Milano, Gay Pride 2015: Dalla piazza un unico urlo: “Dignità, diritti e libertà”

Un corteo coloratissimo, festoso, bizzarro, gioioso. Di una gioia incontenibile. Gli organizzatori parlano di 150 mila persone. Striscioni, carri, slogan, travestimenti, bandiere arcobaleno, cartelli deliberatamente caricaturali. Molte le realtà politiche e associative e i collettivi che hanno aderito alla manifestazione organizzata dal Coordinamento Arcobaleno: Uaar, Sentinelli di Milano, Arcigay, Amnesty e tante altre organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti civili della comunità LGBT. Tutti dietro lo slogan di testa: “I diritti nutrono il pianeta”. Tra i partiti ci sono i circoli dei Radicali italiani, del Movimento 5Stelle, del Pd e di Sel. Questi ultimi, ad esempio, portano l’esperienza delle coppie etero che scelgono lo sciopero dei fiori d’arancio: non si sposano finché non sarà esteso il medesimo diritto alle coppie omosessuali. Hanno sfilato omosessuali, transessuali, bisessuali, intersessuali, eterosessuali, giovani, anziani, famiglie con figli.
Tutti uniti da un’unica irrinunciabile istanza: Riconoscimento giuridico dei diritti civili e pari dignità. Libertà di amare. Libertà di essere pienamente tutelati e riconosciuti come cittadini di uno Stato democratico con eguali dignità e diritti. Fine di qualsiasi forma di discriminazione di genere e lotta al clima politico e sociale – alimentato dalla violenza silenziosa e dagli sguardi cupi degli integralisti cattolici (dalle Sentinelle in Piedi a Forza Nuova) – di strisciante omotransfobia. Dalla piazza si solleva un unico urlo: Sì al matrimonio egualitario, Sì alle famiglie omogenitoriali. Un cartello impugnato da una coppia omosessuale, recitava: “Stiamo insieme da 25 anni. Vogliamo sposarci”.
La parata è partita sabato pomeriggio alle 16 da piazza Duca d’Aosta, con arrivo a Porta Venezia. In testa un gruppo di manifestanti con lo striscione “I diritti nutrono il pianeta”. Presenti anche il sindaco Giuliano Pisapia, il vicesindaco Ada Lucia De Cesaris e gli assessori Daniela Benelli, Chiara Bisconti, Pierfrancesco Majorino, Pierfrancesco Maran, Carmela Rozza e Cristina Tajani. Unico rappresentante del governo presente alla mobilitazione il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina. Testimonial l’ex calciatore Alessandro Costacurta, con un messaggio contro l’omofobia nello sport.
“Sono anni che portiamo le nostre vite, i nostri amori e le nostre istanze nelle strade delle nostre città, e siamo stanchi di aspettare – ha spiegato Fabio Pellegatta, presidente di Arcigay Milano – e per questo uno degli slogan dell’onda pride che coinvolge quindici città italiane sarà appunto l’urlo. L’urlo di chi non ce la fa più ad aspettare. La fame di diritti e l’accoglienza dei migranti sono i grandi temi che portiamo in piazza e che attendono risposte da parte della politica, impastata nei suoi stessi limiti”.
Dario Davanzo, coordinatore dell’evento, ha spiegato: “È il primo Milano Pride che può vantare sinergie solide con la città e le aziende. Lo diciamo con soddisfazione perché in Italia è ancora molta la diffidenza nell`avvicinarsi alla popolazione omosessuale e trans”. Milano Pride 2015 ha ricevuto il patrocinio delle seguenti istituzioni: Comune di Milano, Comune di Cinisello Balsamo, Comune di Sesto San Giovanni, consiglio di Zona 1, 2 e 3 di Milano, Consiglio della regione Lombardia, chiesa Evangelica Valdese, oltre alla collaborazione con il Pavillon Usa in Expo e il consolato generale degli Stati Uniti, ha ricordato Davanzo, sottolineando: “questo evento si basa in gran parte sugli sforzi di tantissimi volontari delle associazioni e non che hanno di fatto costruito la manifestazione: a tutti va il nostro ringraziamento. Non da ultimo, a sorpresa, è arrivato anche il sostegno di diversi artisti nazionali e internazionali, segno che qualcosa sta veramente cambiando”.
Una manifestazione massiccia e partecipata che ha attraverso le strade di Milano, così come volevano gli organizzatori: “torniamo – ha ricordato Alessio Salinari, rappresentante del Coordinamento Arcobaleno – a chiedere al Parlamento una legge contro l’omotransfobia, il riconoscimento del diritto al matrimonio e all’adozione e il diritto all`autodeterminazione della propria identità di genere”.
Anche un prete, che evidentemente non ha rimosso lo spirito e il messaggio di amore, uguaglianza e misericordia del Vangelo, ha inaspettatamente partecipato al Gay Pride e, intervistato dall’inviato del quotidiano La Repubblica, ha dichiarato: “La Chiesa e i politici calpestano i diritti degli omosessuali. La castità è contro natura, non l’amore omosessuale”.
“Sono convinto che il Tar della Lombardia ci darà ragione sui matrimoni gay”, ha dichiarato il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, a proposito del pronunciamento del prossimo 5 luglio del tribunale regionale della Lombardia sul ricorso del Comune di Milano contro il decreto prefettizio che imponeva di cancellare i matrimoni gay contratti all’estero. “Lo dico da giurista e da uomo delle istituzioni, anche sulla base di quanto già accaduto a Roma”, ha proseguito Pisapia parlando dal palco del Gay Pride. “Da qui arriva un urlo forte al Parlamento», ha aggiunto, spiegando che “per ora sarà un urlo di forza e comprensione ma se entro quest’anno non servirà” a colmare il vuoto legislativo sulle coppie gay “diventerà un urlo di ribellione e rabbia”.
Sui social network circola una battuta semplice e geniale, di quella semplicità che smaschera l’odio e l’autoritarismo di coloro che si oppongono all’affermazione dei diritti civili delle coppie omosessuali, e dice: “Studi scientifici hanno dimostrato che se due omosessuali si sposano, tu continui a vivere”. Per quanto tempo ancora il Parlamento potrà rimanere sordo e chiuso alle istanze democratiche della società civile? Per quanto tempo ancora potrà condannare il nostro Paese ad essere il più arretrato d’Europa in tema di diritti civili? Quando riuscirà ad emanciparsi dalla sudditanza psicologica e culturale nei confronti delle gerarchie ecclesiastiche?
La Storia non si ferma. Il processo di estensione dei diritti è ormai irreversibile. Inarrestabile. Una democrazia rappresentativa che disconosce i suoi princìpi fondativi e costitutivi è una democrazia debole, mutilata, incompleta: uguaglianza giuridica e politica. Diritti fondamentali della persona. Uguaglianza e libertà. Universali. Inviolabili. La promessa della democrazia non deve essere disattesa: Eguali dignità. Eguali diritti. Eguali libertà politiche e civili.
E’ stato tutto molto bello. E’ stato tutto molto umano.
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