Mozart in the Jungle. Quando vince la musica

Lo scorso dieci di gennaio sono stati assegnati, nella consueta cornice del Beverly Hilton Hotel, proprio a due passi da Hollywood, i settantatreesimi Golden Globe awards. Un premio sempre più ambito che – si dice – rappresenta il lasciapassare per l’Oscar (ne sarà contento Di Caprio) e la consacrazione di una serie TV; stiamo parlando anche di un grande premio individuale ambito da ogni attore o attrice, insomma… roba grossa!
Ci eravamo permessi di fare tre previsioni sui vincitori delle categorie più importanti per il piccolo schermo, due sono andate bene – Mr. Robot per la categoria TV drama e Jon Hamm per la categoria miglior attore protagonista (il suo discorso di ringraziamento ci ha un poco deluso per la verità) – ma abbiamo sbagliato quella per la categoria TV comedy, dove non ha trionfato Silicon Valley ma Mozart in the jungle.
Per tanto, con il capo cosparso di cenere, oggi rendiamo onore ai vincitori parlando proprio di questa serie targata Amazon (il video streaming è stato il vero protagonista di questi Golden Globe) e giunta alla sua seconda stagione (per la terza, non ancora confermata, dovremo probabilmente aspettare la fine del 2016).
L’ambientazione è piuttosto originale e, come suggerito dal titolo, vede la musica classica al centro della scena.
Siamo a New York e la famosa filarmonica sta per iniziare la stagione con un nuovo direttore: l’eccentrico e geniale Rodrigo (Gael Garcia Bernal). Un piccolo sudamericano molto affascinante e con il dono della musica impresso nel DNA. Hailey (Lola Kirke, già intravista nel 2014 nel film Gone Girl con Ben Affleck), invece, è una ventiseienne di bell’aspetto che suona l’oboe e sogna di entrare a far parte di quell’orchestra leggendaria. Grazie ad un incontro fortunoso che le procurerà un’audizione proprio con Rodrigo, riuscirà a finire su quel palco ma – troppo giovane e inesperta – finirà per bruciare quella splendida opportunità. Naturalmente non finisce qui: Hailey infatti riuscirà a rimanere in quella specie di famiglia diventando l’assistente personale del maestro e lo accompagnerà ciecamente in tutte le sue folli avventure cercando di carpirne il genio e preparandogli sempre dell’ottimo mate.
Come se si trattasse di una sorta di “famiglia” divertente e variopinta, l’orchestra passa attraverso momenti comico-drammatici in cui emerge (a turno) il lato umano di ogni componente. Dalle frustrazioni dell’acidissima primo oboe al business parallelo da spacciatore di droga del vecchio percussionista, passando per i problemi finanziari del primo violino e gli appetiti sessuali stravaganti della bella Cynthia (Saffron Burrows), la violoncellista.
Le vicende ci sono sembrate piacevoli e, a tratti, perfino originali, ma in tutta onestà non siamo stati rapiti dalla storia o dalla recitazione dei seppur bravi protagonisti. Ci abbiamo messo qualche puntata a capire quale potesse essere il motivo di tanto successo, poi – vedendo il quinto episodio della prima stagione – lo abbiamo finalmente compreso: la vera ragione del successo di Mozart in the Jungle è la musica.
In quell’episodio, infatti, Rodrigo porta la sua orchestra a suonare in un cortile qualsiasi di New York, in mezzo alla gente comune. Perché è ad essi che appartiene la musica. Nonostante lo scetticismo generale di suonatori e spettatori improvvisati, le note soavi della melodia creano ben presto una magia impossibile da spiegare, un qualcosa che saprà strapparvi un sorriso e, probabilmente, vi costringerà a cercare nel vostro archivio musicale quel vecchio CD con la nona di Beethoven, regalatovi a Natale da vostra zia e che non avevate mai ascoltato prima.
Questo, secondo noi, è il vero miracolo di Mozart in the jungle. Una serie discreta e ben recitata che tocca un argomento tanto antico per le nostre orecchie quanto nuovo per il piccolo schermo come la musica classica, rendendolo ancora più accessibile a tutti e mostrando la vita delle persone che ne sono responsabili.
Un’ultima nota che è bene sottolineare: come tantissime altre serie TV di successo, anche Mozart in the jungle è stata tratta da un libro (omonimo). Pubblicato nel 2005, racconta delle vicende della sua autrice Blair Tindall, una musicista che ha vissuto in prima persona i retroscena più intriganti della vita da membro di un’orchestra famosa, dove il sesso rappresentava una merce di scambio per poter avere un buon posto, la droga e l’hangover erano faccende all’ordine del giorno e riuscire a campare di musica era tutt’altro che facile. Probabilmente il libro è meno leggero della serie TV, sebbene sia condito con lo stesso sarcasmo, e probabilmente la Tindall ha voluto raccontare maggiormente la vita di un musicista di New York che portare la musica classica a casa delle persone (del resto stiamo parlando di un libro, il video ha maggiori possibilità in questo senso), quello che è certo e che vogliamo sottolineare è che vale senz’altro la pena di dedicare del tempo a tutti e due.
Se leggere prima il libro o guardare prima la serie TV lo lasciamo decidere a voi.
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