Monsignor blogger: paladino della libertà o wannabe?

Non è neanche tanto il coming out di un prete che mi lascia perplessa. Sono anche disposta a fingere di non notare il tempismo con cui il pio uomo ha deciso di togliersi la maschera con l’unico obiettivo di non vivere più un’esistenza fatta di menzogne e sotterfugi: la vigilia del sinodo.
Sono certa che la sovraesposizione mediatica del periodo non sia stata determinante nella scelta del momento. Immagino le notti insonni di Charamsa, immagino il travaglio interiore. Immagino che non abbia potuto trovare altro momento e altro modo che rilasciare un’intervista al Corriere della Sera alla vigilia del sinodo. Chiedere un appuntamento privato al Papa sarebbe stato troppo intimo, in effetti. Se dovessi vederlo l’anno prossimo nella casa del Grande Fratello sarei stupita; sembra che al Monsignore le luci della ribalta non piacciano nemmeno un po’.
Charamsa, si legge sull’Ansa, è ufficiale della Congregazione per la Dottrina della Fede e segretario aggiunto della Commissione Teologica Internazionale vaticana, oltre che docente alla Pontificia Università Gregoriana e al Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. Molto attivo sui social network, da twitter a linkedin, il teologo gay ha anche un suo blog, attivato alla fine di questo mese agosto. Sembra si sia preparato il terreno. Tra poco lo vedremo dichiarare guerra a Chiara Biasi su Instagram, mentre posta foto in costume e descrive gli outfit scelti per la giornata.
Ma, torno a dire, non è nemmeno questo quello che mi lascia perplessa. Quello che continua a girarmi per la testa è come si possa essere così ipocriti e cercare di passare per degli agnellini indifesi che sacrificano se stessi in nome della libertà d’amare. Quest’uomo ha affermato di essere consapevole del suo orientamento sessuale da sempre. Questo non gli ha impedito di entrare in seminario, di studiare e lottare per diventare sacerdote. Di iniziare una carriera che non deve essere stata una passeggiata di salute; e di ottenere risultati così buoni da diventare un membro attivo nella vita professionale, sociale, spirituale del Vaticano. Non so cosa sia andato storto, ad un certo punto. Forse si è reso conto che era arrivato al limite dei risultati che potesse ottenere, forse il suo ego gli ha fatto notare che non avrebbe mai avuto una copertina, continuando così. Di fatto, ha ignorato l’effetto che avrebbe avuto sugli altri. Forse ha solo pensato che sarebbe diventato la nuova icona gay dell’anno, non ha riflettuto su quello che avrebbe fatto pagare agli altri. Ai suoi studenti, per esempio. Che lo hanno seguito, preso a modello, ascoltato; che hanno pensato che stesse trasmettendo loro dei valori, insegnando loro qualcosa che sarebbe servito per la vita. Come si sentiranno, ora? Con quale criterio potranno adesso fidarsi ed affidarsi a degli educatori, dei superiori, dei maestri? Come potranno apprendere senza il peggiore dei compagni, la diffidenza?
Non deve aver riflettuto su questo aspetto, la nostra starlette. O forse non ci ha nemmeno pensato, probabilmente non gli interessava. Non gli è interessato quando ha deciso di vivere la propria sessualità a dispetto dell’abito che ha coscientemente deciso di indossare; quando ha iniziato a corteggiare il suo compagno; quando si è fidanzato. Perché non dirlo subito, che non poteva più accettare le regole del gioco? Perché non essere onesto con se stesso e con gli altri da subito? Al limite, perché non prendere un periodo sabbatico per decidere il da farsi?
Sembra che tutto, oggi, debba essere vissuto sotto i riflettori; sembra che il rispetto per il prossimo sia diventato opzionale. La Chiesa ha completamente perso il suo ruolo, e non solo a causa dei preti pedofili; a causa dei suoi componenti che sembra abbiano perso i valori. Predicano bene e razzolano male. Monsignor Charamsa sarà un caso isolato? Forse. Ma a suon di casi isolati di suore che diventano madri; di preti che si fidanzano con donne e uomini; di religiosi che si “fanno conquistare” dai bambini e chi più ne ha più ne metta, la Chiesa cristiano cattolica sta andando a rotoli. Solo che non ci rendiamo conto che senza un riferimento religioso, senza guide spirituali, senza punti fermi, anche la società è destinata a fare la stessa fine.
Forse sarebbe ora di far sentire la nostra voce e smettere di trattare questa gente come dei paladini della libertà e dei diritti civili e iniziare a trattarli come meritano: come degli ipocriti disposti a tutto per i loro 15 minuti di notorietà.
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Sabrina non ho letto ancora l’articolo perché sto lavorando però posso dire che le sue tendenze sessuali e affettive le conosceva senz’altro prima di entrare nella chiesa e conoscendo le linee guida della dottrina cattolica avrebbe fatte meglio a scegliere un altra via per seguire la sua vocazione, è come se un terrorista dell’Isis si arruolasse nell’esercito americano……un minimo di coerenza da parte del sacerdote. Adesso ne faranno un icona gay.
Caro Walter, credo tu possa evitare di leggere l’articolo: ho scritto sostanzialmente le stesse cose!