Mario Balotelli, chi lo ama se lo merita

Mario Balotelli arriva al Milan tra due ali di folla plaudente (più o meno) e spontanea sorge la domanda sul come alcuni personaggi che popolano il mondo calcistico (ma anche sociale, televisivo e via discorrendo) italiano, riescano ad avere una presa così forte sulla mente delle persone. Merito indubbiamente del battage pubblicitario di un’attenta regia che, è ancora più amaro sottolinearlo, vede la saggia e attenta orchestrazione di un personaggio che solo in maniera superficiale qualcuno si è affrettato a etichettare come ‘pizzaiolo’. Mino Raiola, procuratore del numero 45 del Milan, parla con un buffo accento a metà fra il meridionale e lo straniero perché all’età di un anno è stato portato in Olanda, terra di mercanti di lusso. Il signor Raiola, si badi bene, vanta una maturità classica, due anni di Giurisprudenza prima dell’abbandono e la conoscenza quasi corretta di sette lingue: italiano, inglese, tedesco, spagnolo, francese, portoghese e olandese.
Servirebbe un libro per spiegare Balotelli ed è già stato fatto (“A cresta alta”). Ma ne servirebbe un altro per raccontare perché sia stato scritto il primo. Non è così bravo a giocare al pallone. Non segna così tanto. Non è poi così simpatico, anzi, non lo è per niente. Ma in qualche modo riesce sempre a spuntarla, anche a danno di chi, con maggiore sobrietà, lavora e suda per meritarsi un posto in squadra. E’ il caso di Alessandro Matri, che dal Milan è stato sedotto e due volte abbandonato, trattato come un pacco qualsiasi, in attesa di essere smistato all’estero, un po’ controvoglia, un po’ perché per lui gente a fare la coda a comperarne la maglia ce n’è in realtà pochina.
Dallo scambio Balotelli-Matri resta difficile capire cosa ci guadagni il Milan, soprattutto dal punto di vista tecnico. L’unica promessa, per ora raramente mantenuta, da Balotelli, è quella di essere l’eterna mina inesplosa pronta alla deflagrazione, ma l’attaccante bresciano, almeno per il momento, pare più vicino a una Schrapnell bagnata della Seconda Guerra Mondiale che a un moderno missile Tomahawk.
Un enorme potenziale in disuso, una santabarbara dimenticata che Raiola ha riportato al Milan, senza che, almeno apparentemente, nessuno si sia posto l’obiettivo di comprenderne il motivo. Solamente un folle favore personale fatto dalla società rossonera all’amico di tanti finali di mercato? Un oculato (nella mente di chi lo ha realizzato) investimento di mercato? Un acconto su un futuro ritorno di Zlatan Ibrahimovic? Per l’ennesima volta il calcio si allontana sempre di più dalla vita reale, regalando un’altra occasione a chi sinora ha fatto molto poco per meritarsela.
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