Miss Mills, il nonno e la biondina

Voi non potete immaginare quanto mi piaccia andare in metropolitana. C’è sempre qualcuno che mi fa le coccole, tutti mi guardano e mi sorridono. Non so se in metropolitana non ci siano westie carine come me o se io in questo periodo sia più speciale del solito, sta di fatto che è difficile che qualcuno mi ignori. Uomini, donne, bambini, anziani, stranieri, chiunque. E se non mi fanno una coccola mi sorridono, è davvero bellissimo. L’altro giorno abbiamo fatto un giro molto lungo e dopo un po’ ci siamo sedute e io ho iniziato a guardarmi in giro. Tra le tante persone, due mi hanno colpito in modo speciale: un nonno e la sua nipotina. Lei era biondina e con l’espressione buffa e dispettosa, lui era sostanzialmente a disagio.
Indossava un paio di jeans che gli davano fastidio come potrebbe darne un tacco 15 indossato durante una fiera da una hostess abituata alle ballerine, un pullover che non lo aveva convinto a rinunciare alla camicia, una giacca che sembrava dargli un minimo di conforto. Era in piedi vicino alla porta d’uscita e ad ogni fermata fremeva. Avrebbe voluto tenere la bambina che osservava tutto e tutti con quell’espressione di stupore e ammirazione che abbiamo da piccoli, ma si rendeva probabilmente conto che sarebbe stato asfissiante. Allora muoveva solo la mano sopra la testina bionda, senza farsi vedere, pronto a fermarla se avesse fatto uno scatto atletico e fosse scappata fuori ad inseguire chissà che all’improvviso. Lei osservava, commentava, chiacchierava. Ad un certo punto ha cominciato a toccarsi il nasino e a guardarlo: ed è a quel punto che la scena diventa interessante. Perché ho provato ad immaginare il nonno da giovane: lui me lo sono immaginata a suo agio in una grande sala riunioni, ho immaginato che fosse stato un buon padre e un buon marito, ma senza grandi slanci d’affetto. Probabilmente aveva lavorato tutta una vita, forse in un ufficio, e aveva fatto in modo che non mancasse niente a nessuno. Forse si era privato di qualcosa in favore della sua famiglia, ma non lo aveva mai fatto notare. Un uomo di una volta, di quelli che pensano a tutte le cose materiali e lasciano alle mamme il compito di dispensare abbracci, coccole, tenerezze e sorrisi. Lui probabilmente aveva gioito del clima familiare, aveva goduto di ogni sorriso, aveva amato ogni tenerezza. Semplicemente, non era stato capace di farlo a sua volta. Poi era arrivata lei, questa piccoletta bionda. Che lo guardava con gli occhietti vispi e allegri, che sprizzava energia da tutti i pori, e si era ritrovato a doverla accudire come non aveva mai fatto con i suoi figli. Adesso lo stava guardando, si toccava il nasino, e non parlava. La prima, scontata, domanda ha ottienuto la risposta più femminile del mondo. “Cosa c’è?” ha chiesto il nonno “Niente” ha risposto la piccoletta. Come da copione. Da quando le ragazze, a qualsiasi età, ti rispondono come te lo aspetti? Ma lì ho capito perché le femmine dicono sempre “niente”, perché sono abituate alle mamme, che lo capiscono al volo cos’hanno. La mia mamma, infatti, stava già frugando nella borsa alla ricerca dei fazzolettini. E lei non è mamma di una bambina, figurati le altre. Il nonno allora ha provato a circostanziare la domanda “Allora perché ti tocchi il nasino?” ha chiesto con una dolcezza forzata “perché gratta” ha risposto lei. Anche qui, la risposta era così scontata che mi sono chiesta perché mai fare una domanda così. “Devi fare uno starnuto?” e lei ha piegato la testina di lato, come a chiedersi che razza di domanda fosse. Ma ha capito che avrebbe dovuto cavarsela da sola, ha frugato nelle tasche del cappottino rosso e ha trovato il suo fazzoletto. L’ha allungato al nonno, che ha sorriso e le ha soffiato il naso. Si sono aperte le porte, si sono mossi verso l’uscita, uno accanto all’altra. Lei lo ha guardato, ha sorriso e ha allungato la manina. E lui ha finalmente trovato il senso del viaggio: ha preso la manina nella sua e l’ha condotta verso la scala mobile. Ho guardato la mamma, sorrideva. Forse, come me, pensava che sarebbe davvero facile se riuscissimo a riportare tutto a questo: guardare il mondo come bambini e sciogliere ogni preoccupazione col sorriso.
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