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Home›Food & Design›Cibo›Marco Comini non c’è più, addio all’oste milanese per antonomasia

Marco Comini non c’è più, addio all’oste milanese per antonomasia

By Massimiliano Bordignon
2 Agosto 2015
1569
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A metà strada fra Corso Garibaldi e l’Arena, il ristorante è ancora lì, fermo, inossidabile. Adesso però è come un teatro vuoto, privato per sempre del suo primo attore. “Al Matarel” perde il suo condottiero, Marco Comini, che lo aveva rilevato assieme alla moglie, la signora Elide, alla fine degli anni ’50.
Oltre mezzo secolo di storia milanese, e di Milano il locale, sito in via Mantegazza al civico 2, ha proprio tutto: l’immagine da vecchia trattoria, ma soprattutto, ed è la cosa più importante, il menù. Solo lì si può scoprire il sapore del rostin negàa cotto al forno per quattro ore, di una splendida polenta realizzata in maniera semplice ma secondo ortodossia (dove altro si può trovarla immersa in un piatto di latte?), senza dimenticare brasati, ossobuco e cassoeula.
Alle pareti i quadri di artisti che, poveri in canna, pagavano, proprio come si usava fare una volta, il proprio cibo con l’arte di cui erano capaci.
Questo fa del Matarel una piccola galleria che ha ospitato, nel corso dei decenni, i cosiddetti vip della ‘Milano da bere’, a cominciare da quella luccicante degli anni ’80, nel pieno del periodo socialista.
Eppure Comini non era milanese. Emigrato pure lui, ma dal Nordest, ‘vecio furlan’ burbero nativo di Artegna, che viveva di sbottate e simpatie a pelle. Uno insomma non certamente ‘politically correct’, com’è giusto che sia per chi la propria storia se l’è costruita da solo. Un vecchio oste, come in un film in bianco e nero interpretato da Jean Gabin. Perché di un attore Comini aveva il profilo, lineamenti belli e affascinanti, da uomo vissuto, che la sapeva lunga ma che questa sua esperienza non la faceva pesare. Un personaggio fuori dal tempo, un po’ come la sua trattoria, fortino inespugnabile di una cena meneghina come ormai non si trova più.
L’ultima comanda è stata per la moglie, la ‘sciura’ Elide: “Non chiudere, ma tira innanz”.

 

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