Milano non deve dimenticare il danno Pisapia

Quando mi chiedono in quale città vorrei vivere, non ho dubbi, la risposta non può che essere una sola: Milano. Sarà perché ci sono nato e vissuto, sarà perché ha un suo fascino unico un po’ come Parigi, ma Milano non la cambierei per nessun altra metropoli mondiale. C’è la storia, c’è il business, c’è il divertimento, c’è tutto quello che si possa desiderare e per noi “imbruttiti” essere milanesi è uno status di privilegio che ci fa considerare la nostra città capitale indiscussa.
Tutto davvero troppo bello e così una maggioranza alternativa di cittadini (sicuramente importati dico io) quattro anni fa ha deciso di rovinare il sogno, alcuni dicono per fare dispetto a Berlusconi, e tramutare la “Milano da bere” in una Milano a misura di bicicletta, una Milano che tanto si è rinnovata dal punto di vista architettonico quanto è tornata indietro in un degrado che io personalmente non ricordo; per fare questo è bastato votare l’amico dei milanesi, l’arancione Giuliano, che con una giunta di personaggi discutibili ha imposto una politica volta all’applicazione di regole che poco hanno aiutato i milanesi ma che hanno trasformato radicalmente il volto della città. Così abbiamo anche noi le nostre “banlieue” dove diventa impossibile trovare un italiano, abbiamo una area C, abbiamo provvedimenti nel nuovo regolamento edilizio tratti direttamente da manuali di architettura sovietica degli anni ’20, piste ciclabili che vorrebbero ricordarci Berlino o Amsterdam applicate su una rete viaria studiata da Leonardo, sdoganamento di centri sociali e abbattimenti di piante secolari per cantieri di inutili metropolitane sotterranee, questo solo per dire alcune delle cose che ogni giorno vediamo con i nostri occhi. Abbiamo anche visto un sacco di altre cose positive come la rinascita della darsena, Expo2015, la conclusione dei lavori a porta Garibaldi, inaugurazioni di strutture pubbliche… ah già ma queste erano iniziate sotto la precedente amministrazione, mi stavo dimenticando…
L’anno prossimo i milanesi hanno l’occasione di redimersi, cospargersi il capo di cenere, chiedere scusa e ridare a questa splendida città una amministrazione in grado di farla tornare al suo perduto splendore; per fare questo basterà mettere i nomi giusti su una scheda e il gioco è fatto: semplice direi. Qualche giorno fa scrissi sulla discutibile candidatura di Giuseppe Sala e sulla sua volontà di proseguire sulla strada pisapiana, candidatura che sta creando un certo subbuglio all’interno del centro sinistra dove le varie correnti minoritarie del PD e Sel vorrebbero esprimere il proprio parere, cosa impossibile con il Renzi dittatore; ma si sa gli uomini di sinistra quando si tratta di prendere il potere si mettono una molletta sui coglioni e a testa bassa eseguono ciò che il capo chiede e così finirà che troveranno un accordo su un nome unico da presentare.
Nel frattempo anche il centrodestra scalda i motori in una situazione alquanto confusa dove il trovare un candidato che possa andare bene a tutti risulta un terno al lotto; bei tempi quando vi era un unico contenitore chiamato PDL e dove un Silvio Berlusconi riusciva a far convivere personaggi e personaggetti; lo spacchettamento che si è creato porta oggi a non avere bene le idee chiare e soprattutto non si capisce chi dovrà indicare i nomi del prossimo candidato sindaco, se vi saranno primarie, se e chi correrà alleato. Una cosa è certa: se non si troverà un candidato forte, con un nome che possa andare bene a tutti, a farne le spese sarà l’intera comunità milanese che dovrà per altri 5 anni subire le angherie sinistre; cominciano a spuntare nomi, Berlusconi che è ancora convinto di avere un partito dice che è lui a dover scegliere, Salvini forte del successo che sta riscuotendo pone veti e vaglia chi può far parte della coalizione, Fratelli d’Italia per non sbagliare propone l’intramontabile secondo De Corato e le decine di movimenti sorti da fuoriuscite di cavalli di razza saranno l’ago della bilancia che farà la differenza al momento della conta dei voti.
Una cosa pare l’abbiano capita in molti: i partiti non piacciono più, meglio le liste civiche, molto più anonime e capaci di raccogliere voti moderati e comunque capaci di esprimere ciascuna qualche personaggio forte da includere in un listone di centrodestra; associazioni e movimenti culturali ago della bilancia che operando sul territorio raccolgono capillarmente voti e consensi.
In tutto questo ci sono anche poi errori grossolani, come quello che ci fa notare Nicolò Mardegan, che confonderanno non poco gli elettori, come ad esempio la scelta da parte del comitato elettorale di Beppe Sala di utilizzare la campagna “Noi Milano” facilmente riconducibile a “Noi x Milano” che è appunto il nome del movimento civico fondato da Mardegan dopo la sua fuoriuscita dal NCD, il quale in una nota, critica l’operato del candidato sindaco accusandolo di essere stato poco attento nella scelta o addirittura di averlo fatto consapevolmente ignorando l’educazione, di fatto chiedendogli di cambiare slogan onde evitare di finire in un’aula di tribunale.
Quello che più mi fa incazzare invece è vedere come personaggi della vecchia politica di destra e centrodestra stiano tentando di riproporsi, di riciclarsi, per trovare ancora un posto al sole o forse per meglio dire rubare uno stipendio senza rendersi conto che la loro presenza è nefasta, che il loro essere presenti in una lista diventa elemento di perdita di voti e non un plus. Vedo nomi che hanno girato negli ultimi 20 anni tre, quattro partiti, nomi noti per fatti di cronaca, nomi usciti da programmi televisivi, nomi di giornalisti inquisiti e di ex ministri, il tutto in un calderone che già fa supporre che le prossime elezioni saranno una Caporetto se non ci sarà qualcuno di autorevole in grado di mettere insieme tutte le teste e di fare finalmente pulizia della vecchia politica premiando chi invece ha operato in tutti questi anni dietro le quinte, che ha militato credendo negli ideali e con la volontà di cambiare davvero le cose. Un giorno un uomo politico milanese mi disse “ma tu Massimiliano cosa vuoi? Ma non hai ancora capito come funziona? Non credere che noi siamo stati eletti con i voti della gente comune, noi siamo espressione di lobby, di forze importanti che ci mettono qui per tutelare i propri interessi e non c’è differenza fra destra e sinistra, siamo tutti uguali”; comincio a pensare che le sue parole fossero vere, che c’è una separazione reale fra il mondo della politica e il mondo dei cittadini “normali”, che chi crede davvero in un ideale viene eliminato dalle file di un partito perché scomodo e i soliti noti dettano le regole affinché nulla cambi e tutto rimanga a loro esclusivo favore.
Io sono pronto a scommettere che il centro destra non premierà nessuno di coloro che si è distinto nella politica milanese, un “consigliere comunale qualunque”, ma esprimerà un nome fuoriuscito dalle stanze romane. Esclusa oramai la candidatura di Matteo Salvini proiettato come successore di Renzi, il centrodestra milanese si trova al punto di doversi ricompattare, dimenticare i dissapori, le fuoriuscite, i partitini, i rancori e gli odi personali; cosa alquanto difficile. Personalmente non so se riuscirei a stare nello stesso contenitore con gente che ha tradito, con gente che ha sostenuto Monti, con banderuole di destra armate di celtiche nostalgiche e saluti romani fuori luogo, con marcioni che hanno usato la politica per interessi personali e non per il bene comune; insomma, in un calderone utile solo per riprendere il governo della città senza valutare attentamente invece “chi ha fatto cosa”.
Governare Milano è una cosa seria e non si può sbagliare questa volta, alla politica il compito di esprimere i suoi cavalli vincenti se ne è capace, a noi il compito di capire il migliore, quello in grado di guidare la nostra città nel prossimo futuro.
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