“Mia Mamma è una Marchesa” di e con Ippolita Baldini

Ippolita Baldini ha portato al Teatro Franco Parenti il già sperimentato monologo “Mia mamma è una marchesa” da lei stessa scritto e diretto e che si può considerare ormai un suo cavallo di battaglia. A coadiuvarla sono stati per la drammaturgia Emanuele Aldrovandi e per la regia Roberto Rustioni. I costumi sono di Elisabetta Falck e il disegno luci di Camilla Brison. Produzione Teatro Franco Parenti in collaborazione con Bananas. Il monologo è in realtà quasi un dialogo in quanto c’è un secondo personaggio che partecipa alla pièce ed è interpretato dalla stessa Baldini: è la mamma marchesa, dispensatrice di “buoni” consigli che ogni tanto interviene con brevi frasi perché la figlia si comporti “comme il faut”, data la famiglia bene da cui proviene. Sì, perché Roberta, è questo il nome del personaggio interpretato dalla Baldini, appartiene alla vecchia aristocrazia che in Italia non ha più senso ma che ci tiene a mantenere un titolo nobiliare ormai in disuso oltre che inutile. E naturalmente non può “confondersi” con la gente comune. Roberta, come si conviene, ha frequentato le scuole primarie, fino alla maturità, presso il Collegio delle Fanciulle, che, anche se è una scuola statale, è comunque frequentato da figlie di altolocati. Dopodiché, lo sbocco naturale, è stato il Liceo Artistico, naturalmente presso l’Istituto Orsoline di San Carlo. Il problema sorge quando a Roberta, che non è esattamente quel personaggio sicuro di sé che sa cosa vuole dalla vita (troppo influenzata com’è dalla madre) viene in mente di iscriversi alla Scuola d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” a Roma. La cosa mette in subbuglio la mamma marchesa, che sarà nobile fin che si vuole e ricca di conoscenze par suo, ma squattrinata come tutte quelle persone che hanno voluto continuare a condurre vita nobiliare, in villa con piscina, senza fare nulla di concreto per mantenere alto il livello economico.
Questa decisione della figlia di iscriversi all’Accademia d’Arte Drammatica perché diventi poi attrice, oltre che essere vista dalla mamma marchesa come mancanza di “bon ton”, significa mantenere la figlia, senz’arte né parte, in un’altra città, oltre che frequentare una scuola non propriamente di livello aristocratico. Insomma non capisce la marchesa: i piani erano diversi, diploma, quindi matrimonio con uomo di pari livello sociale, due, massimo tre figli e, tra una noia e l’altra, qualche master da fare qua e là, giusto per tenersi à la page. Ora, per realizzare il sogno della figlia occorrerà vendere, ahimè un quadro di famiglia. La marchesa, sdraiata sul bordo della piscina, si butta in acqua, tanto per darsi una rinfrescata, visto che la notizia portatele dalla figlia le ha fatto pure venire una botta di calore. Roberta va a Roma, alla “Silvio d’Amico”, conosce gente diversa da quella del suo entourage milanese: qui, prima di iniziare la lezione ci si abbraccia per mezz’ora, mentre a casa sua lei era stata educata a evitare il contatto fisico, in quanto considerato volgare: anche il bacio veniva simulato più che dato veramente: non si baciava la persona ma l’aria che le circondava la guancia, come ci si comporta da gente bene, insomma. Roberta si diploma e si fa nuove amicizie e la sua più cara amica è addirittura di colore! Cose da pazzi per la figlia di una marchesa. E poi il problema sentimentale (la do o non la do? E a chi la do? E poi devo trovare la persona giusta, un aristocratico par mio, non importa se poi non è una gran bellezza. E infine in che giorno questo potrebbe accadere? Di lunedì, giammai. Ma come, il lunedì con tutti i locali e i ristoranti importanti, i teatri, Scala compresa, chiusi, io sono l’unica a essere aperta? Non sia mai detto!).
La Baldini parla a raffica e dice tutto quanto le capita, sia il bello che il brutto, mentre fa i cambi d’abito in scena, tra un accenno di danza e l’altro e canticchiando anche tra i vari aneddoti che racconta. Alla fine ha un’illuminazione: il suo futuro sarà New York e sulle note della famosa canzone si prepara al viaggio; peccato che la vecchia signora della “Grande Mela “che avrebbe dovuto ospitarla muore il giorno prima della sua partenza e, ancora una volta tocca alla mamma marchesa provvedere, ricorrendo alle sue conoscenze, che saranno anche tante e importanti, ma quando servono non ci sono mai. Questo perché è la nonna che porta sfiga (la marchesa ne è convinta!). A New York Roberta comunque ci arriva, trova anche l’appartamento dove andare a vivere e scopre un ambiente che l’entusiasma, dove tutto è gioioso e tutti l’accolgono come se fosse una bestia rara (lei si stupisce: diamine viene solo dall’Italia, in fondo!). Una sera capita per caso in una festa di gente “strana” e, quando la padrona di casa viene a sapere che lei fa l’attrice negli appartamenti privati per un pubblico ristretto, secondo le ultime usanze, l’obbliga a fare una performance, credendola una specie di Marina Abramovic: le fa fare una doccia di un’ora, le mette in mano un grosso fallo dorato e la manda in giro, silente e nuda, per l’appartamento, dove gli astanti vengono colpiti da tanta avanguardia artistica. Da quel momento il suo nome diviene popolarissimo e viene chiamata in tantissime case e loft a fare le sue esibizioni inventate al momento, secondo la committenza: ora rimane sdraiata su un’amaca per due ore, un’altra volta resta seduta un’ora su un bidè: insomma un successone dietro l’altro! Fin quando non s’innamora finalmente e di una persona di colore molto dotata, raccattata nel Queens e con il padre in galera. Comunicazione alla famiglia di lei, marchesa sconvolta a cui bisogna far credere che l’uomo è un nobile, anche se di pelle scura, preparazione del viaggio in Italia e fuga finale dell’uomo che questa volta viene appellato come “negro”. E qui il racconto di Roberta potrebbe continuare all’infinito. La bravura della Baldini è fuori discussione. Lei che dichiara di trarre ispirazione da Franca Valeri è in realtà più vicina a una comica quale la Lucia Vasini o la Livia Cerini quando costei faceva teatro. Il personaggio di Roberta è aristocratica in crisi di identità, a differenza della Franca Valeri la quale interpretava il personaggio della signorina snob che però sapeva il fatto suo o la Signora Cecioni, popolana “de Roma”. Ma i modelli possono essere altri ancora, la realtà è che la Baldini è un attrice che si muove con disinvoltura su una scena vuota, non ha esitazioni, usa uno scilinguagnolo adatto alle circostanze e non concede tregua allo spettatore che non fa in tempo a terminare la risata per la battuta appena ascoltata che già sta ridendo per una nuova “butade”. Lo stile è quello del neo-varietà, dove musica diffusa e musica dal vivo si completano a vicenda e il ballo è più un movimento ritmico d’accompagnamento alle parole, come dire che un personaggio “tutto pepe” ha bisogno di muoversi opportunamente. L’ironia e la presa in giro su tanti aspetti della vita d’oggi sono quasi un obbligo e la Baldini se ne serve a piene mani per far divertire in maniera intelligente. Il pubblico numeroso è stato incalzato da tanto ritmo comico e alla fine ha applaudito con gran calore.
https://www.youtube.com/watch?v=vrikd6GKqHc
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Una bella commedia divertente assolutamente da vedere. Grazie al Sig. Tomeo per l’accattivante recensione
Bella e esauriente recensione
bella recensione, come sempre, invoglia ad assistere allo spettacolo!
Splendida recensione, anche molto divertente, una rappresentazione da non lasciarsi sfuggire, grazie Carlo Tomeo.
Un’interessante recensione che dà invidia di andare al teatro per divertirsi e ridere intelligentemente, ciò che è vitale in questi tempi agitati… Grazie a Carlo Tomeo di incitarci ad applaudire il lavoro d’Ippolita Baldini!
Magnifica questa recensione del sig. Tomeo. Se, solo leggendola, mi ho divertito, vedendo quest’ottima commedia il divertimento è assoluto. Complimenti a Ippolita Baldini ed al sig. Tomeo che, ad ogni recensione, si supera.
Bellissima recensione. Grazie !