Lucrezia Borgia chiude il Donizetti Opera 2019

Lucrezia Borgia, terzo e ultimo titolo del DO, Donizetti Opera 2019 è andata in scena nell’edizione critica a cura di Roger Parker e Rosie Ward che riprende la collaborazione con Casa Ricordi (da trent’anni curatrice dell’Edizione critica delle Opere di Donizetti in accordo con il Comune di Bergamo e la Fondazione Teatro Donizetti).
Per la maggior parte delle opere ottocentesche, parlare di versione originale, ha poco senso; le partiture, in quel tempo, erano soggette a variazioni autorizzate dagli stessi compositori in base alle esigenze del cast che in quel teatro si trovava ad agire.
Così accade a Lucrezia Borgia, di cui esistono ben nove versioni “originali”, perché il compositore bergamasco, dopo la prima al Teatro alla Scala del 1833, porterà aggiunte o tagli, spesso di notevole importanza. Compito del direttore scegliere l’edizione da proporre.
Il Maestro Riccardo Frizza ha inserito nella produzione al Teatro Sociale di Bergamo le aggiunte che Donizetti apportò per le recite parigine al Théâtre Italien, nel 1840, senza privarci dell’ormai caro alle nostre orecchie duetto fra Gennaro e Maffio Orsini, espunto a Parigi.
Nuovo, come sempre, l’allestimento che la Fondazione Teatro Donizetti ha affidato al giovane regista Andrea Bernard, con la collaborazione per scene e costumi di Alberto Beltrame ed Elena Beccaro, movimenti coreografici di Marta Negrini e luci di Marco Alba. Si tratta di una coproduzione con le Fondazioni Teatri di Reggio Emilia, Piacenza, Ravenna Manifestazioni e Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.
Il regista Bernard ha focalizzato lo spettacolo sull’idea di Lucrezia Borgia principalmente madre e donna, piuttosto che fissarsi sullo stereotipo di figura di potere, intrigante e dalla cinica crudeltà. Ecco allora fin dall’alzata di sipario l’antefatto della culla, comparendo la Borgia intenta ad allattare e vezzeggiare il nascituro che le sarà sottratto.
Il simbolo della culla spezzata, e moltiplicata, continuerà ad apparire nel corso della rappresentazione. Scenografia essenziale, di pochi elementi a significare luoghi simbolici, più che Venezia e Ferrara, dove quel che più conta è l’universalità dei sentimenti narrati. La violenza è il leitmotiv dello spettacolo, dove la sopraffazione è moneta corrente; anche Lucrezia Borgia, unica presenza femminile dell’opera, non sfuggirà alla feroce legge, subendo due tentativi di stupro. Ci sfugge invece il significato del mimo seminudo che si aggira per la scena.
L’esecuzione era affidata al Maestro Riccardo Frizza alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, che sottolinea meglio le situazioni drammatiche degli abbandoni lirici; attento concertatore, generoso nell’allargare i tempi per favorire i cantanti, non evita qualche scollamento con il palcoscenico.
Nel ruolo della protagonista Carmela Remigio riesce meglio, seguendo le intenzioni registiche, quando esprime il lato femminile di Lucrezia Borgia, giocando anche la carta della seduzione; è meno credibile quale donna di potere, ingrossando i centri per imprimere al fraseggio un tono genericamente imperioso. Gennaro era il tenore Xabier Anduaga, voce ammaliante e dal bel personale; dotato dalla natura di uno splendido e radioso timbro, con il quale finisce per risolvere il personaggio.
Votato alla perfezione del canto più a che far vibrare la corda della commozione, il suo fraseggio risulta corretto ma generico. Di pescatore ignobile è esempio di sfolgorante bel suono, con un’ottava superiore squillante e acuti sicuri, che unita alla sapienza compositiva di Donizetti rende bene la genialità del pezzo.
Ritorna il simbolo della culla, sull’aria Anch’io provai le tenere (scritta a Parigi per il tenore Mario), dove da Anduaga si sarebbe auspicata una maggior intensità interpretativa. Maffio Orsini era affidato alla voce anfibia di Varduhi Abrahamyan, in cui i due registri stentano a saldarsi e trovare omogeneità, facendo insistito uso di suoni poitrinè.
Marko Mimica è un Don Alfonsodal bel colore di voce, ma il timbro suona spesso gutturale. Credibile scenicamente in Vieni la mia vendetta e cabaletta, difetta però di legato e gli acuti non sono sempre timbrati.
Bene la serie dei compagni di Gennaro, ma ancor più Rustighello. Duttile l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, un po’ esagitato il Coro del Teatro Municipale di Piacenza.
Successo caloroso di un pubblico formato per la maggior parte da giovani ascoltatori.
Latest posts by GianFranco Previtali Rosti (see all)
- Hoffenbach alla Scala di Milano, tra sfrenatezza e malinconia - 24 Marzo 2023
- Ferrara celebra Vivaldi - 20 Marzo 2023
- Gioie e dolori nella vita di Boheme - 16 Marzo 2023
Irene Antonucci, il nuovo sorriso della tv italiana
Sylvie Lubamba, solidarietà a Salvini
Risotto al burro e timo con tartufo bianco
Cambiare la nostra idea di cambiamento