Milano si ribella ai bermuda. Dei tassisti

Milano cosmopolita, capitale della moda, paladina delle libertà, spolvera un bon ton di tutto rispetto e vieta ai tassisti l’uso dei bermuda. Non è una boutade o una delle ultime trovate della stampa, sfortunatamente, ma una sgradevole realtà di questi giorni. Nonostante i 40 gradi (reali o percepiti), il caldo torrido da togliere il fiato, una Milano tutta cemento e umidità, ai tassisti non è consentito l’abbigliamento estivo.
Le regole della Regione
Potrebbe sembrare una regola di bon ton, in effetti. Non è così: il regolamento regionale del 2016 vieta infatti ai conducenti di vetture pubbliche di “indossare canottiere, pantaloni corti, ciabatte o tute da ginnastica“. L’articolo 44 non si limita a suggerire un abbigliamento consono, definendo anche l’ammenda prevista: 110 euro più un richiamo formale che rischia di portare alla sospensione temporanea della licenza. Sono già una ventina i tassisti colpiti. Non male, direi.
Il bon ton per l’abbigliamento da lavoro
Premetto che questa regola a me piace. E molto. Non apprezzo un abbigliamento troppo informale nei luoghi di lavoro e sono consapevole del fatto che concedere deroghe per via del clima rischia di condurci ad una perdita di controllo della situazione. Proviamo ad immaginare un regolamento generico che autorizzi gli autisti (e con loro tutte le persone che lavorano a contatto con il pubblico) ad indossare indumenti leggeri, comodi, freschi. Rischieremmo di trovarci persone in top e shorts in banca, in comune, in taxi, alla guida dei tram. O uomini a torso nudo e bermuda in autobus, in metropolitana, tra i controllori dei mezzi pubblici. O tra i vigili, perché no?
La coerenza, questa sconosciuta
Il punto, quindi, non è il bon ton, ma la coerenza. Impedire ai tassisti di indossare bermuda ha senso solo se la stessa regola viene imposta a tutti i titolari di licenza regionale. Magari estendendolo anche ai dipendenti regionali. Siete mai andati a fare un giro in Regione? Vi invito a farlo. Minigonne, trasparenze, bermuda, canottiere, sandali. Non ci sono limiti alla creatività dei dipendenti Perché quindi punire solo i tassisti?
La sensazione è che sia solo un’ennesima trovata per far cassa travestita da buone intenzioni. Magari no, ma a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Andreotti docet.
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