Ma è davvero l’età il problema delle pensioni in Italia?

Anche se per me sarà solo un miraggio, oggi mi sono messo a ragionare un attimo sulle pensioni. E mi è venuta in mente una cosa che però non ho ancora sentito da nessuna parte.
Prendiamo due individui, il signor Carlo ed il signor Mario. Hanno la stessa età, solo che il signor Carlo ha avuto la fortuna d’avere il papà ricco che gli ha pagato gli studi fino alla laurea. Il signor Mario era il primo di quattro fratelli di una famiglia in cui il padre era operaio e la mamma casalinga e finita la terza media, pur essendo intelligente, se ne è andato prima “a bottega” e poi in fabbrica a fare l’operaio.
Entrambi devono ancora lavorare una decina d’anni prima di andare in pensione.
Il signor Carlo, con la sua auto aziendale di grossa cilindrata, sono anni che percepisce un ottimo reddito, superiore ai 100,000 euro annui. Ha fatto studiare i figli e nel weekend se ne va nella sua casetta al mare a riposarsi.
Il signor Mario guida un’utilitaria che si è pagato lui e da qualche anno ha smesso pure di andare in pizzeria, perché non è aria.
Il Signor Carlo, che comunque si è rotto le palle di lavorare, è molto interessato alla legge sulle pensioni. Se davvero potrà andare in pensione qualche anno prima rinunciando ad un 10/15% di quanto dovrebbe prendere, ci penserà seriamente. Tanto una consulenza la trova, e se non la trova, comunque vivrà in modo assolutamente dignitoso.
Il signor Mario della legge sulle pensioni se ne sbatte. Anche con tutti gli anni di contributi, per lui la pensione sarà da fame. Il giorno della pensione non sarà l’inizio del meritato riposo, ma l’inizio della lotta alla sopravvivenza, anche perché a lui di consulenze non gliene darà un cane di nessuno.
Eccoci arrivati al punto. Stiamo discutendo tanto dell’età pensionabile, dell’ammontare delle pensioni, dimenticandoci un punto fondamentale.
Che la rinuncia, a fronte di un’oggettiva usura fisica, a un pezzo della propria pensione, non è, come ce la fanno passare, una soluzione a favore del cittadino.
Ma l’ennesimo modo per creare una frattura nel Paese. Un’ennesima formula per segnare un divario tra chi se la potrà permettere, e chi invece la subirà e basta.
Senza essere di sinistra, penso che comunque l’operare dello Stato debba, di necessità, essere quello di organo equilibratore, di arbitro della società. Senza essere invasivo, ma cercando di calmierare le situazioni così smaccatamente prive di logica. Invece no, in questo caso proprio quello Stato lì ci dice l’esatto opposto. Proprio in questo modo privilegia i privilegiati. D’altra parte, cosa aspettarsi da un Paese che per un’azienda di Stato ha approvato lo slogan “ti piace vincere facile”?
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