Maradona, 11 gol segnati a Milan e Inter

Diego Armando Maradona è morto, que viva Diego! Il giocatore che ha segnato un’epoca del calcio italiano e napoletano è spirato quest’oggi nella sua casa argentina. Un decesso causato, secondo le prime notizie, da un arresto cardiorespiratorio, pochi giorni dopo le dimissioni dalla clinica dov’era stato operato al cervello.
La lunga sfida con il Diavolo
Maradona è stato il ‘grande avversario’ delle squadre milanesi negli anni ’80, due scudetti vinti sotto il naso di Milan e Inter, ai tempi fortissime e dominatrici della
scena nazionale. L’ albo d’oro parla chiaro: fra il 1987 e il 1990 il Napoli vinse due scudetti in quattro stagioni, lasciandone uno a testa a rossoneri e nerazzurri.
Epici, in particolare, gli scontri con il Milan, che nei confronti del Napoli operò un clamoroso sorpasso vincente proprio nel 1988, grazie anche al successo nello scontro diretto vinto al San Paolo, con i partenopei che si presero la rivincita due anni dopo, anche grazie alla domenica di Bergamo, in cui decisiva si rivelò la vittoria conseguita a tavolino contro l’Atalanta a causa di una monetina che, forse, avrebbe colpito alla testa il giocatore Alemao.
Due sole le reti a San Siro
In totale, contro le milanesi, Maradona ha segnato 11 reti, 10 in campionato e una in Coppa Italia, 7 al Milan e 4 all’Inter, ma a San Siro ha realizzato solo due gol, entrambi all’inizio della sua presenza italiana: il primo fu contro l’Inter nella partita finita 1-1 e giocata il 10 novembre 1985. Il secondo avvenne contro il Milan, un anno dopo, il 13 aprile 1986, quando il Napoli si impose sui rossoneri per 2-1.
E con il Milan Diego ebbe un rapporto speciale, forse proprio perché il Diavolo rappresentava il suo ‘nemico perfetto’. Il Milan con Milano, così diverso dal Napoli e dalla Napoli che Maradona aveva adottato. Un rapporto da avversari ma anche di profondo rispetto, così come allo stesso modo il fuoriclasse argentino rispettò i grandi simboli del Diavolo, a partire dal presidente, Silvio Berlusconi, fino al capitano della squadra, Franco Baresi, ma forse, in particolare, un altro rivoluzionario del calcio, l’allenatore, Arrigo Sacchi.
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