal lavoro che faccio e questo mi permette di capire se un film ha quel qualcosa in più, anche se questo accade sempre meno. 
Ovviamente, devo chiederti perché…
Sorride. Perché il cinema come lo conoscevamo si sta esaurendo, o meglio si sta trasformando in qualcosa di diverso. Oggi hai un cinema di nicchia, per un pubblico di appassionati o hai il cinema in stile blockbuster americano che se fino a vent’anni fa ci proponeva tre o quattro film all’anno, ora ha monopolizzato le sale con un prodotto nuovo alla settimana. Perché è proprio questo che sono diventati, dei prodotti da vendere.
Ad ogni modo il cinema continuerà a cambiare, non credo che stia morendo.

Ieri, proprio qui davanti, ho provato l’esperienza di un film in realtà virtuale. Credi che sarà questa tecnologia a dettare il passo di questo cambiamento?
Credo che avrà certamente un impatto, così come lo ha avuto l’evoluzione digitale degli effetti speciali, ma non credo che questo significhi la morte del cinema come dicono in molti. La realtà virtuale porta certamente delle cose interessanti ma ha anche tanti problemi come, ad esempio, eliminare la distanza tra schermo e spettatore, un ingrediente fondamentale del cinema. In un certo senso direi che uccide il lato puramente artistico, porta lo spettatore a vivere sensazioni e non emozioni. Io credo che la gente che oggi va al cinema abbia ancora voglia di emozioni, specialmente nel mondo di oggi e con le vite stressanti che facciamo.

Ángel, cosa provi quando – grazie al tuo lavoro – riesci a dare l’opportunità di mettersi in mostra ad un’artista giovane, magari al debutto?
Vedi, io credo che l’obiettivo di un festival come Sitges debba essere anche questo. Dare spazio al talento e permettere ad un artista giovane di mostrare il suo lavoro davanti ad un pubblico importante. E’ quello che questi ragazzi cercano. Pensa che abbiamo dato spazio a gente come Sam Raimi e Quentin Tarantino prima che li conoscesse il grande pubblico…

Sala con Tarantino al Festival di Sitges.

Sala con Tarantino al Festival di Sitges.

Quello del critico cinematografico è un lavoro difficile e, spesso, poco riconosciuto. A cos’hai dovuto rinunciare, nella tua vita, per diventare Ángel Sala.
Sicuramente al denaro. In più di un momento avrei potuto indirizzare la mia carriera verso la produzione o la distribuzione, ma alla fine ho preferito fare il critico, sebbene oggi sia diventato fin troppo semplice parlare di cinema.
Lo guardo un poco stupito e lui, notandolo, mi spiega meglio quello che intendeva dire.
Oggi ci stiamo trasformando tutti in opinionisti. E a volte diamo pure opinioni ridicolamente corte. Viviamo in un’epoca dove tutto il mondo esterna quello che pensa e dove le reti sociali sono diventate più influenti della critica stessa, però io credo che con il mare di prodotti disponibili ci sarebbe un estremo bisogno di voci qualificate che analizzino una pellicola utilizzando delle basi tecniche.

Ultima domanda. Il prossimo anno ci sarà il cinquantesimo compleanno del Festival di Sitges. Chi sogni di portare come ospite?
Ho sempre detto che il mio sogno, anche se non credo sia fattibile, sarebbe quello di portare qui Spielberg, il regista de “Lo Squalo”. In un’edizione passata quasi riuscii a portare un altro mio idolo come Kubrick, altri semplicemente non potrò mai portarli perché sono morti. Mi piacerebbe anche portare Coppola o Christopher Nolan, un regista che apprezzo molto. Mi piacerebbe pure che tornassero ospiti che sono stati importanti per Sitges e per cui Sitges è stato importante come Raimi e Tarantino. Vedremo. Per ora sappiamo che il padrino del festival sarà Gulliermo Del Toro.

I venti minuti previsti si sono già trasformati in mezzora e ho la sensazione che entrambi saremmo rimasti volentieri a chiacchierare di cinema sorseggiando un altro caffè, ma come sempre the show must go on.  E questo, in particolare, non può prescindere dal suo grandissimo Direttore, Ángel Sala.

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