Quattro motivi per cui Netflix dovrebbe collaborare con le sale cinematografiche

Con Annihilation, Netflix ha tolto agli amanti del cinema la possibilità di vedere sul grande schermo un film che fa dell’impatto visivo uno dei suoi punti di forza. Un caso che mette alla luce un problema serio che, però, potrebbe avere una soluzione tanto semplice quanto immediata.
Il successo planetario di Netflix è un dato di fatto. A fine 2017, l’azienda americana poteva contare su circa 120 milioni di utenti paganti, un numero stellare e in continua crescita. Sono davvero poche le critiche che si possono fare all’azienda fondata da Reed Hastings e Marc Randolph, ma ce n’è una che – in questi giorni – sta facendo il giro del mondo. Acquisendo i diritti di distribuzione di alcuni film, Netflix impedisce che questi passino dalle sale cinematografiche, privando lo spettatore della possibilità di godersi lo spettacolo sul classico grande schermo.
Una critica più che comprensibile che venne sollevata anche all’ultimo Festival di Cannes, quando il presidente della giuria, Pedro Almodovar, criticò la presenza in concorso del film Okja, di Netflix, distribuito esclusivamente in streaming. Meno di un anno dopo, la questione si riapre. Annientamento (Annihilation), l’ulitma opera del regista Alex Garland, esce al cinema negli Stati Uniti e su Netflix nel resto del mondo. Una situazione ancor più spinosa se consideriamo che il trattamento è differente in base al domicilio dello spettatore.
Eppure, un modo per salvare capra e cavoli ci sarebbe. Basterebbe che Netflix collaborasse con i proprietari delle sale cinematografiche e vi organizzasse delle proiezioni per i propri utenti. Un’idea che inizialmente potrebbe sembrare anacronistica, magari anche complicata, ma che permetterebbe di trasformare un problema in un’opportunità. Ecco perché.
E’ quello che il pubblico sta chiedendo. Annihilation ne è la prova lampante. Tra i dispositivi con cui gli utenti di Netflix vogliono godersi un film c’è pure… il cinema. E con la quantità crescente di contenuti che l’azienda americana produce, o di cui acquisisce i diritti di distribuzione, la questione non può più essere ignorata.
Il cinema (fisico) ha bisogno di spettatori (reali). Il cinema, inteso come sala, è un negozio che, ora più che mai, ha bisogno di clienti. O meglio, spettatori. Il mondo dello streaming ha contribuito a mettere ancor più in difficoltà il settore e non dovrebbe essere così complesso trovare un accordo economico dove i proprietari delle sale mettono a disposizione lo spazio, Netflix il contenuto e tutti ci guadagnano qualcosa. Basterebbe un buon caso iniziale, magari con una catena di multisala, e i più piccoli seguirebbero di corsa.
L’infrastruttura esiste già. E non parlo solamente di cinema, schermi, poltrone e popcorn. Ogni utente Netflix ha uno smartphone, esattamente come ogni proprietario di cinema. Molto probabilmente, entrambi hanno già installato la app di Netflix. Si tratterebbe solamente di fare in modo che il proprietario della sala possa verificare la validità dell’account dello spettatore o, magari, permettergli pure di sottoscrivere al volo un abbonamento.
E’ un modello noto. In America, moviepass permette di vedere, in uno qualsiasi dei cinema che hanno aderito al loro programma, ogni film in programmazione alla modica cifra di 8 dollari al mese. In Inghilerra, la startup cPass si appresta a lanciare lo stesso modello per 10 sterline al mese. Evidentemente i numeri tornano e, in questo caso, Netflix potrebbe essere pure il produttore del contenuto, accorciando ulteriormente la catena dei costi.
Omnicanalità cinematografica, insomma. Non è forse quello a cui ambisce dichiaratamente il colosso americano? E quindi perché privare lo spettatore di uno dei modi più belli di vedere un film? In attesa di capire se Hastings e Randolph accetteranno il suggerimento, potete sempre fare come il sottoscritto. Compratevi un proiettore, pitturate una parete di bianco e trasformate il vostro salotto in un cinema. Chi fa da sé…
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Una vita passata sui forum di cinema in ere pre-streaming mi ricorda che non c’è nulla che gli appassionati chiedessero con più forza che:
– la distribuzione day-and-date (stesso giorno di uscita in patria e in Italia)
– l’audio in lingua originale e i sottotitoli in piú lingue
– una spesa inferiore a quella dei biglietti del cinema, per chi ci va spesso
– la possibilità di vedere anche i film “invisibili” (cioè distribuiti in pochissime sale)
Alla luce di ciò, l’idea che oggi l’utente di Netflix (che offre finalmente tutte queste cose che i cinema non hanno quasi mai offerto) sia frustrato/a perché non può guardarle sul grande schermo mi strappa un sorriso amaro: o siamo delle fottute banderuole situazioniste, o prevale una concezione tradizionalista del cinema che magari si crede anche purista (e è invece negazionista).
Si possono provare tante soluzioni, per esempio a me quella di moviepass piace molto, ma non illudiamoci che l’esigenza che ci muove sia salvaguardare la sala, ché finché avevamo solo quella non andava bene a nessuno, siamo onesti.